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  • 29/08/2023 19:31

Il terremoto Vannacci

E se alla fine il «caso Vannacci» non fosse che un’altra, dolorosa riprova del fossato che divide il paese reale dall’Acropoli della cultura e della politica? Se l’irruzione tra i besteseller di Il mondo al contrario costringesse a meditare sulla brutalità con cui idee nobili, etica, filosofia politica possono venire spazzate via dalla prosa manesca di un soldataccio? Arrivati all’undicesimo giorno del cataclisma scatenato dal libro del generale, diventa difficile non confrontarsi con l’impressione che l’indignazione per le sparate di Roberto Vannacci sia rimasta patrimonio di una élite. Isolato politicamente - eccettuate le profferte di Forza Nuova, gli emoticon di Gianni Alemanno e le strizzate d’occhio di Matteo Salvini - il generale marcia spedito verso la trasformazione in icona di un pezzo di paese che della politica si interessa poco o nulla («se ne frega», direbbe forse Vannacci). Il problema è che Vannacci ha scoperchiato l’acqua calda, ha dato forma a quello che era sotto gli occhi di tutti ma veniva confinato nel non detto. C’è chi ha mostrato persino stupore davanti alla scoperta che nelle forze armate, e in particolare nei reparti speciali, albergano ideologie estreme. Eppure ai tempi della guerra in Iraq nella base italiana di Nassirya si avvicendavano giornalisti di tutte le grandi testate e nessuno trovò bizzarro che sulla caserma del Col Moschin (già comandato proprio da Vannacci) sventolassero le bandiere col teschio della Decima Mas. Certo, ha ragione l’ex colonnello Gianfranco Paglia a dire che nella Folgore c’è anche gente di sinistra. Ma il Dna è un altro e lo sapevano tutti. Un nobile mix di senso civico e di ipocrisia teneva nascosta la realtà: non solo dell’anima fascista (per dirla semplicemente) di un pezzo di forze armate, ma anche della diffusione carsica, sotterranea, in ampi pezzi della società di umori che si vorrebbero circoscritti a quelli che si esaltano facendo il saluto romano. Insomma, nel caso Vannacci, a stupire dovrebbe essere lo stupore. Anche perchè essendoci in Italia più o meno duemila generali, per la legge dei grandi numeri era quasi scontato che uno di loro prima o poi uscisse dai binari. Eppure quando l’inevitabile è accaduto ha colto il sistema impreparato. Il ministro Crosetto è partito bene, ma tutto quanto accaduto dopo non ha spostato l’asse del caso, ovvero la contiguità tra sparate del generale e umori di popolo. Ieri sulla Stampa Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa, definisce «devastante» il messaggio trasmesso dalla faccenda, ma alla fine sembra rimproverare a Vannacci più il metodo della sostanza, come se alla fine si parlasse di bon ton istituzionale. Quando gli chiedono della replica brusca di Vannacci al presidente Mattarella risponde «Non è proibito, certo. Non c’è nessuna legge che lo vieta. Non è un reato. Ma semplicemente non si fa». Vannacci è pronto a spiegare le sue ragioni al ministro Crosetto? «Un militare, se vuole avere la possibilità di parlare con la catena gerarchica, fa la sua richiesta di essere messo a rapporto». E via di questo passo. La sostanza, la sintonia tra Vannacci e pezzi di paese profondo, il libro che scavalca la Murgia, scivola via. Idem per Fabrizio Cicchitto, che su Repubblica si avventura in un retroscena da brividi, dietro Vannacci ci sarebbe nientemeno che la lunga mano di Vladimir Putin, «l’obiettivo è piazzare elementi contrari all’ortodossia atlantica nel prossimo europarlamento». Vero, falso, chissà. Ma intanto si svicola dal contenuto, si aggira l’ostacolo. In Francia avevano provato a liquidare nello stesso modo le intemperanze di Michel Houellebecq, ma l’operazione non era riuscita benissimo. L’altra sera a Ceglie Messapica, all’evento di Affaritaliani, anche il leader di Forza Italia Antonio Tajani fa appello alle regole, ai doveri di un militare «mio padre era un ufficiale e io non ho mai saputo per chi votava, diceva che era solo al servizio della Repubblica e non era suo compito esprimere idee politiche». Verissimo. Ma ormai l’affare Vannacci ha mollato gli ormeggi, viaggia nel mare aperto del consenso dell’uomo qualunque, che del rispetto delle regole - come è noto - non si è mai preoccupato molto. il giornale

I commenti

più che altro, mi preoccupa che quest'uomo possa maneggiare delle armi. Dovesse spararsi su piede, sveglio com'è…

anonimo - 30/08/2023 23:17

E dunque sarebbe solo per questa contingente simpatia putiniana che è stato messo in una posizione tale da non far danni? Non perché la sua storia prova che è intimamente connesso con certi modi di intendere la vita che altro non si possono definire se non profondamente fascisti? Che tristezza.
Questa repubblica democratica ha perso l'occasione, dopo la guerra, di avviare una profonda operazione culturale di stigmatizzazione del fascismo. La Germania, per esempio, si è comportata in modo diverso, eppure anche lì vi sono stati compromessi, più che altro 'ad personam' (gente appoggiata che ha potuto rifarsi una vita e una carriera in barba alla denazificazione).
Ma ci dev'essere qualcosa di particolarmente marcio nell' "italianità", per cui questi modi di sentire la vita risorgono sempre.
Temo che qui non si potrà mai parlare del fascismo come di un fenomeno storico concluso, non si potrà mai, nemmeno fra altri 100 anni, discutere pacatamente di Mussolini come in Francia si fa di Napoleone. Un pezzettino di Mussolini (per quanto Mussolini fosse, anche nel male, un'emerita fava rispetto a un Hitler, a uno Stalin o a un Franco) negli italiani non morirà mai. Toccherà sempre lottare.

JD - 30/08/2023 12:25

Vannacci è stato tolto di mezzo prima di scrivere il libercolo. Per quale motivo? Per chi non lo sapesse Vannacci è stato sbattuto al comando dell'IGM, cosa che per un generale operativo delle teste di cuoio è come per un questore esser mandato a dirigere il traffico, per le sue simpatie putiniane. Mi pare evidente che l'Italia fa parte di una alleanza oggi fortemente impegnata a sostenere lo sforzo di una nazione che dalla Russia è stata attaccata. Per cui era regolare che un personaggio che simpatizza per il nemico fosse privato del comando. A quel punto il generale, probabilmente incoraggiato dalla destra fascista, ha scritto il libercolo. Lo ha scritto per disturbare il Primo Ministro Meloni e FdI e questo perché il nostro Primo Ministro ha una chiara politica di lealtà alla NATO. Lo ha scritto in previsione di una entrata in politica in qualche partito dell'arcipelago fascista. Nella Russia di Putin un generale che agisce contro il governo fa inevitabilmente una brutta fine, tra isotopi radiottivi nella zuppa, vodka avvelenata, viaggi coatti in Siberia e ovviamente la possibile eliminazione fisica diretta. In Italia, per fortuna del generale, per ora, siamo ancora in democrazia, per cui il Vannacci potrà far politica come vuole. Però la sua carriera militare deve finire qui. Quanto al fascistume che si annida in certi corpi speciali, ci vorrebbe una robusta ramazza per rimettere lo cose a posto una volta per tutte. Ai miei tempi con i parà ci sono stato in caserma assieme, gente con le palle, certo, ma devono ficcarsi in testa che l'Italia al fascismo ci torna solo se prima ci ammazzano tutti.

anonimo - 30/08/2023 01:13

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