Scomparsa di Emanuela Orlandi, si riparla dell’audio shock su Papa Wojtyla
Roma. “Certo, tu ci hai aperto dei mondi nuovi con le cose che ci racconti.” È quanto il promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi avrebbe detto a Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela – scomparsa il 22 giugno 1983 in circostanze mai chiarite – durante l’incontro tenutosi martedì, nel corso del quale Pietro è stato ascoltato in qualità di persona informata sui fatti. All’esito del confronto, durato più di otto ore, non si può escludere che l’inchiesta sulla misteriosa scomparsa – riaperta Oltretevere a gennaio scorso – possa registrare sviluppi finora impensabili. “Ho percepito la volontà di fare chiarezza”, ha affermato il fratello di Emanuela. “Lo stesso Diddi mi ha detto: ‘io ho avuto mandato dal segretario di Stato e da papa Francesco di fare chiarezza al 100%, di indagare a 360 gradi e non fare sconti a nessuno, dalla base al vertice’, e quello per me già è una cosa positiva.”
Nel corso dell’incontro, Pietro ha depositato una memoria, che dà conto di quanto acquisito dalle indagini private promosse dalla famiglia Orlandi insieme all’avvocata Laura Sgrò. È stata reiterata la richiesta di ascoltare alcuni potenziali testimoni, tra cui i quali il cardinale Giovanni Battista Re, attuale decano del Collegio cardinalizio e, all’epoca della scomparsa della quindicenne cittadina vaticana, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato; il cardinale Leonardo Sandri; il cardinale Stanis?aw Dziwisz, segretario storico di Giovanni Paolo II; monsignor Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI; l’ex comandante della Gendarmeria Domenico Giani. Raggiunto dall’Ansa per un commento in proposito, il cardinale Re ha dichiarato: “Non sto bene di salute e non voglio dare interviste.”
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Com’è noto, nella documentazione prodotta da Orlandi, vi è una chat WhatsApp risalente ai primi anni del pontificato di Bergoglio, in cui si parla del caso di Emanuela, che sembrerebbe annoverare, tra gli interlocutori, il cardinale Santos Abril y Castellò, presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e arciprete emerito della basilica papale di Santa Maria Maggiore.
Ancora, proposta documentazione che fa riferimento a una presunta permanenza di Emanuela in Inghilterra, di cui l’avvocata Sgrò ha spiegato che dovrà accuratamente essere valutata l’effettiva attendibilità.
Ma l’altra sera, a quanto già noto, si è aggiunto un ulteriore elemento, certo destinato a scatenare non poche reazioni, per lo scenario che sottende. Nel corso della trasmissione DiMartedì, Pietro Orlandi ha dichiarato: “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…” Ha fatto ascoltare un audio, anch’esso consegnato al magistrato vaticano e di cui si è parlato a dicembre scorso, in cui un uomo vicino a Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana, dichiara (testo riportato da Fanpage):
“Wojtyla pure insieme se le portava a letto, se le portava, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla ora le tolgo da mezzo. Si è rivolto a chi? Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere. Uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro: non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano? Punto. Il resto so’ tutte caz*ate.”
Orlandi ha ribadito quanto già sostenuto lo scorso 4 aprile, nella precedente puntata della trasmissione di Giovanni Floris: “Penso che una delle possibilità è che Emanuela possa aver magari anche subito un abuso, ma che quell’abuso sia stato organizzato. È stata portata da qualcuno per creare l’oggetto del ricatto e siccome il Vaticano da quarant’anni fa di tutto per evitare che possa uscire la verità… Certo, se nel ’93 si parlava normalmente della pedofilia dei cardinali come se fosse una cosa normale e accettata, uno può pure pensare che la pedofilia sia anche più su di quei cardinali”. Pietro ha quindi riferito di avere esposto questa possibilità “qualche giorno fa ad un vescovo”, il quale avrebbe commentato: “Beh, probabilmente…”. “Forse non ha capito”, avrebbe ribattuto Pietro Orlandi, “se parlo di qualcuno più su dei cardinali mi riferisco a Wojtyla.” “Probabile”, sarebbe stata la conclusione del prelato.
Anche delle dichiarazioni dell’ex collaboratore di De Pedis sarà ovviamente necessario vagliare con attenzione l’effettiva attendibilità. E lo stesso Pietro Orlandi ha poi affermato: “Non ho mai detto ‘Papa Giovanni Paolo II era un pedofilo’, ma ho detto che è giusto indagare a 360 gradi. Io penso che nel 2023 non possono esserci persone intoccabili.”
A proporre una tempestiva, seppure indiretta, replica a uno scenario del genere è stato Ali A?ca. In una dichiarazione rilasciata a LaPresse, l’autore dell’attentato a Giovanni Paolo II afferma: “Il Vaticano deve liberarsi dalla menzogna diabolica in cui fu imprigionato liberando immediatamente Emanuela e Mirella, non ascoltando nessuno ma solo il Vangelo.” L’uomo esclude la pista della pedofilia tra le mura del Vaticano, si tratta a suo dire di “accuse terribili e orribili che devono terminare con l’immediata liberazione di Emanuela e Mirella. Altrimenti il povero Giovanni Paolo II, uomo onesto e innocente, sarà spacciato nel mondo come il Santo del satanismo.” Ancora: “Non esiste nessun omicidio e nessuno stupro. La giustizia vaticana e la giustizia italiana non devono disturbare nessuno con infamanti accuse di stupro e pedofilia e omicidio sul caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori perché non esiste nessun omicidio e nessuno stupro contro Emanuela e Mirella.”
Le affermazioni riportate in queste ore dai giornali, di cui abbiamo dato conto, suscitano comprensibile sconcerto e risultano finora del tutto prive di riscontro. L’auspicio è che le nuove indagini, da parte del Vaticano e della commissione parlamentare di inchiesta, riescano, una volta per tutte, a fare davvero luce sulla vicenda, al di là delle dicerie, delle illazioni, delle suggestioni.