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  • 26/12/2022 20:30

Fecebook batte CasaPound : fuori dal social per odio

Facebook vince in tribunale contro CasaPound, può chiudere la pagina perché “istiga all’odio” Nel settembre del 2019 Facebook aveva rimosso la pagina di CasaPound. