Giornata contro la violenza sulle donne, : “Una piaga sociale da fermare quanto prima'.
Giornata contro la violenz ...
Se la Russia si è rotta le scatole questo non le da il diritto di tirar bombe sui suoi vicini, a meno che essi non facciano atti ostili. L'Ucraina non ha mai fatto atti ostili nei confronti della Russia.
anonimo - 16/05/2023 01:27la Russia si è rotta le scatole di essere circondata da paesi nazisti compreso gli Stati Uniti che hanno fatto milioni di morti solo in questi ultimi anni. Questo non l'ha più tollerato e onestamente siccome l' Ucraina è un paese nazista dove vige una dittatura (tutti i partiti aboliti da anni) che non è nostro alleato non vedo perchè si deve mandare loro le armi a scapito della spesa pubblica italiana
anonimo - 15/05/2023 09:46La Russia di Putin, ragioni o non ragioni, mette in dubbio la sovranità territoriale di nazioni di cui ha riconosciuto liberamente i confini nel 1992. Questo non può essere tollerato.
anonimo - 15/05/2023 00:05In due parole, e a filo di logica: la Russia di Putin ha le sue buone ragioni, e Cristo è morto di freddo.
Anonimo - 14/05/2023 13:58che poi è la scusa per non prendere posizioni pubbliche. Come quelli che non votano e poi di fronte al malgoverno dicono io non ho votato.
La patologia di non esporsi è semplicemente paura di essere criticati ed allora è meglio stare zitti
LA GUERRA ECONOMICA
LA CAPACITÀ RUSSA DI SOSTENERE ECONOMICAMENTE IL CONFLITTO
In questo articolo continuiamo l’analisi della guerra economica in atto tra Occidente e Russia. Nel primo e nel secondo capitolo ci siamo occupati delle sanzioni occidentali sull’industria bellica e sul mercato esterno russo, questo articolo analizza la capacità economica interna della Russia nel sostenere il conflitto e le sanzioni internazionali imposte al paese. Viene evidenziato come la rigorosa gestione dei conti pubblici, il basso livello di debito pubblico e le consistenti riserve valutarie abbiano contribuito a mitigare l’impatto delle sanzioni e a sostenere l’economia durante il periodo di guerra. Nonostante la contrazione di alcuni settori industriali e la riduzione degli scambi internazionali, vediamo come la Russia è stata in grado di impiegare un saldo significativo delle riserve per finanziare le spese belliche.
Le basi dell’economia russa: il surplus in bilancio
In molti si sono interrogati circa la relativa incapacità delle sanzioni ad infiacchire l’economia russa. Forse si sarebbero dovute fare maggiori considerazioni su quelli che sono i fondamentali economici della Federazione Russa.
In primo luogo, le entrate fiscali russe sono state destinate a finanziare la spesa corrente dello Stato che, onde evitare nuovamente lo spettro dell’instabilità finanziaria degli anni ‘90 (o una dipendenza finanziaria dall’estero), si è autoimposto di non emettere nuovo debito, tenendo trattenuti i cordoni della borsa.
Bisogna sottolineare che la Russia di Putin ha perciò sempre gestito i conti pubblici con straordinario rigore di bilancio (ben superiore a quello applicato in Europa dai “virtuosi” tedeschi o olandesi, che beneficiano delle manipolazioni dei cambi comportate dall’adozione dell’euro), con un bilancio pubblico sempre e invariabilmente in pareggio o in surplus.
Il debito pubblico russo è sempre rimasto estremamente contenuto, nel 2005 ammontava al 16.7% del PIL. Nel 2021, passata una crisi finanziaria internazionale, la crisi dei debiti sovrani in Europa, la prima ondata di sanzioni del 2014 post annessione della Crimea e la pandemia, il debito pubblico continuava ad ammontare ad un misero 17% del PIL russo. Un termine di paragone? Il debito pubblico italiano alla fine del 2021 era pari al 150,3% del PIL.
Gli investimenti del fondo sovrano
Gli introiti russi, derivanti dai surplus di bilancio dei pagamenti (oscillanti tra il 5% e il 10% del PIL) avuti negli ultimi vent’anni, che potenzialmente avrebbero potuto sostenere la spesa interna, sono stati invece accantonati in riserva, venendo reinvestiti dalla Banca Centrale. Dal 2008, gli investimenti furono in parte direttamente legati alle esportazioni energetiche: un fondo sovrano del Ministero del Tesoro, incaricato di investire gli extra profitti derivanti dalle esportazioni petrolifere ottenuti nei periodi di alte quotazioni del petrolio, investì in strumenti finanziari occidentali, da rilasciare invece nei periodi di abbassamento dei prezzi del greggio.
