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  • 16/02/2025 11:00

Indice di povertà e vulnerabilità nell’area della Piana di Lucca è medio-alto

Medio-alto: è questo il livello dell’indice di povertà e vulnerabilità nell’area della Piana di Lucca. Ce lo dice

non un’impressione o un post sui social: a parlare sono i dati dell’VIII Rapporto sulla povertà, presentato in

questi giorni a Firenze.

I numeri mettono in fila tanti fattori, dal numero di famiglie con Isee inferiore a 6mila euro, al livello di

difficoltà a far fronte a spese come le cure mediche, la casa e il cibo.

Il deflagrare delle disuguaglianze, divenuto drammaticamente evidente a seguito della pandemia Covid, sta

portando in primo piano le difficoltà di tanti, troppi, nuclei familiari a vivere una vita serena e dignitosa.

È quella povertà che non ti aspetti, esplosa anche in territori come il nostro, con una storia che racconta un

passato di risparmio, solidità, sviluppo.

I dati emersi dalla distribuzione dei buoni spesa “Conte” durante il periodo più duro della pandemia, ci hanno

raccontato una maggioranza di persone in difficoltà nella fascia di età fino a 39 anni (furono oltre il 60% di

coloro che ne ebbero diritto nel Comune di Lucca) e con nuclei medi e piccoli (da 1 a 4 persone al massimo)

ad avere più bisogno di aiuto.

Oggi, a quasi vent’anni dalla prima violenta crisi economica del Terzo millennio, quella del 2008, la povertà è

cambiata. Dalla concentrazione del disagio in fasce molto caratterizzate a livello sociale, con la

precarizzazione del lavoro e l’arretramento dell’intervento pubblico in settori fondamentali come la sanità,

la scuola e il sociale, la povertà fa molte meno differenze: si è insinuata nella vita di tanti adulti e bambini e

anche avere un titolo di studio e un lavoro non rappresenta più una protezione certa.

Per affrontare queste nuove forme di povertà, anche nel nostro territorio, è necessario ripensare il sociale e

tornare a dedicare risorse consistenti a interventi articolati su welfare, sanità, emergenza abitativa, per

garantire i diritti di cittadinanza. L’importanza di continuare a sostenere le famiglie in difficoltà con contributi

economici che scongiurino sfratti, taglio delle utenze e peggioramento dello stato di salute a seguito della

mancanza di cure mediche è fuori discussione. I contributi, pensati dopo un’attenta analisi del contesto

sociale e dei dati emersi dagli interventi precedenti, sono uno strumento fondamentale di prevenzione. Ad

essi è necessario affiancare un lavoro di progettazione e pianificazione che prenda le mosse da numeri come

quelli dell’Osservatorio regionale per individuare le fasce sociali e di età più a rischio e costruisca interventi

mirati fatti anche di servizi, con l’obiettivo di sostenere le persone in un percorso verso la possibile

autonomia. E per raggiungere questo obiettivo, oltre alla qualità degli interventi attuati, non si può trascurare

l’aspetto della loro accessibilità.

È un lavoro da fare insieme, nel segno della partecipazione e della collaborazione tra istituzioni, territori, enti

del terzo settore, sindacati e associazioni: serve una comunità consapevole che l’unica soluzione in momenti

di crisi tanto accentuata è “sortirne insieme”, una comunità lungimirante che comprenda che il proprio

benessere non può limitarsi ad essere la somma di un benessere individuale, peraltro sempre meno diffuso.

Una comunità come quella lucchese, da sempre fertile terreno per la crescita del volontariato e

dell’associazionismo, ha nella solidarietà uno dei suoi tratti caratteristici. E può trovare proprio in quel

contesto la forza per pretendere che i più fragili non vengano lasciati indietro.

Valeria Giglioli, Sinistra con

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