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  • 21/06/2022 23:04

la famiglia del senatore Marcucci dice addio al controllo degli emoderivati dopo 60 anni di affari e scandali

Kedrion, la famiglia del senatore Marcucci dice addio al controllo degli emoderivati dopo 60 anni di affari e scandali https://firenze.repubblica.it/cronaca/2022/01/20/news/kedrion_marcucci_emoderivati_vendita_scandali_emoderivati-334598711/ di Maurizio Bologni La famiglia lucchese cede il controllo di Kedrion e mantiene una quota di minoranza di un nascente colosso. E' l'epilogo di una lunga storia cominciata da Guelfo, passata dalla Sclavo di Siena, grandi intuzioni imprenditoriali e inchieste della magistratura, sempre con l'appoggio della finanza pubblica 20 GENNAIO 2022 3 MINUTI DI LETTURA Facebook Twitter LinkedIn Email Link Pinterest Ora è ufficiale, la famiglia Marcucci abbandona il controllo del gioiello toscano degli emoderivati, Kedrion, in cambio di una quota di minoranza di quello che sarà uno dei primi 5 player a livello globale del settore, controllato dai Fondo britannico Premira e dal sovrano degli Emirati arabi Abu Dhabi Investment Authority. Ma la notizia è anche un’altra: dopo oltre sessant’anni la famiglia lucchese Marcucci lascia il controllo di un’industria nazionale, guidata per oltre mezzo secolo in dialogo stretto con la politica e le istituzioni nazionali, tra exploit e scandali, innovazioni, grandi investimenti e inchieste giudiziarie. L’origine di tutto è nell’abilità del capo famiglia, Guelfo Marucci, affiancato in seguito dai tre figli Paolo (oggi al vertice dell'azienda), Andrea (senatore Pd) Marialina (già vice presidente della Regione Toscana). Guelfo fa fortuna dagli inizi degli anni Sessanta comprando e sviluppando Farmaceutici Biagini, una piccola industria specializzata negli emoderivati, allora particolarmente richiesti negli Stati Uniti dove Marcucci aveva già buone entrature. Nel ‘72, con i soldi della Cassa per il Mezzogiorno, l’imprenditore fonda a Rieti la Aima Plasmaderivati. Ma meno di sei anni dopo le sue attività rallentano, mostrano segni di crisi, e in soccorso arriva Eni che rivela la metà del gruppo. Allora, Guelfo ha già avuto, due anni prima, una nuova intuizione, quella di diversificare le attività imprenditoriali, fondando il centro turistico Il Ciocco e la rete televisiva Tele Elefante, che diviene in pochi anni uno dei network multiregionali meglio irradiati d' Italia, e alla quale nell’84 seguirà il colpo geniale di Videomusic, prima tv di settore. Un altro salto Marcucci lo farà nel 1990 quando acquisterà da Enimont guidata da Sergio Cragnotti la Sclavo di Siena: vaccini, emoderivati, diagnostica, eccellenza italiana dell’industria nata dalle invenzioni geniali di un grande scienziato senese, Achille Sclavo. Il gruppo farmaceutico Marcucci, che fattura 140 miliardi di lire, paga 100 miliardi il “bocconcino” senese. Troppo, pensano a Siena, dove Sclavo è considerata un bene municipale, una sorta di sorella minore del Monte dei Paschi. L’accoglienza non è delle migliori. “Guelfi a Siena ‘un se ne vole”, si brontola all’angolo dell’Unto in via Banchi di Sopra, dove notabili e impiegati della banca temono che il gruppo Marcucci non abbia i numeri – 140 miliardi di fatturato, appunto – per reggere l’urto con un'azienda complessa pagata 100 miliardi. Credono, a Siena, che le mire dell’imprenditore lucchese siano quelle su cui Repubblica si interroga già nel luglio 1990: “Non è che Marcucci ha in mente di rivendersi a pezzi il gioiellino acquistato?”