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  • 21/03/2025 09:58

Difendere Lucca ricorda Sergio Ramelli: una conferenza per i 50 anni dall’omicidio

Difendere Lucca ricorda Sergio Ramelli: una conferenza per i 50 anni dall’omicidio del giovane militante del Fronte della Gioventù


Sabato 29 Marzo, alle ore 16 presso l’auditorium della biblioteca Agorà in centro storico, Difendere Lucca organizza una conferenza per ricordare Sergio Ramelli, giovane militante del Fronte della Gioventù, aggredito barbaramente nel 1975 da militanti di Avanguardia Operaia. Morirà dopo 47 giorni di agonia a seguito delle ferite riportate, per essere stato colpito ripetutamente a colpi di chiave inglese sul cranio.


L’iniziativa rientra nel calendario nazionale degli eventi del 50° anniversario della morte di Ramelli, dal titolo “L’Italia per Sergio”. La conferenza vedrà la presenza di Guido Giraudo, autore del libro “Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura” e il deputato di Fratelli d’Italia, Alessandro Amorese. L’incontro sarà moderato da Lorenzo Del Barga, capogruppo in consiglio comunale per Difendere Lucca.


“È necessario ricordare Ramelli nel 50° anniversario del suo martirio – affermano gli organizzatori – e far conoscere la storia di Sergio e di tanti altri ragazzi che in quegli anni bui, soprannominati “di piombo”, persero la vita per le proprie idee: Sergio era uno studente, perseguitato per non essere allineato a sinistra, fino al brutale omicidio. A ucciderlo furono Marco Costa e Giuseppe Ferrari Bravo, appartenenti a un commando che usava le chiavi inglesi come arma di consueta violenza e di cui facevano parte anche Claudio Colosio, Claudio Scazza, Luigi Montinari, Franco Castelli, Antonio Belpiede, Brunella Colombelli”. 


“La storia di Ramelli deve essere di monito per chi ancora oggi criminalizza in modo sistematico l’avversario politico e cerca di impedire iniziative legittime nel nome di un antifascismo militante che vede nella violenza e nella prevaricazione la propria cifra. Sergio Ramelli – conclude Difendere Lucca – è la storia di ognuno di noi. Sono più di 35 le città che hanno vie o piazze a lui dedicate in tutta Italia ed è nostra intenzione, anche a Lucca, ottenerla. Invitiamo la cittadinanza a partecipare perché il ricordo di Sergio non è solo la storia di un militante di destra, ma è la storia di un figlio di Italia ucciso dall’odio politico solo per aver espresso le proprie idee”.

I commenti

palmeri interverra' ? a loro insaputa magari via web ?

dina - 24/03/2025 19:40

Dispiace per questo ragazzo, come dispiace per tutti coloro che, post mortem, sono costretti da altri a indossare la casacca del "martire dell'idea", quale che sia.
Quando io leggo: “È necessario ricordare Ramelli nel 50° anniversario del suo martirio e far conoscere la storia di Sergio e di tanti altri ragazzi che in quegli anni bui, soprannominati “di piombo”, persero la vita per le proprie idee: Sergio era uno studente, perseguitato per non essere allineato a sinistra, fino al brutale omicidio" mi viene il sospetto che a questa gente non importi tanto ricordare il ragazzo Ramelli, ma fabbricare l'ennesimo Horst Wessel.
Io avrei detto che è necessario conoscere la storia dell'omicidio Ramelli per evitare che in futuro si continui a uccidere col pretesto della "causa".
Avrei detto che chi aggredisce e uccide un ragazzo a colpi di chiave inglese, mi spiace per i camerati organizzatori se rompo loro le uova nel paniere ma non è nè di destra nè di sinistra, è solo un criminale. Magari sbaglierò.

