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  • 03/06/2023 17:27

Allarme maschicidi Gli uomini vittime quanto le donne Ma nessuno ne parla

Articolo del 2018 9 Giugno 2018 Non solo femminicidi. Gli uomini uccisi in coppia, tra amici, vicini di casa e colleghi sono stati 120 l'anno scorso. Una cifra identica agli omicidi ai danni di mogli e compagne Allarme maschicidi Gli uomini vittime quanto le donne Ma nessuno ne parla Centoventi donne. Centoventi uomini. Sono le vittime di omicidi in famiglia, in coppia, tra amici, vicini di casa, colleghi di lavoro. Tante, troppe. Donne e uomini italiani uccisi in egual misura. All'interno delle Relazioni interpersonali significative (Ris), dove dovrebbero esserci amore, affetto, protezione e solidarietà, si muore di morte violenta più che in ambito criminale. Secondo gli ultimi dati del Viminale nell'Italia del 2017 sono state uccise volontariamente 355 persone: di queste, ben 236 nelle Ris. Le donne sono 120, gli uomini 116 più 4 ammazzati all'estero dalle loro partner che non avevano accettato la fine della relazione, o per soldi. Sono i drammatici dati che emergono dall'indagine «Violenza domestica e di prossimità: i numeri oltre il genere nel 2017», realizzata attraverso la ricerca dei fatti sulle testate web locali e nazionali. In occasione della stesura del pamphlet Il maschicidio silenzioso (Collana Fuori dal Coro, Il Giornale), e di 50 Sfumature di violenza (Cairo), mi sono posta semplici domande: perché, nonostante tutto quello che si fa per contrastare la violenza di genere, le donne muoiono in media nello stesso numero? Perché se alla base del fenomeno c'è una relazione, lo si guarda da un solo lato e con uno schema fisso e semplicistico che non tiene conto della complessità e della natura di ciò che si osserva? È nata così l'indagine di cui pubblichiamo parte dello sconcertante risultato. La raccolta dei dati, poi divisi con criteri in grado di dare a ogni omicidio la corretta collocazione, si è avvalsa dello stesso gioco di prestigio che i teorici del femminicidio fanno nel rilevare le vittime femminili: non tener conto del fondamentale rapporto vittima/carnefice e del movente, fondamentali, invece, per determinare le cause e intraprendere le giuste azioni preventive. E se facciamo lo stesso esercizio mistificatorio e la stessa deviazione culturale, potremmo dire che nel 2017 escludendo i delitti in ambito criminale - i «maschicidi» sono stati più dei «femminicidi»: 133 contro 128. Dati che emergono dai fatti e i fatti, per dirla con Hannah Arendt, sono ostinati. Ma si possono davvero chiamare così? Il numero emerge dalla somma tra gli omicidi avvenuti nelle Ris e quelli il cui autore è uno sconosciuto che ha ucciso persone innocenti: è la stessa somma fatta da chi sostiene a spada tratta il femminicidio, e che, per esempio, conta anche le donne massacrate in casa o in strada da chi voleva rapinarle. Ma non sono state uccise in quanto donne, semmai in quanto vulnerabili. In questo ambito muoiono soprattutto anziani e ragazzi, e in particolare sono i maschi a essere uccisi in modo sproporzionato: 17, contro 8 donne, nel 2017. Sproporzione che rimane anche negli omicidi di prossimità, quelli tra vicini di casa, conoscenti, amici, colleghi: le vittime maschili qui sono 39, 14 quelle femminili. La parità si raggiunge dove c'è un legame di sangue: 40 e 40. Però solo l'ingiusta morte delle donne suscita scandalo, orrore, impegno civile e politico. Per gli uomini assassinati all'interno