. La storia degli anni successivi dirà che quella previsione fu in parte azzeccata, con vari grandi brand della farmaceutica mondiale, da Chiron a Bayer, da Novartis a Glaxo, che si succederanno nella proprietà di vari rami d’azienda della vecchia Sclavo e di altri germogliati dalla casa madre (come le biotecnologie), mentre la famiglia Marcucci si ritira nella sua roccaforte lucchese per nutrite e far crescere sana e forte la sua ultima creatura nel settore plasmaderivati: Kedrion. Nel mezzo, però, c’è la tempesta giudiziaria che investe Guelfo nel 1995, quando Marcucci controlla il 35% del mercato italiano degli emoderivaticon attraverso Sclavo, Farma Biagini e Aima. Le inchieste, che muovono dalla procura di Trento e rimbalzano in altre sedi giudiziarie, e coinvolgono il potentissimo direttore generale del ministero della sanità Duilio Poggiolini, riguardano importazioni di sangue dall’estero ritenute irregolari ma soprattutto approdano ad un’accusa che può costare l’ergastolo: epidemia dolosa. Gli emoderivati avrebbero infettato centinaia di emofiliaci che negli anni tra il 1980 e il 1998 sarebbero venuti a contatto con il virus dell’Aids e delle petati utilizzando farmaci indispensabili per la loro sopravvivenza. Accuse infamanti. Che, come troppo spesso accade a causa di una giustizia lenta e incapace di riabilitare, cadono quasi un quarto di secolo dopo, quando Guelfo Marcucci è già morto, nel 2019: i giudici assolvono con formula ampia, perché il fatto non sussiste, Poggiolini e altri 8 imputati sopravvissuti. E’ un’altra era. La grande Sclavo non c’è più, resta il suo marchio, che nel 2005 Paolo Marcucci riconsegna simbolicamente al sindaco di Siena Maurizio Cenni come patrimonio della città. C’è invece Kedrion, che nell’innovativa fabbrica di Castelnuovo Pascoli a Barga (Lucca) ha preso il testimone nella produzione degli emoderivati sotto il controllo dei Marcucci con l’immancabile sostegno, negli ultimi anni, della finanza pubblica, una costanza nella storia della famiglia lucchese: stavolta è Cdp, tramite Fsi, che, con una rilevante quota del capitale, accompagna Kedrion in una crescita brillante. Kedrion quadruplica i propri numeri, raggiunge nel 2020 i 350 milioni di fatturato e 1.113 dipendenti. Cresce bene tanto da attirare gli investitori internazionali. E oggi volta pagina. E’ ufficiale, appunto: gli eredi di Gueflo, Paolo, la sorella Marialina e il fratello Andrea, uno dei leader nazionali del Pd, si privano del controllo di Kedrion. Ma i Marcucci reinvestono il controvalore dell’operazione in una quota di minoranza della società con nuovo proprietario, che dovrebbe dare ali ad un polo mondiale dei plasmaderivati e di farmaci contro le malattie rare con base in Toscana. Ad acquisire il controllo di Kedrion è il colosso londinese del private equity Permira, affiancato dal fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti (nel 2019 il terzo più grande del mondo) che contestualmente acquistano e portano sotto le ali di Kedrion il britannico Bio Products Laboratory, un altro leader, specializzato nella lotta alle malattie rare, con una forte esposizione negli Usa dove ha un giro d’affari di 400 milioni. Risultato: al termine del risiko la lucchese Kedrion, controllata da Permira, gli arabi e con soci di minoranza i Marcucci, Fsi e forse Cdp, si vede trasformata in un colosso da 1,1 miliardi di ricavi con attività e 4.000 dipendenti in tutto il mondo. Ma non è più dei Marcucci. E questa che comincia ora è un’altra storia, tutta da scrivere. Che inizia nel giorno del punto finale dell’altra storia, quella cominciata oltre 60 anni fa da Guelfo.

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