Tale politica ha fatto sì che le riserve russe passassero dai 38 miliardi di dollari scarsi del 2021, ai ben più considerevoli 630 miliardi dichiarati a gennaio 2022, a cui si devono aggiungere i quasi 177 miliardi detenuti dal fondo sovrano alla stessa data. Con tali numeri la Russia è divenuta la seconda nazione al mondo in termini di riserve valutarie accantonate (la prima, ovviamente, è la Cina).
Le conseguenze del rigore
Prezzo del combinato disposto di tali rigorismi è stata una evidente stagnazione del mercato interno, sia in termini di investimenti che di consumi, con un tasso di crescita basso dell’economia russa, il quale per vent’anni è rimasto molto scarso rispetto a quello delle altre economie considerati emergenti o appartenenti al blocco dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), di cui pure la Russia è stata promotrice. Similmente è rimasto sensibilmente più basso il tenore di vita e la capacità di consumo e di poter di acquisto del cittadino russo medio.
Basti pensare che in termini di PIL nominale, al 2021, la Russia non raggiungeva i 1.800 miliardi di dollari, mentre l’Italia (che dalla sua adesione all’euro non gode certo di risultati brillanti) superava i 2.100 miliardi. Una distanza siderale se poi si paragona il PIL con quello americano che al 2021 sfondava il tetto dei 23.000 miliardi o quello combinato dei paesi dell’Unione Europea, oltre i 17.000 miliardi.
La contropartita che il Cremlino si aspettava da tali politiche stava, oltre che nello scongiurare una volta per sempre lo spettro di un nuovo default (risultato ottenuto anche a seguito delle sanzioni), nel costituirsi una sicura base patrimoniale per affrontare periodi di crisi (come appunto una guerra).
Similmente, nonostante il clima di guerra abbia fatto crollare certi settori industriali (in particolare la vendita di auto e l’edilizia), frenando chiaramente la propensione al consumo e bloccando gli investimenti, l’accresciuta domanda di spesa pubblica per la produzione di armamenti ha contribuito a contenere la caduta del PIL.
Una crescita inaspettata
Il reclutamento di uomini per lo sforzo bellico, siano questi chiamati direttamente alle armi o nelle industrie belliche (entrambi premiati con incentivi economici di vario tipo), ha avuto un implicito effetto mitigante rispetto all’impatto delle sanzioni e dalla contrazione di consumi e investimenti. Globalmente il tasso di disoccupazione è sceso dal 4.3% dell’anno di pace del 2021 al 3.9% dell’anno di guerra 2022.
Il PIL russo, dalle previsioni catastrofiche che venivano fatte nella scorsa primavera (si ipotizzava –15% o –20%) ha chiuso il 2022 con una blanda recessione del 2.1% secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, il quale per altro prevede una crescita dello 0.3% nel corso del 2023 (contro precedenti aspettative di recessione anche per il secondo anno di guerra) e poi una più sostenuta crescita dal 2024 che dovrebbe arrivare al 2.4%.
Interessante notare in ogni caso come l’aumento di spesa per sostenere la guerra e i redditi interni, sia sempre effettuata essenzialmente in pareggio di bilancio, cosa resa possibile principalmente grazie all’impiego delle riserve valutarie non sanzionate, cosa che evita di dover ricorrere all’emissione di debito o all’inasprimento della pressione fiscale.
Le spese della guerra e le previsioni per il prossimo triennio
Sebbene la Banca Centrale Russa abbia cessato di fornire comunicazioni circa il dettaglio della composizione delle proprie riserve, continua a pubblicarne i dati sugli aggregati (ignorando di specificare che circa 330 miliardi di questi sono congelati per le sanzioni). In ogni caso, a guardare i dati della Nabiullina, le riserve sono passate da un massimo di 630 miliardi a gennaio 2022 ad un minimo di 541 miliardi a settembre 2022, salvo poi risalire a 597 miliardi a gennaio 2023. Quelle del fondo sovrano da circa 177 miliardi di dollari è sceso a poco più di 140.
Questo significa che la Russia ha condotto un anno di guerra impiegando un saldo all’incirca di 60 miliardi di dollari (circa il 4% del proprio PIL). Nonostante il fatto che la Russia abbia circa 330 miliardi di riserve sanzionate, il paese ha ancora la disponibilità di oltre 450 miliardi di patrimonio da impiegare.
Per altro, le sanzioni, impedendo alle compagnie occidentali di operare in Russia, paradossalmente comportano aritmeticamente un miglioramento della bilancia dei pagamenti russa riducendo il volume dell’import russo, passato da 380 miliardi di dollari del 2021 a 346 miliardi del 2022, mentre l’export è passato dai 550 miliardi del 2021 a 628 miliardi nel 2022. Tuttavia, la Banca Centrale Russa preveda per il triennio 2023-25 una riduzione e stabilizzazione attorno ai 500 miliardi, a causa della normalizzazione dei prezzi energetici.
