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  • 09/10/2025 22:11

Un deluso della Lega in Toscana...

Una volta la Lega era un posto dove si parlava di territorio, lavoro, identità. Dove la parola “Nord” significava fatica, concretezza, gente che si sporcava le mani. Poi piano piano sono arrivati i generali, i proclami, gli inni alla X Mas, e la politica si è trasformata in uno spettacolo di testosterone e nostalgia d’armi. Io ci ho creduto, per anni. A Salvini, alla lotta contro la burocrazia, alla promessa di un’Italia più giusta. Ci ho messo la faccia alle riunioni, nei gazebo, persino quando cominciavano le prime crepe. Ma oggi guardo quello che è rimasto e non riconosco più nulla. In Toscana è un fuggi fuggi: da Viareggio a Pisa, amministratori che lasciano perché “ormai comanda Vannacci”. Non è solo una questione di nomi, è di spirito. Il generale piace perché urla, perché divide, perché accende i rancori. Ma una comunità politica non si costruisce sui rancori: si costruisce sul rispetto. Salvini dice di “guardare avanti”. Peccato che dietro non resti più nessuno. Ha scelto di consegnare il partito a chi inneggia alla guerra invece che al buon senso. E allora tanti di noi, stanchi di essere usati come comparse in una recita di destra estrema, si fermano qui. Io lascio la Lega perché non voglio essere parte di un movimento che ha smesso di parlare di persone e ha cominciato a giocare con simboli e fantasmi. Non mi servo di slogan per sentirmi italiano, non ho bisogno di divise per difendere i miei valori. Non so dove andrò, forse da nessuna parte. Ma almeno so da dove me ne vado. Dalla Lega di oggi, che non è più quella per cui avevo lottato. Quella — quella vera — l’hanno già seppellita sotto una montagna di urla e di propaganda. Attilio

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