delle stesse relazioni e per gli stessi motivi, niente pietas né phatos, niente liste tragiche con nomi e cognomi. Li abbiamo contati noi, per farli contare. Lo chiede la Convenzione di Istanbul, che riconosce anche le vittime maschili. Ottanta persone massacrate in famiglia: tra i carnefici anche 15 donne, che hanno ucciso più femmine (8) che maschi (7). Di queste, 8 sono madri (due suicidate), contro 3 padri (tutti suicidati); questi undici assassini hanno ucciso 16 minori: 8 maschi e 8 femmine, 3 delle quali, più un bambino, morti per mano di un solo papà. La moglie che maltrattava il suo compagno e i quattro figli era in cura, lui doveva occuparsi di loro e aveva smesso di lavorare, aveva problemi economici ed è entrato in una devastante depressione. Dov'erano le istituzioni? Proprio qui c'è un'inquietante parità di genere per le vittime e un'inquietante disparità: le madri uccidono di più, e più dei padri sanno sopravvivere al senso di colpa e all'orrore che hanno commesso. Anche in ambito cosiddetto passionale le donne, quando ammazzano o sono lasciate, difficilmente si tolgono la vita. Gli omicidi-suicidi in ambito familiare e di coppia sono 30: 28 uomini e 2 donne; i suicidi noti, dove la causa è legata alla fine di una relazione, sono 39: 32 uomini, almeno 8 dei quali disperati per il distacco forzato dai figli, e 7 donne, tra cui due bambine di 12 e 14 anni che soffrivano la separazione dei genitori. Ancora in ambito cosiddetto passionale, su 66 omicidi con vittime femminili quelli che tecnicamente si potrebbero definire femicidi sono 42 (esclusi 4 casi non risolti), di cui 14 commessi da stranieri provenienti soprattutto dai Paesi dell'Est e dal Nordafrica. Gli altri 20, in cui il movente non ha a che fare col genere, sono coniunxcidi (da coniunx= coniuge), neologismo adottato nell'indagine che vale sia per gli uomini che per le donne a differenza di uxoricidio (da uxor=moglie). Gli italiani che hanno perso la vita per mano di una donna che avrebbe dovuto amarli sono 19. Le assassine hanno agito tutte per difesa o perché maltrattate come retorica femminista comanda? No. Lo hanno sostenuto in 6, così come hanno fatto 5 uomini, in linea con i risultati di una meta-analisi che prende in considerazione le indagini fatte in diversi paesi: la media di questo movente varia in base alla nazionalità dal 5% al 35% quando a colpire sono le donne e dallo 0 al 20% quando sono gli uomini. In ambito omosessuale le vittime sono 2, mentre sono 20 (tra cui 2 minorenni) gli uomini massacrati dai rivali o dagli ex delle loro compagne: maschicidi che hanno a che fare con il senso di possesso e l'onore, dunque anche, ma non solo, con la cultura patriarcale. E anche qui gli autori stranieri sono tanti (12). Insomma, siamo di fronte a un'enorme costellazione d'orrore e di disperazione, che deve essere colta nel suo tremendo e allarmante insieme. In totale i morti sono 309 se contiamo anche i suicidi: 129 femmine e 180 maschi. Non riconoscere la psicopatologia, l'isolamento di coppie e persone sole di fronte alle difficoltà e ai drammi della vita, valutare solo le ragioni antropologiche e culturali, concentrarsi solo sulle vittime senza mai guardare, con rispetto, se hanno qualche responsabilità, tutto questo non permette di attuare azioni capaci di impedire scelte folli, che non vanno mai giustificate, ma devono essere studiate e comprese per quello che sono. Senza mistificazioni inique, né teoremi ideologici politicamente e scientificamente scorretti.

