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  • 25/09/2025 11:22

Infermieri presi in giro ancora una volta: riscatto laurea scontato solo agli insegnanti

Infermieri Autonomi – 10/04/25 Un Paese che dimentica chi manda avanti ospedali, RSA e pronto soccorso. E che, invece, regala privilegi a categorie già tutelate. È quello che succede con il disegno di legge depositato in Senato dalla senatrice Carmela Bucalo (Fratelli d’Italia): il riscatto della laurea scende a 900 euro l’anno, ma solo per insegnanti e ricercatori. Una forbice indecente Oggi un infermiere paga più di 6.000 euro per ogni anno di studio. Con la proposta Bucalo, un insegnante ne pagherà appena 900. Cinque anni di università? Per i docenti diventano 4.500 euro. Per chi lavora in corsia restano 30.000. Un abisso che non ha nulla a che vedere con equità o giustizia. Dentro tutti, fuori la sanità La norma include un milione di persone: docenti di ruolo, supplenti, ricercatori, personale universitario e dei conservatori, perfino precari e disoccupati. Gli unici esclusi? Gli infermieri, i medici, gli OSS. Quelli che si prendono insulti, turni infiniti e stipendi da fame. Quelli che lo Stato ricorda solo quando c’è da tappare falle o affrontare emergenze. Professione svalutata, Paese ingrato In Europa l’infermiere è una figura rispettata, ben pagata, sostenuta. In Italia continua a essere visto come manodopera da spremere. Il riscatto di laurea è solo l’ennesimo segnale: riconoscimenti e diritti per tutti, tranne per chi salva vite ogni giorno. La verità è semplice: gli infermieri sono indispensabili, ma trattati come invisibili.

I commenti

AGLI INFERMIERI SEMPRE E SOLO NEL FONDOSCHIENA i grandi eroi erano

tra un anno vo in pensione meno male

elia - 26/09/2025 16:36

Ci risentiamo tra dieci-quindici anni!
Ho il vaghissimo sospetto che come è messa adesso l'Italia...
tra dieci quindici anni inizieranno a scricchiolare anche i famosi 'diritti acquisiti'.
Chi la camperà la massa di senza pensione, me compreso, che pur pagando adesso ora i contributi che usano per pagare la sua pensione adesso ora, non vedrà un euro?
Chi paga tutti quelli adesso in cassa integrazione?
Che forse li stampano?
State facendo i conti senza l'oste.
Chi vivrà vedrà.
Massa di egocentrici individualisti decerebrati.

... - 26/09/2025 11:20

Non puo passare. Io , ex insegnante, sto riscattando la laurea ed a rate gli daro’ quasi 25000€ per prendere una pensione da 1300€ decurtata delle rate.. Se adesso un insegnante volesse anticipare la sua pensione pagando solo 4500€, insorgerebbero tutti quelli come me , e sono tanti. Comunque pensate alle pensioni, dopo 38 anni di lavoro, con tante soddisfazioni, ma anche con tante amarezze, specie recentemente per come si e’ ridotta la scuola italiana, a quale e’ la pensione di un insegnante il cui lavoro e’ stato quello di aiutare i vostri figli a ragionare e diventare grandi.

Anonimo - 26/09/2025 06:16

Sanità, De Palma (Nursing Up): “Missione salute PNRR, ospedali di comunità o cattedrali nel deserto? Dove sono gli infermieri?”

