lavoro Teatro del Giglio
Gini (Potere al Popolo L ...

Nella storia della Chiesa cattolica, i Papi hanno sempre alzato la voce contro le guerre. Parole forti, preghiere, encicliche, appelli accorati. Ma la realtà è dura: nessun conflitto si è mai fermato solo perché lo ha chiesto il Papa.
Durante la Prima guerra mondiale, Benedetto XV parlò di “inutile strage”. I potenti non lo ascoltarono e i cannoni continuarono a sparare.
Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Pio XII disse: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. Pochi giorni dopo, Hitler invadeva la Polonia.
Negli anni della Guerra fredda, Giovanni XXIII lanciò la Pacem in terris, documento storico che ha fatto scuola, ma i carri armati continuarono a muoversi da Est a Ovest.
Nel 2003, Giovanni Paolo II si oppose con forza all’invasione americana in Iraq: milioni di persone in piazza con lui, ma le bombe caddero lo stesso.
E ancora oggi, con Papa Francesco prima e adesso con Papa Leo XIV, gli appelli per la pace in Ucraina, in Medio Oriente o in Africa si scontrano con la sordità dei governi e degli interessi economici e militari.
Gli appelli papali hanno un peso morale enorme: danno voce alle vittime, ricordano all’umanità che la guerra non è mai una soluzione. Ma la verità è che nessun conflitto si è spento con le parole del Papa. La politica e gli eserciti vanno per la loro strada.
Il Papa resta un faro, ma non è lui a tenere in mano l’interruttore della guerra.
Nella storia della Chiesa cattolica, i Papi hanno sempre alzato la voce contro le guerre. Parole forti, preghiere, encicliche, appelli accorati. Ma la realtà è dura: nessun conflitto si è mai fermato solo perché lo ha chiesto il Papa.
Durante la Prima guerra mondiale, Benedetto XV parlò di “inutile strage”. I potenti non lo ascoltarono e i cannoni continuarono a sparare.
Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Pio XII disse: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. Pochi giorni dopo, Hitler invadeva la Polonia.
Negli anni della Guerra fredda, Giovanni XXIII lanciò la Pacem in terris, documento storico che ha fatto scuola, ma i carri armati continuarono a muoversi da Est a Ovest.
Nel 2003, Giovanni Paolo II si oppose con forza all’invasione americana in Iraq: milioni di persone in piazza con lui, ma le bombe caddero lo stesso.
E ancora oggi, con Papa Francesco prima e adesso con Papa Leo XIV, gli appelli per la pace in Ucraina, in Medio Oriente o in Africa si scontrano con la sordità dei governi e degli interessi economici e militari.
Gli appelli papali hanno un peso morale enorme: danno voce alle vittime, ricordano all’umanità che la guerra non è mai una soluzione. Ma la verità è che nessun conflitto si è spento con le parole del Papa. La politica e gli eserciti vanno per la loro strada.
Il Papa resta un faro, ma non è lui a tenere in mano l’interruttore della guerra.
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