Vento dell'Est
Oggi nella società italiana è evidente una sorta di patologia cognitiva, una sorta di autismo polarizzato.
Sono in tanti, una moltitudine, che quando stanno per essere sbranati da un leone, urlano che odiano le tigri.
Nel mio piccolo in passato ho potuto osservare un parente, in una disputa familiare. Cercare di far spostare l'attenzione di chi hai davanti su un tema che non c'azzecca nulla con l'oggetto.
C'hai un metro d'acqua in casa e non pensi a secchielli o pompe, ma cominci a discutere col tuo prossimo che c'è da risolvere il problema della siccità.
Io in presenza, quando 'realizzo' la situazione, ho imparato a rispondere a questi, senza prendere posizione, al fine non imbastire sicure assurde discussioni, dicendo solo, "non me ne intendo".
Fenomeno strano ed assai interessante dal punto di vista psichiatrico.
Con il suo modo di pensare tutti sono uguali. Hitler sarebbe uguale a Churchill o a Stalin per esempio.
In verità nello scoppio delle guerre le responsabilità sono sempre plurime, ma il peso di tali responsabilità non è uguale per tutti. Putin nel 2014 decise di invadere aree di confine fermandosi lì. Questo originò un conflitto a bassa intensità (ma comunque con morti in numero significativo) che si sarebbe forse potuto fermare con un accordo. Nel 2022 invece Putin ha deciso di distruggere l'Ucraina e questo ha creato un conflitto che è molto più difficile da fermare. Quindi si può forse attribuire all'occidente e all'Ucraina la responsabilità di non aver cercato con più insistenza il dialogo con i russi tra il 2014 e il 2021, ma Putin ha colpe immensamente maggiori; Putin ha la colpa di aver tentato la distruzione totale dell'avversario, di non esser riuscito ad evitare i disastri della battaglia di Kiev e le rappresaglie sui civili che sono crimini di guerra, ha la responsabilità della deportazione dei bambini. Non si possono mettere tutti sullo stesso piano facendo di ogni erba un fascio.
Non faccia confusione, l'eccidio di Odessa (e non pulizia etnica, non dica cazz...) è del maggio 2014, mentre l'invasione russa del Donbas è del mese di aprile dello stesso anno. Lei scrive cavolate propagandistiche da quattro soldi. Infatti quando avvennero i fatti di Odessa in Donbas i russi avevano già cominciato. Per cui l'espressione riferita agli ucraini "...avrebbero continuato in Donbass" è totalmente fuori luogo. Si può avere tutte le posizioni che si vuole, ma non si può travisare la realtà. Nel marzo 2014 in Donbas non c'era alcuna pulizia etnica in atto. Sono stati i russi a cominciare in aprile e gli ucraini a rispondere subito dopo.
anonimo - 14/05/2023 04:53Che gli Ucraini non siano sempre stati dei santi in questa storia, lo sanno tutti. Ma quando una nazione ha Putin come leader, mi va benissimo una guerra contro tale nazione. Io detesto gli Usa e la loro politica militarista e imperialista ma quando finalmente dichiareranno guerra alla Cina stapperò lo spumante. Ci sono nazioni con leggi così ingiuste che proprio non si può dire poverini se qualcuno gli dichiara guerra. E poi qui la Guerra l'hanno iniziata i russi!!! E questo basta a far di loro i cattivi!
anonimo - 14/05/2023 00:46Mi riferisco a quelli che dal 2014 hanno iniziato la polizia etnica an Odessa e poi avrebbero continuato in Donbass se non ci fossero stati i russi. Senza dimenticare quanto vigliacchi sono stati gli ucraini di poroshenko che trattavano gli accordi di Minsk durante il giorno e poi lanciavano missili nel Donbass alla notte. Ah già oggi i nazisti ucraini hanno lanciato un missile inglese su una casa del Donbass uccidendo una mamma con due bambine. Eppoi parlano dì Putin . Che coraggio!!!
Anonimo - 13/05/2023 20:48di Fabio C. Maguire
La propaganda di guerra occidentale ha sistematicamente parlato di una primaverile controffensiva ucraina che avrebbe repentinamente ribaltato le sorti del conflitto e respinto le forze russe presenti sul territorio ucraino.
L’assidua attività pubblicitaria vuole legittimare l’ingente sforzo economico dei paesi del blocco occidentale che hanno continuamente finanziato e armato negli ultimi mesi Kiev, rassicurando l’opinione pubblica sulle recenti e reiterate sconfitte dell’esercito ucraino al fronte.
Nonostante il considerevole ausilio, la leadership ucraina ha esortato la NATO a non considerare determinante la controffensiva di Kiev.
Il contro-attacco non porterà, secondo l’entourage di Zelensky, i risultati auspicati dalla dirigenza nord-atlantica, non riuscendo dunque, le forze armate ucraine, a spezzare la linea difensiva russa.