I RECENTI DATI AGENAS SONO ALLARMANTI. AD OGGI SOLO IL 3% DELLE STRUTTURE PUO' CONTARE SU EQUIPE COMPLETE. SENZA LIBERA PROFESSIONE PER I PROFESSIONISTI EX LEGGE 43/2006, ACCANTO AD UN CORAGGIOSO E RADICALE PIANO ASSUNZIONI, IL FALLIMENTO E' IN AGGUATO




SCADENZA PNRR A UN PASSO: DATI ALLARMANTI
«Il nuovo rapporto Agenas – denuncia Antonio De Palma, presidente del Nursing Up – fotografa una situazione che definire grave è a dir poco riduttivo: manca circa un anno alla scadenza della Missione 6 del PNRR, e ad oggi solo il 3% delle Case di Comunità disponebbe di equipe medico-infermieristiche realmente operative. Siamo davanti al rischio concreto di ritrovarci con scatole vuote, vere e proprie cattedrali nel deserto, talvolta strutture inaugurate in pompa magna, ma senza professionisti in grado di farle funzionare, a discapito di un rilancio della sanità di prossimità che non può attendere».

SERVONO 50.000 INFERMIERI DI FAMIGLIA: DOVE LI TROVIAMO?
«Il fabbisogno stimato – continua De Palma – è di 50.000 infermieri di famiglia, figura centrale per Case e Ospedali di Comunità. Ma i giovani non scelgono più questa professione, i corsi universitari registrano un crollo delle iscrizioni, e migliaia di colleghi andranno in pensione entro il 2030. Dove pensi di trovare questi professionisti, se manca il ricambio generazionale? Attingeremo forse tra gli assistenti infermieristici?»

SBLOCCARE IL VINCOLO DI ESCLUSIVITÀ E APRIRE ALLA LIBERA PROFESSIONE
«Non abbiamo altra scelta che valorizzare le forze già in casa. È urgente sbloccare il vincolo di esclusività e aprire alla libera professione, all’intramoenia per infermieri e professionisti sanitari non medici, così da impiegare personale competente e già formato anche nelle nuove strutture territoriali. È questa una delle poche soluzioni concrete, nell’immediato, per non vanificare il fiume di risorse a disposizione dall’Europa che il nostro Paese non può permettersi di perdere».

INVERTIAMO IL TREND LEGATO ALLA FUGA ALL’ESTERO CON CONTRATTI DIGNITOSI E UN PIANO STRAORDINARIO DI ASSUNZIONI
«De Palma lancia una provocazione: rendiamo competitiva questa nostra Italia della sanità con un piano radicale di assunzioni sostenuto da stipendi in linea con quelli degli altri Paesi Europei. Invertiamo il trend, sono migliaia gli infermieri che ambirebbero a trasferirsi domani stesso nel nostro Bel Paese, se solo gli fossero garantiti stipendi dignitosi – prosegue De Palma – con offerte contrattuali finalmente accettabili e in linea con il costo della vita. L’Italia può diventare il Paese d’Europa con il più alto numero di infermieri a disposizione, e forte di professionalità caratterizzate da un mix di esperienze e competenze che non può che giovare al nostro SSN. Se non si farà questo, i concorsi resteranno semi deserti ei professionisti continueranno a fuggire all’estero, oa rassegnare dimissioni volontarie dal pubblico. Allo stato attuale risulta impossibile coprire il fabbisogno. Insomma, non possiamo illuderci che bastino mura e attrezzature: senza un piano di valorizzazione della professione, il PNRR fallirà il suo obiettivo di rafforzare la sanità territoriale. ».

SANITÀ DI PROSSIMITÀ: IL SUD È AL COLLASSO
«Abbiamo casi colleghi che si ritrovano da soli a seguire fino a 30 persone, e in molte realtà del Mezzogiorno la sanità di prossimità è praticamente inesistente. Non possiamo permettere che i cittadini restino senza assistenza: la vera sfida è rendere funzionanti le strutture, ridurre la pressione sul pronto soccorso e reparti nevralgici e dare finalmente dignità alla sanità territoriale. In gioco ci sono risorse europee fondamentali e, soprattutto, il diritto alla salute dei cittadini italiani», conclude De Palma.

Antonio De Palma - Nursing Up

next - 25/09/2025 16:11

Stanno raschiando il barile.
Ci risentiamo tra dieci-quindici anni!

... - 25/09/2025 14:42

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