I commenti

Il Sole 24 ore rettifichi immediatamente la fake news sui ‘maschicidi’
29 Giugno 2021|
Nel giorno in cui Chiara Gualzetti, una ragazza di 16 anni, viene trovata uccisa a coltellate e un ragazzo confessa di essere l’autore del crimine, l’ennesimo femminicidio dall’inizio dell’anno, il Sole 24 ore pubblica un articolo firmato da Giulio Peroni riferendosi a dati sugli uomini uccisi dalle donne forzando una simmetria tra violenza maschile e femminile nelle relazioni di intimità che non esiste.

I dati ISTAT e quelli del Viminale dicono ben altro.

Una verifica sarebbe stata doverosa rispetto alla fonte usata dal giornalista: una vecchia pubblicazione che mistifica i numeri della violenza nelle relazioni di intimità attingendo a dati complessivi sugli uomini uccisi senza menzionare il sesso dell’assassino, la relazione con la vittima e soprattutto il movente.

Una tesi priva di qualunque fondamento che offende le donne colpite dalla violenza maschile perché si traduce in negazionismo sulla mattanza che le colpisce. L’articolista si spinge a parlare di ‘maschicidio’ favoleggiando di una società che vedrebbe gli uomini storicamente dominati, violati, molestati sessualmente, privati della libertà, controllati e uccisi da donne.

Si tratta di gravissima manipolazione della realtà finalizzata a cancellare il fenomeno del femminicidio. Da quando il movimento delle donne e i centri antiviolenza hanno svelato il fenomeno della violenza maschile contro le donne, ci sono tentativi continui di cancellarne l’entità, manipolando numeri o asserendo che le denunce non sono mai vere.

“Articoli del genere nuocciono a tutte e tutti, e sono gravissimi su una testata come il Sole 24 ore che con Alley Oop dedica da tempo grande attenzione al fenomeno della violenza contro le donne ed è partner con D.i.Re e altri del progetto europeo ‘Never Again’ sulla prevenzione della vittimizzazione secondaria”, dichiara Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.

Chiediamo al direttore una immediata rettifica dei dati presentati che sono in realtà i seguenti:

Nel 2019, dei 315 omicidi commessi, il 47,5% avviene in ambito familiare o in quello delle relazioni affettive extra-familiari, valore che risulta in costante aumento negli anni (+13,3% rispetto al 2018, +34,9% sul 2017 e +126,5% rispetto al 2002, anno di inizio della serie storica dei dati), anche a causa dell’incremento dei casi in cui è stato identificato l’autore e al calo di quelli attribuibili ad autori sconosciuti alla vittima.
Le differenze di genere sono comunque forti: gli omicidi in ambito familiare o affettivo nel 2019 sono il 27,9% del totale degli omicidi di uomini e l’83,8% di quelli che hanno come vittime le donne; quindici anni fa gli stessi valori erano pari rispettivamente a 12,0% e 59,1%.
Le donne sono uccise soprattutto dal partner o ex partner (61,3%). Fra i partner, nel 70,0% dei casi l’assassino è il marito, mentre tra gli ex prevalgono gli ex conviventi e gli ex fidanzati.
Agli omicidi dei partner si sommano quelli da parte di altri familiari (il 22,5%, pari a 25 donne) e di altri conoscenti (4,5%; 5 vittime). Questi valori sono complessivamente stabili negli anni.
Nel 2018 le persone rinviate a giudizio per almeno un delitto di omicidio volontario presso le procure “Adulti” sono state 676.
Non tutti gli omicidi sono uguali: quelli che assumono una particolare rilevanza sociale in contesti “violenti”, per esempio in ambito familiare, riguardano 271 imputati (il 40,1% degli imputati per omicidio volontario). Questi imputati sono uomini nel 93,4% dei casi e donne nel 6,6%.
Focalizzando l’attenzione sui condannati per omicidi in ambito relazionale violento, si nota il maggiore peso della componente maschile, che è pari quasi alla totalità dei condannati (98,3%) contro l’1,7% delle donne, e della componente italiana (l’84,8% è di provenienza italiana mentre il 15,2% è straniero).


Fonte: ISTAT, Autori e vittime di omicidio 2018-2019
Il Sole 24 ore rettifichi immediatamente la fake news sui ‘maschicidi’
29 Giugno 2021|Comunicati Stampa, News
Nel giorno in cui Chiara Gualzetti, una ragazza di 16 anni, viene trovata uccisa a coltellate e un ragazzo confessa di essere l’autore del crimine, l’ennesimo femminicidio dall’inizio dell’anno, il Sole 24 ore pubblica un articolo firmato da Giulio Peroni riferendosi a dati sugli uomini uccisi dalle donne forzando una simmetria tra violenza maschile e femminile nelle relazioni di intimità che non esiste.

I dati ISTAT e quelli del Viminale dicono ben altro.

Una verifica sarebbe stata doverosa rispetto alla fonte usata dal giornalista: una vecchia pubblicazione che mistifica i numeri della violenza nelle relazioni di intimità attingendo a dati complessivi sugli uomini uccisi senza menzionare il sesso dell’assassino, la relazione con la vittima e soprattutto il movente.

