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  • 18/10/2025 15:13

L' Estrema destra che cambia pelle

L’estrema destra europea ha imparato a cambiare pelle. Niente stivali, niente saluti romani: solo parole nuove per idee vecchie. Oggi la chiave è remigrazione — un termine che sembra tecnico, ma serve a dire sempre la stessa cosa: riportare indietro chi è percepito come estraneo, ridisegnare i confini della nazione attorno a sangue, cultura e paura. In Germania, la AfD ne ha fatto un marchio di fabbrica. In Francia, il Rassemblement National lo traveste da sicurezza. In Italia, la parola non si pronuncia, ma l’eco c’è. Si sente nei “blocchi navali”, nei “porti chiusi”, nella favola dell’“aiutiamoli a casa loro”. Tutti slogan che servono a una cosa sola: spostare il peso del malessere sociale su chi arriva, non su chi governa. L’Italia non è la Germania, ma certi sintomi coincidono. La delegittimazione della stampa libera. Il revisionismo storico che si presenta come patriottismo. L’idea che chi critica il potere sia “nemico della patria”. È una strategia di erosione lenta, non di rottura. La democrazia non cade con un colpo di Stato: si svuota a forza di piccoli cedimenti, di silenzi comodi, di risate complici. La remigrazione è il nome elegante di una resa morale. Un’illusione di ordine che promette sicurezza e consegna paura. Chi la alimenta sa che l’identità è un’arma potente, soprattutto in tempi di incertezza. Ma la storia insegna: quando si costruisce un “noi” contro un “loro”, prima o poi quel confine divora anche chi lo ha tracciato. Politica e Democrazie Libertà e Sicurezza

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