Vero è che il nostro Comune in questi anni “ce l’ha messa tutta” ma è innegabile che resta ancora molto da fare.
Per
quanto riguarda la scuola le criticità da affrontare al più presto
concernono, ovviamente, gli aspetti strutturali e la messa in sicurezza
degli edifici scolastici ma, dal mio punto di vista, che è quello
dell’insegnante, l’altro nodo riguarda gli studenti che mostrano
“sofferenza” scolastica.
Penso in particolare ai
ragazzi drop out, cioè a quella parte di popolazione scolastica che non
ha superato le proprie difficoltà di apprendimento o che si è
“disaffezionata” alla scuola.
Questi sono i ragazzi
che, al termine delle medie o dopo i primi due anni di superiori, si
iscrivono ai corsi delle agenzie formative seguendo il percorso drop out
o IFP (Istruzione e Formazione Professionale) spesso perché è la loro
unica scelta.
I corsi, finanziati dalla Regione e
da fondi europei, sono completamente gratuiti ma, non sempre, ciò è
sufficiente per raggiungere il successo scolastico e completare gli
studi.
Penso anche a tutti gli altri studenti che, in varia misura, stanno male a scuola.
Ecco, questa è l’altra nota dolente da affrontare e di cui ci si farà carico.
Insomma
non è sufficiente curare “il corpo” (l’edilizia scolastica) ma è
necessario, fondamentale e prioritario, curare “la mente” (cioè i
ragazzi) affinché diventino veramente cittadini attivi e responsabili.
È anche importante chiedersi che cosa non è andato a buon fine in questi percorsi che, collettivamente, riguardano la comunità.
Facendo
scorrere il pensiero sulla scuola lungo un circolo continuo che procede
dal basso all’alto e viceversa, non ci resta che analizzare le singole
tappe dell’istruzione per individuare le debolezze della scuola, per
capire che cosa non ha funzionato in questo processo di crescita
educativa.
Che cosa è mancato?
Che cosa si può fare?
Questo
continuo bottom up e top down richiama un po’ il romanzo di Davide
Lajolo “Veder l’erba dalla parte delle radici” (Premio Viareggio 1977)
in cui l’autore fa i conti con sé stesso e prende coscienza in modo più
profondo dei rapporti di vita.
E allora ritengo che
dovremo ripensare ai concetti di DEMOCRAZIA, FORMAZIONE e PREVENZIONE
per calarli CONCRETAMENTE nella nostra realtà. Penso allo sport, alla
musica, al teatro, … che devono avere un ruolo prioritario in questo
processo di crescita. Penso al piacere di imparare e di educare
giocando. Penso a una scuola di scambi culturali con altri Paesi. Penso a
quante e quali opportunità possono nascere da tutto questo.
Non tratto volutamente altri temi riguardanti la scuola, e ce ne sono molti, per non annoiare.
Chiudo
con le parole di Francesco Raspini “noi dobbiamo investire tanto in
prevenzione, inserire l’obiettivo della salute dentro le politiche per
l’ambiente, dentro le politiche per lo sport, dentro le politiche
sociali, in qualsiasi politica perché l’obiettivo deve essere di
immaginare la salute non solo come la cura della malattia ma anche come
la condizione per promuovere il ben-essere delle persone”