JD - 22/03/2025 08:47

L'omicidio di quel ragazzo fu un crimine comunista orrendo, ma il fatto che il povero Sergio venisse ammazzato sfondandogli il cranio non santifica le sue posizioni politiche. Per questo intitolare a Ramelli una strada non ha senso. Intitolate una strada alle vittime della violenza comunista, in modo collettivo e nel senso di condannare quelle violenze proprio attraverso l'intitolazione, ma lasciate in pace Ramelli. So benissimo che ci sono strade intitolate a Giovanni Berta (ce ne sono ancora) o a Spartaco Lavagnini, ma il problema non è se Berta o Lavagnini fossero personaggi degni di nota o meno, il problema è che entrambi furono vittime di violenza politica ed è la violenza politica quella da condannare.

anonimo - 22/03/2025 01:46

Da il Post
Giovedì 3 giugno 2010
Il branco che insanguina Lucca
Era il 2004 quando allo stadio di Porta Elisa debuttarono a suon di sprangate i “Bulldog 1998”



Lucca è una città a doppio fondo. Una specie di distillato del provincialismo italiano. Dove avviene tutto e il contrario di tutto. Una città bigotta ma trasgressiva, per dire. Una città bianca in una regione rossa. Una città dove la tradizione mercantile è molto radicata e consolidata. Basta entrare in un negozio per sentirsi davvero circondati di attenzione e cortesia. Lucca è una città che conserva. I negozi di un tempo, i bar per il tè della buona borghesia, come se fosse immutabile. Anche il sindaco di Lucca è immutabile. Si chiama Mauro Favilla, è stato eletto nel 2007 ma era già stato primo cittadino nel 1972 e poi nel 1985 e ancora nel 1988. Oggi ha 76 anni.

Lucca è una città bellissima che a volte non riesce a nascondere le sue brutture, però. Accade anche in questi giorni ma la storia viene da lontano. Era il 2004 quando allo stadio di Porta Elisa debuttarono a suon di sprangate i “Bulldog 1998” un gruppo di supporter della squadra locale decisamente collocati a destra che, prima ancora di sostenere l’onore della Lucchese, iniziò a far pulizia della “marmaglia rossa” che infestava la loro stessa tifoseria, per ottenere il possesso completo della curva. Qualcuno racconta che già l’avere il comune concesso lo spazio per la presentazione di un libro sul gerarca Pavolini, il 25 aprile 2001, fu una prima occasione di aggregazione importante per il gruppo. Dopo anni di caccia ai “Fedayn” e ai “Tori Flesciati”, tifosi lucchesi di estrema sinistra, riuscirono nell’intento e iniziarono ad andare oltre, allargando le loro scorribande anche fuori dello stadio. Minacce e violenze commesse ai danni di giovani appartenenti all’area della sinistra antagonista, iniziati la notte di ferragosto del 2004 con l’aggressione a Edoardo Seghi, fino al pestaggio e all’accoltellamento di Emanuele Pardini, militante del centro sociale “Cantiere Resistente”, la notte del 23 febbraio 2007.




Dopo quell’episodio la polizia, che incomprensibilmente aveva tollerato per anni le loro prepotenze, decide di passare all’azione e, dopo ulteriori sette mesi di “lunghe e articolate indagini”, a settembre di quell’anno l’Ucigos di Lucca arresta una decina di Bulldog e altrettanti ne denuncia a piede libero per associazione a delinquere, percosse, lesioni personali gravi, violenza privata, minacce aggravate, porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere e danneggiamento. Nelle perquisizioni vengono trovati: una notevole collezione di armi improprie, pugnali, bandiere naziste e appunti e scritte che inneggiano alla superiorità razziale. I giovani, alcuni conosciuti con i nomi di battaglia di ‘Generalissimo’, ‘Toffolo’, ‘Brioche’, ‘Cicogna’, ‘Francuccio’, ‘Gigi la trottola’ (tutti dai 19 ai 36 anni con netta prevalenza di diciannovenni), inchiodati anche dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, si avvalgono della facoltà di non rispondere. Nuove denunce nascono dalle minacce e le aggressioni dei Bulldog nei confronti dei testimoni contro di loro.

