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  • 31/10/2025 16:16

TSO in Italia: numeri nascosti e diritti in bilico

Quanti sono davvero i trattamenti sanitari obbligatori in Italia? Molti di più di quelli che leggiamo nei dati ufficiali. La Società italiana di epidemiologia psichiatrica parla chiaro: i Tso reali sarebbero circa il doppio di quelli registrati dal Ministero della Salute. Nel 2023 si parla di 2,3 casi ogni diecimila abitanti, ma i documenti ufficiali ne riportano solo la metà. A Torino, per esempio, tra il 2017 e il 2024 ne sono stati contati 1.666. Possibile che i numeri non tornino così tanto? Il punto è che il sistema di rilevazione è pieno di falle. Le schede ospedaliere, base delle statistiche ministeriali, non vengono aggiornate quando un Tso diventa volontario dopo pochi giorni. E succede spesso. Oppure, nei ricoveri d’urgenza, il provvedimento del sindaco arriva dopo, e l’informazione si perde per strada. In sostanza, una parte importante dei Tso resta fuori dai radar. Ma non si tratta solo di numeri. Un Tso non è una procedura qualsiasi: significa limitare la libertà personale di qualcuno per motivi di salute. È un atto forte, che va maneggiato con cura. E allora una domanda sorge spontanea: come possiamo migliorare le cose se non sappiamo nemmeno quante volte succede davvero? Da qui l’idea, proposta dal sociologo Michele Miravalle dell’Università di Torino, di creare osservatori locali sui Tso. Strumenti che servirebbero a capire dove, quanto e perché si ricorre a queste misure. Non solo per contare, ma per individuare i quartieri più fragili, capire se il disagio mentale si intreccia con la povertà, e potenziare le reti di sostegno. C’è poi un aspetto ancora più delicato: la contenzione meccanica, cioè legare fisicamente il paziente. Dovrebbe essere un’eccezione, ma accade in circa un Tso su cinque. E secondo lo psichiatra Fabrizio Starace, spesso dipende più dalla mentalità del personale che da una reale necessità clinica. Qui la domanda è inevitabile: stiamo curando o stiamo solo controllando? Una buona notizia però c’è. Con la sentenza n.76 del 2025, la Corte costituzionale ha deciso che chi subisce un Tso deve essere ascoltato dal giudice tutelare prima della convalida. Un passo avanti, almeno sulla carta. Peccato che spesso queste audizioni avvengano in videoconferenza, magari con un paziente sedato o non pienamente cosciente. A quel punto, che senso ha parlare di garanzia dei diritti? Alla fine, il quadro che emerge è chiaro: i Tso in Italia sono più frequenti di quanto immaginiamo e spesso poco monitorati. Forse è il momento di fare più domande e meno conti approssimativi. Perché dietro ogni numero c’è una persona, e capire davvero cosa succede può fare la differenza tra una cura e una forzatura. https://comitatostudisanita.wordpress.com/ https://fai.informazione.news/u/comitatosalutepsiche

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