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  • 31/01/2024 17:01

Roma, il “presente” dei neofascisti ci ricaccia nel passato

Come ogni 7 gennaio dall’uccisione di tre militanti nel 1978, braccia tese e croci celtiche per la commemorazione. Cgil: “Le istituzioni rispondano” La cronaca di queste ore a Roma ci ha restituito, ancora una volta, una triste pagina di neofascismo. Immortalate nel video che da ieri fa il giro delle pagine social e dei siti web, come denuncia, ma anche come celebrazione, centinaia di braccia tese nel saluto romano sono state la cornice del 46esimo anniversario dell’uccisione, il 7 gennaio del 1978, di tre giovani militanti della sezione del Movimento sociale italiano in via Acca Larenzia, quartiere tuscolano, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni. Bigonzetti e Ciavatta furono vittime di un agguato che alcuni giorni dopo venne rivendicato dai Nuclei armati per il contropotere territoriale, mentre Recchioni restò ucciso in seguito agli scontri scoppiati nelle ore successive alla morte dei primi due. La scena dell’adunata di ieri, nel piazzale sul quale da anni campeggia una croce celtica nera di tali dimensioni da essere visibile anche dalle riprese aeree di Google Maps, ci fa tornare indietro nel tempo di un secolo. Da più parti il commento è stato che sembrava il 1924 più che il 2024. E del resto questa zona di Roma non è nuova a scene di questo tipo di 7 gennaio. Strade paralizzate, cortei di giovani neofascisti inquadrati militarmente, saluti romani, manifesti con croci celtiche e richiami al fascismo scandiscono ogni anno l’approssimarsi di questa data. Assalto alla Cgil: “Attacco a un paradigma della democrazia” I giudici della Corte d’Appello di Roma confermano le undici condanne per i fatti del 9 ottobre 2021: “È stata un’aggressione che lede un interesse primario” Assalto alla Cgil: “Attacco a un paradigma della democrazia” “Ancora una volta nella Capitale, città medaglia d’oro al valore militare per la Resistenza, le braccia tese, le croci celtiche e il grido “presente” hanno caratterizzato l’anniversario dei fatti di Acca Larenzia – ha scritto in una nota la Cgil di Roma e del Lazio –. Solo in Italia è possibile strumentalizzare una pagina buia della storia del nostro paese per trasformarne il ricordo in un’adunata fascista”. "Stupore e stigmatizzazioni non bastano più. Dalle istituzioni ci aspettiamo una reazione forte a partire dallo scioglimento delle organizzazioni fasciste e naziste, che continuano a minacciare la democrazia come dimostrano le recenti condanne per l’assalto alla nostra sede nazionale del 9 ottobre 2021". Collettiva.it

I commenti

Eo certo ora ci sono innesti neuronali però

Nik - 01/02/2024 14:17

Nel lontanissimo 1946 i partiti dell'arco costituzionale, compresi i comunisti, si accordarono, più o meno sottobanco, per permettere la nascita di un partito neofascista, ovvero del MSI. Da quel momento in poi a Predappio come, dopo il 1978, ad Acca Larentia si fanno cortei e saluti fascisti. La forza della Repubblica e la forza della democrazia sono in grado di reggere la presenza dei neofascisti in politica senza troppi problemi. Noi non siamo come loro e non dobbiamo avere il bisogno di proibire il post fascismo per combatterlo. Oggi il neofascismo appare forte, ma per sconfiggerlo non è utile proibirlo. Lasciateli fare i loro saluti e gridare i loro "a noi!". Vanno combattuti in altro modo. Oppure abbiamo fallito.

Anonimo - 01/02/2024 01:49

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