Un paio d’anni dopo – siamo nel 2009 – altri episodi peggiorano questa storia. Stavolta addirittura siamo di fronte a un gruppetto di quattordicenni che per mesi si impossessa del centro della città e picchia chiunque gli capiti a tiro. Si fanno chiamare “Gabber”, sono di destra, ragazzi di buona famiglia, agiscono alla luce del sole, riprendono le loro imprese con il telefonino e sostengono di far questo per poter entrare a pieno titolo nei Bulldog. Dopo mesi di angherie, tre delle loro vittime – coetanei – decidono di rivolgersi alle forze dell’ordine. Venti vengono identificati e sette denunciati.

Alcune settimane dopo, il capo supremo dei Bulldog (disciolti per la legge ma non di fatto), il pluricondannato Andrea Palmeri (vanta anche un’impresa internazionale: nello stadio di Sofia – dove non avrebbe potuto essere perché colpito da Daspo – venne arrestato per aver incendiato la bandiera bulgara durante la partita con la nostra nazionale) presenta un suo libro sul tifo con il patrocinio del Comune di Lucca e un assessore cittadino. Il sindaco Favilla sostiene che forse c’è stato un equivoco, ma non ritira il patrocinio. Probabilmente si ricorda di come quei ragazzi, in varie e diverse forme, avevano contribuito alla sua elezione.

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Nel frattempo Michele Quintino Miceli, presidente dei veterani sportivi lucchesi, smette di andare allo stadio e commenta: «Ci sono connivenze, che vanno spezzate, tra frange di tifosi e le società». In città, il primo atteggiamento della polizia e quello ancora attuale delle istituzioni fa circolare il sospetto di altre coperture. Allo stadio e fuori continuano le violenze, gli incendi e i furti d’auto. Particolarmente odiosa l’ennesima impresa di Palmeri, che è accusato da una donna di averle fratturato la mascella con un pugno. Persino Forza Nuova e Fiamma Tricolore prendono le distanze. Alcuni mesi fa il più attivo tra gli investigatori, il capo della Digos Gabriele Gargiulo, viene trasferito a Pisa.

Ma arriviamo all’ultimo tragico episodio di pochi giorni fa. In una birreria fuori città quattro Bulldog a cui era stato negato l’ingresso perché la settimana prima avevano lanciato petardi nel locale, sfondano la porta e irrompono. A farne le spese è un giovane avventore incolpevole, Sasha Lazzareschi: cento punti di sutura in faccia e la perdita di un occhio. Due Bulldog arrestati, due indagati. Lucca tace, però. Dalle istituzioni neppure una parola. C’è l’omertà del potere e la paura tra le persone. Difficilissimo ascoltare opinioni. Insofferenza all’argomento: “Sono dementi”, oppure, detto piano piano: “C’è una strana volontà di rimuovere”, è il massimo che riusciamo a raccogliere. Nel frattempo il processo del 2007 prevede una nuova udienza: è lunedì prossimo, 7 giugno.


Neon - 21/03/2025 19:42

Come ho fatto a dimenticarle! Le famose aggressioni degli antifascisti lucchesi. Chi evidentemente adora l'ideologia fascista e tutto ciò che è fascista, farebbe bene a fare i conti non solo con la storia, ma anche col recente passato. In fondo, scoprire chi davvero vede "nella violenza e nella prevaricazione la propria cifra" non è complicato. Ai nostalgici del fascismo basta uno specchio, e guardarsi intorno con un minimo di onestà intellettuale: si tratta di gentaglia che siede in consiglio comunale e di vecchi conoscenti, alcuni fuggiti dall'Italia come conigli per sfuggire alla giustizia. Basta rileggersi un po' di cronaca locale e non solo.

anonimo - 21/03/2025 18:57

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