l’intervento della consigliera Martini sul turismo lucchese
Martini (Pd): “Lucca, tu ...
Linkiesta.it - Amedeo La Mattina
Il capo dello Stato e l’ex premier spiegano la necessità di una super Unione Europea, ma la presidente del Consiglio anziché comportarsi da sovranista adulta si affida al presidente degli Stati Uniti che lavora per dividere i ventisette paesi Ue e regalare il continente alla Russia
Disagio e imbarazzo. Gli umori di Giorgia Meloni oscillano tra questi due stati d’animo, ai quali se ne aggiunge un terzo e un quarto, quello della delusione e quello del disappunto. Disagio di stare in un’Europa erbivora (un’espressione usata da Emmanuel Macron e da Paolo Gentiloni per descrivere un’Unione sbranata dai grandi carnivori Stati Uniti, Russia, Cina).
Ma per farle spuntare qualche robusto canino ci sarebbero voluti da tempo gli Stati Uniti d’Europa. Che ieri Mario Draghi ha sintetizzato in maniera eccellente, affermando che di fronte alle sfide esistenziali è sempre più chiaro che dobbiamo agire come un «unico Stato». Di fronte al Parlamento europeo, l’ex presidente del Consiglio italiano ha spiegato che la risposta politica al ciclone Trump richiede la massima integrazione nella ricerca, nell’industria, nel commercio e nella finanza.
Un coordinamento senza precedenti tra governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo. Esattamente quello che non vuole la nostra Meloni, perché significherebbe sconfessare assolutamente e definitivamente il suo passato, e portare a dama quella metamorfosi che auspicava ieri Mario Lavia su Linkiesta.
Ecco l’imbarazzo e il disagio di stare al tavolo parigino di Macron, non solo perché lo considera un autogol causato dell’egocentrismo del presidente francese, come ha detto il capo delegazione di Fratelli d’Italia a Strasburgo. Rivelando così la sostanza dell’atteggiamento con il quale Meloni si è recata nella capitale francese. L’atteggiamento di chi non vuole irritare Donald Trump e ne condivide le analisi di fondo sul vecchio continente, esplicitate apertamente a Monaco dal vicepresidente JD Vance.
Del resto, bastava leggere un’intervista del ministro della Difesa Guido Crosetto dopo il primo incontro alla Nato con il Segretario alla Difesa americano Pete Hegseth. Ha riferito che il collega ha fatto capire quanto l’Ucraina sia un elemento meno rilevante rispetto alla Cina, che Trump cerca di separare da Putin. Poi la bastonata: «Hegseth ci ha detto: “Avete goduto della protezione americana gratuitamente per settanta anni e avete investito nel sociale invece di investire nella difesa. Avete pagato la vostra difesa con le tasse degli americani”. Ha torto? No, è la verità!». Non è tutta la verità, come se la guerra fredda per noi fosse stata una passeggiata di salute e la civiltà europea un grande magazzino di merci, e non quel grande polmone industriale e civile che ha fatto grande l’Occidente transatlantico.
A parte queste particelle elementari di storia, le parole di Crosetto tradiscono la totale condiscendenza al nuovo corso americano e un disappunto. Sempre in quell’intervista dopo il vertice Nato, il ministro della Difesa ha infatti sostenuto che i ventisette Stati membri dell’Unione europea dovrebbero delegare una persona a rappresentarli tutti. Testuale: «In questo momento, se io fossi in loro, chiederei a Giorgia Meloni, per il rapporto privilegiato che ha da anni con Trump, di provare a svolgere il ruolo di mediatore. Il rischio dell’Europa è che invece deflagri. Meloni è l’unica che può farlo».
Siamo arrivati al punto: disagio, imbarazzo, delusione, disappunto. Meloni vorrebbe che i vecchietti del Continente si affidassero a lei per convincere Trump a dare uno strapuntino all’Europa, uno sgabellino al tavolo della trattativa per la pace da imporre all’Ucraina. Senza tenere conto che a Riad si sta giocando una partita molto più ampia sul nuovo ordine mondiale. E che Trump l’Europa la vuole a pezzi per cogliere le opportunità (commerciali e politiche) da ognuno di essi. L’Italia è utile se collabora a dividere e a farci a pezzi. Altrimenti vada a quel Paese, se vogliamo dirla nel linguaggio sbrigativo e ruvido dell’amico di Mar-a-Lago.
Meloni sembra che abbia scelto da che parte stare, perché l’unico modo per stare con l’Europa è quello indicato ieri da Draghi e in questi giorni dal capo dello Stato. Sergio Mattarella ha fatto un paio di parallelismi storici, e ieri ha parlato della rinuncia dell’Ucraina, nel 1994, ai missili nucleari. Ha descritto il comportamento di Putin e gli amorosi sensi di Trump per il dittatore russo. La premier si chieda perché da Mosca la portavoce del ministro degli Esteri abbia voluto attaccare a testa bassa proprio il nostro presidente della Repubblica e l’Italia, ricordando guarda caso il fascismo.
La presidente del Consiglio è a disagio, perché sta arrivando a grandi falcate il momento della verità, e perché ha capito che l’unico modo per uscirne vivi è marciare come se fossimo un unico Stato europeo, proprio mentre il vento gelido dei sovranismi trumpiani spinge in tutt’altra direzione.
https://www.linkiesta.it/2025/02/mattarella-draghi-meloni-trump/
Trump, pur di tornare al potere, prima ha sostenuto un assalto al parlamento e poi si è alleato con i peggiori nazisti e con oligarchi post umani che vogliono solo dominare la popolazione inebetita dai cosiddetti "telefonini". Ora è un vecchio rincoglionito che usa metodi da bulletto di periferia. Ma anche se lui salterà per aria, i nazisti su cui si è appoggiato per ritornare al potere resteranno e sono molto pericolosi. Gli europei e gli ucraini non sanno che pesci prendere perché non hanno il coraggio e la fantasia per ribaltare il tavolo. Come? Per esempio, fossi Zelensky, dichiarerei subito che se l'Ucraina deve arrendersi alla Russia può farlo da sola. Aprirei colloqui diretti con la Russia e soprattutto rimetterei la Russia stessa in condizione di pompare gaz in quantità verso l'Europa. In tal modo gli europei potrebbero comprare gaz russo e Trump dovrebbe dire ai suoi miliardari estrattori di gaz che gli ha fatto perdere miliardi e che il gaz devono infilarselo nel culo. Vedreste che dopo qualche risposta dura come questa ci sarebbe un altro attentato a Trump; ma non finto come quello dell'estate scorsa, bensì vero. PS Zelensky ha avuto le palle di restare a Kiev con i russi a pochi Km per cui come politico merita RISPETTO. Ha diritto ad arrendersi ai russi da solo e non portato a spinte da un pagliaccio con uno scoiattolo in testa. I russi hanno messo sul più di 500.000 morti e feriti tra i suoi soldati. Gli ucraini hanno resistito con onore. Trump non ha alcun diritto di trattare con gente seria e onorevole, sia essa nazista (Putin) o liberale (Zelensky). Trump va semplicemente estromesso dalle trattative per il suo comportamento disonorevole.
Anonimo - 20/02/2025 04:07Disagio e imbarazzo?
Dalle ultime uscite, sarebbe più corretto parlare di casi psichiatrici.
Fortuna che ho un'età.
Che Mondo vi aspetta!
Tanti auguri!
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