APPELLO DEL PMLI ALL'ASTENSIONE
Il PMLI-Tosc ...
sono sempre desideroso di imparare cose nuove. Qualcuno, gentilmente, mi può raccontare qualcosa dei campi di concentramento italiani nella Jugoslavia sotto occupazione fascista e degli slavi che ci sono morti? Grazie!
anonimo - 09/10/2025 18:36Strumentalizzare la storia di una vittima falsificandola la dice lunga sul livello di certa memoria ideologizzata, che con vergognosa morbosità vuol drammatizzare ulteriormente una vicenda già di per sé tragica aggiungendo note e dettagli macabri e non aderenti alla realtà. Per questo si parla di "leggende": la storia è altro, ai post fascisti non piace, e per questo la falsificano.
anonimo - 09/10/2025 12:39Parlare di “leggenda” sullo stupro di una vittima dice più di chi scrive che della storia. L’odio acceca anche la decenza.
renato - 09/10/2025 12:02Norma Cossetto è il simbolo di tante donne che hanno pagato sulla loro pelle l'orrore della guerra, e di quei nobilissimi partigiani comunisti jugoslavi, coadiuvati da quelli italiani, che hanno massacrato migliaia di italiani solo per il fatto di esserlo.
Le storie delle uccisioni sono infinite, così come infinite le motivazioni: si va dalla proprietaria terriera a alla giovane che si era rifiutata di soggiacere alle avances del capo partigiano.
La giustificazione con il contesto storico e la politica fascista è il revisionismo dei comunisti di oggi, che non hanno mai rinnegato il loro appoggio ai comunisti di ieri, compreso il razzismo contro gli esuli una volta scappati dal "paradiso terrestre comunista".
Stia attenta che non le cresca il naso, quando fa certe affermazioni non supportate dai fatti. Il fatto che si insista tanto su questa leggenda dello stupro la dice lunga sulla morbosità di certi "storici" ideologizzati, e la minimizzazione del ruolo dei Cossetto in vent'anni di barbara ferocia fascista e infine di collaborazionismo coi nazisti ne é il perfetto corredo di ipocrisia.
anonimo - 08/10/2025 16:10La vicenda di Norma Cossetto nasce dentro un tempo dove l’odio non venne dal nulla.
Siamo nel 1943, in Istria. Per vent’anni quella terra era stata sotto il fascismo italiano, che aveva imposto la lingua e cancellato la cultura slava locale. Molti croati e sloveni erano stati umiliati, repressi, costretti all’italianizzazione. Quando l’Italia crollò dopo l’8 settembre e l’esercito si disgregò, tutto quel rancore covato trovò sfogo.
I partigiani jugoslavi, sostenuti da una parte della popolazione, presero il controllo di varie zone. Nelle settimane successive ci furono vendette, regolamenti di conti, e anche massacri contro italiani visti come “fascisti” o “nemici del popolo”. In quel clima, la distinzione tra colpevoli e innocenti saltò del tutto.
Norma Cossetto, studentessa universitaria e figlia di un funzionario fascista, divenne un bersaglio simbolico. Fu arrestata, interrogata, violentata e gettata in una foiba. Aveva ventitré anni.
Il motivo reale della sua uccisione non fu qualcosa che lei fece, ma ciò che rappresentava: l’Italia fascista, il potere caduto, la vendetta che cercava un volto su cui scaricarsi.
Non ci fu giustizia, solo una spirale di rabbia storica, etnica e politica.
E dentro quella spirale, una ragazza disarmata pagò il prezzo più alto.
Norma Cossetto era una studentessa istriana iscritta ai GUF, nata a Visinada nel 1920, figlia di un importante funzionario pubblico fascista, il segretario politico del Fascio locale e commissario governativo delle Casse Rurali Giuseppe Cossetto, che fu anche podestà di Visinada e ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Dopo l’8 settembre 1943 l’intera famiglia Cossetto (inclusa Norma) aveva ribadito la propria fedeltà all’alleato hitleriano. Giuseppe Cossetto (gerarca del regime in Istria) e altri parenti partecipavano attivamente e in armi ai rastrellamenti nazisti.
La sua storia è una delle più strumentalizzate dai fascisti prima e dei neofascisti poi: sin dall'epoca dei fatti, tra racconti e ricostruzioni fantasiose che poco hanno a che fare con la storiografia, si cerca di farne il martire per antonomasia delle violenze avvenute in Istria e Dalmazia durante e subito dopo la Seconda guerra mondiale.
Nel settembre del 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre e il crollo del regime fascista, la zona dell’Istria cadde temporaneamente sotto il controllo dei partigiani jugoslavi di Tito. In quel clima di caos e vendette di ogni genere, Norma — un'accesa e convinta fascista, a differenza di tanti altri giovani "forzatamente" iscritti al GUF — venne arrestata perché appartenente a una famiglia di spicco del regime fascista, famiglia che non esitò ad affiancare le truppe naziste nei rastrellamenti in Istria. Fu quindi imprigionata dai partigiani a Parenzo, poi trasferita a Visignano e infine a Villa Surani. Lì, secondo alcune illazioni che non hanno mai trovato alcuna conferma storiografica, venne seviziata e violentata da più uomini. Per certo si sa solo che la donna, che aveva consapevolmente scelto di stare dalla parte del fascismo e dell'oppressione, fu uccisa e gettata in una foiba insieme ad altri 25 prigionieri. Aveva 23 anni. Il suo corpo fu ritrovato dopo la guerra. Nel 1949 l’Università di Padova, con procedure opache mai del tutto chiarite e con la sponsorizzazione di esponenti di spicco del post-fascismo, le conferì la laurea honoris causa in Lettere. Negli anni, la figura di Norma Cossetto è diventata un simbolo del dramma delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata strumentalizzato e sbandierato da gruppi neofascisti di ogni genere e risma. Oggi, quale unica martire rappresentata e scelta proprio perché figlia di un noto gerarca fascista e dunque smaccatamente in omaggio al fascismo stesso, in barba a tutte le altre vittime che col fascismo e con le violenze fasciste sul confine orientale avevano ben meno a che fare, viene ricordata ogni 10 febbraio, durante il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per commemorare le vittime delle foibe e gli italiani fascisti costretti all’esodo dall’Istria, Fiume e Dalmazia.
Riassumendo: ogni anno le voci del neofascismo si alzano in coro per raccontare che Norma Cossetto fu arrestata il 26 settembre 1943 e che dopo una settimana di torture fu infoibata solo perché italiana. È falso. Norma Cossetto fu arrestata dai partigiani il 2 ottobre 1943 perché fascista e appartenente a una famiglia di spicco del collaborazionismo. Insieme ad altri 25 prigionieri, fu uccisa due giorni dopo, dai partigiani che cercavano di sfuggire ai rastrellamenti nazifascisti successivi al bombardamento di Pisino da parte dell’aviazione tedesca, nel contesto dell’Unternehmen Istrien, l’invasione su vasta scala dell’Istria da parte della Wehrmacht sotto il comando di Erwin Rommel.
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