Perquesti motivi, Kiev ha parlato con cautela e moderazione dell’imminente controffensiva, posticipata svariate volte dalla fine di febbraio.
Come riferisce The Guardian, nell’ultima settimana sono stati molti i funzionari militari ucraini che “hanno messo in guardia dall’esagerare la probabilità di una ripetuta svolta”, e lo stesso presidente Zelensky, nell’ultima intervista, è apparso molto scettico parlando della prossima controffensiva ucraina, riferendo anche della possibilità di un fallimento di quest’ultima e della sua non disponibilità ad accettare un “cattivo accordo di pace.”
Qualora la reazione ucraina dovesse aver luogo, sempre il capo di Kiev, ha informato che le conseguenze per l’Ucraina sarebbero devastanti, con perdite altissime per successi, presumibilmente, minimi e poco significativi.
Infatti, “Puoi andare avanti e avere successo. Ma perderemmo un sacco di gente. Penso che sia inaccettabile. Quindi dobbiamo aspettare. Abbiamo ancora bisogno di un po’ più di tempo”, ha detto il presidente.
Inoltre bisogna considerare che per la Russia si sta trattando di un’operazione speciale e non di una vera e propria guerra, quindi parliamo di un “conflitto a bassa intensità” con cui Mosca intendeva portare Kiev alle trattative.
Le sedi governative e il cuore politico ed amministrativo del paese sono stati solo lievemente danneggiati dall’artiglieria russa che ha anche risparmiato le vitali vie tranviarie occidentali, dalle quali giungono i rifornimenti e i mezzi di guerra provenienti dall’Europa.
La Russia sta volontariamente tenendo in vita l’Ucraina e nei loro discorsi, i leader russi, parlano di fratelli ucraini tenuti sta di utilizzarli come carne da macello in funzione anti-russa.
L’Ucraina dovrebbe immediatamente trovare una soluzione pacifica e diplomatica con Mosca perché, se il conflitto dovesse perdurare oltre il 2023, rischierebbe di sparire perpetuamente dalle cartine geografiche, nel senso letterale del termine.
Con la Russia che porterà a termine l’operazione militare speciale, liberando le regioni orientali, gli avvoltoi polacchi e ungheresi sarebbero pronti a riprendersi rispettivamente la Galizia e la Transcarpazia.
L’Ucraina attualmente rappresenta il braccio armato del duo imperialistico anglosassone, destinata a soccombere per le pretese egemoniche dei padroni occidentali.
Italia mensile
a forza di armi vedrai che bella pace !! durano fino a che non ci rimane essere vivente
zita - 13/05/2023 17:52Con quello che gli hanno insegnato, probabile che avrebbe indossato gli stivali e avrebbe gli stemmini della svastica al posto dei gemelli (se li portasse).
E tutti i sabati pomeriggio come oggi adunata fascista, abbigliamento obbligatorio
altrimenti....
Oggi è consapevole di com'è vestito,
oppure si è alzato stamattina a sua insaputa?
A me invece hanno sempre insegnato che quando scoppia una guerra la responsabilità è Sempre di entrambi i contendenti ......
Myster - 13/05/2023 13:06Il Dombas è un territorio paragonabile al Belgio o la Svizzera.
Lì ci sono russi per migrazione, in zone dove c'era richiesta di lavoro, come nel caso degli italiani in Belgio. Marcinelle vi dice qualcosa?
Sarebbe uguale che l'Italia invadesse il Belgio perchè ci sono italiani che parlano italiano nelle miniere!
Si potrebbe parlare anche del Canton Ticino, c'è qualcuno in giro che ha intenzione di invadere la Svizzera? Ma 'storicamente' anche per la Savoia, Mentone in Francia, oppure l'Istria, e cosivvia, tara baralla. Ed all'Austria viene in mente di invadere il Trentino Alto Adige?
In assoluto, l'unico errore che può aver commesso l'Ucraina quello di non fare come ha fatto l'Italia per il Trentino, forse, visto che là sospetto che il risultato sarebbe stato incerto, con dei satanisti al confine.
Ricordate il periodo delle bombe ai tralicci in Alto Adige? Adesso guarda caso è un fenomeno estinto.
Per il resto Putin è un bullo planetario, criminale malato di Potere, che ha come amici ideologi, criminali malati di Potere (Chiara associazione a delinquere di stampo mafioso), che in testa hanno ancora l'idea del 1927, la famosa Eurussia, russa da Naukan a Lisbona.
In testa Putin aveva (dubito adesso) un progetto, 2030, riprendersi tutte le ex URSS & C., con baltche, Polonia, Ungheria, Romania, ex Cecoslovacchia, Balcani e forse forse anche la Germania!
Ed il più ganzo è che accusa gli 'altri' di essere 'imperialisti' e 'colonialisti'!!!
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