Una tesi priva di qualunque fondamento che offende le donne colpite dalla violenza maschile perché si traduce in negazionismo sulla mattanza che le colpisce. L’articolista si spinge a parlare di ‘maschicidio’ favoleggiando di una società che vedrebbe gli uomini storicamente dominati, violati, molestati sessualmente, privati della libertà, controllati e uccisi da donne.

Si tratta di gravissima manipolazione della realtà finalizzata a cancellare il fenomeno del femminicidio. Da quando il movimento delle donne e i centri antiviolenza hanno svelato il fenomeno della violenza maschile contro le donne, ci sono tentativi continui di cancellarne l’entità, manipolando numeri o asserendo che le denunce non sono mai vere.

“Articoli del genere nuocciono a tutte e tutti, e sono gravissimi su una testata come il Sole 24 ore che con Alley Oop dedica da tempo grande attenzione al fenomeno della violenza contro le donne ed è partner con D.i.Re e altri del progetto europeo ‘Never Again’ sulla prevenzione della vittimizzazione secondaria”, dichiara Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.

Chiediamo al direttore una immediata rettifica dei dati presentati che sono in realtà i seguenti:

Nel 2019, dei 315 omicidi commessi, il 47,5% avviene in ambito familiare o in quello delle relazioni affettive extra-familiari, valore che risulta in costante aumento negli anni (+13,3% rispetto al 2018, +34,9% sul 2017 e +126,5% rispetto al 2002, anno di inizio della serie storica dei dati), anche a causa dell’incremento dei casi in cui è stato identificato l’autore e al calo di quelli attribuibili ad autori sconosciuti alla vittima.
Le differenze di genere sono comunque forti: gli omicidi in ambito familiare o affettivo nel 2019 sono il 27,9% del totale degli omicidi di uomini e l’83,8% di quelli che hanno come vittime le donne; quindici anni fa gli stessi valori erano pari rispettivamente a 12,0% e 59,1%.
Le donne sono uccise soprattutto dal partner o ex partner (61,3%). Fra i partner, nel 70,0% dei casi l’assassino è il marito, mentre tra gli ex prevalgono gli ex conviventi e gli ex fidanzati.
Agli omicidi dei partner si sommano quelli da parte di altri familiari (il 22,5%, pari a 25 donne) e di altri conoscenti (4,5%; 5 vittime). Questi valori sono complessivamente stabili negli anni.
Nel 2018 le persone rinviate a giudizio per almeno un delitto di omicidio volontario presso le procure “Adulti” sono state 676.
Non tutti gli omicidi sono uguali: quelli che assumono una particolare rilevanza sociale in contesti “violenti”, per esempio in ambito familiare, riguardano 271 imputati (il 40,1% degli imputati per omicidio volontario). Questi imputati sono uomini nel 93,4% dei casi e donne nel 6,6%.
Focalizzando l’attenzione sui condannati per omicidi in ambito relazionale violento, si nota il maggiore peso della componente maschile, che è pari quasi alla totalità dei condannati (98,3%) contro l’1,7% delle donne, e della componente italiana (l’84,8% è di provenienza italiana mentre il 15,2% è straniero).


Fonte: ISTAT, Autori e vittime di omicidio 2018-2019

https://www.direcontrolaviolenza.it/il-sole-24-ore-rettifichi-immediatamente-la-fake-news-sui-maschicidi/

Caino - 04/06/2023 17:22

Va ammesso che abbiamo trattato di merda le donne per secoli. Sono però d'accordo che oggi sia in atto una caccia alle streghe piuttosto che un tentativo di risoluzione.

anonimo - 04/06/2023 12:31

Lo possiamo definire "razzismo di genere".

Se sei maschio sei violento in quanto maschio. Resta solo da stabilire se tale violenza abbia origini genetiche o culturali. Se ha origini genetiche i giochi sono fatti e abbiamo definito il maschio come essere inferiore. Se invece ha origini culturali, allora la colpa sarà del famoso "patriarcato".

Ovviamente molti uomini sono alle prese con donne violente, ma di quello non frega nulla a nessuno.

anonimo - 04/06/2023 01:59

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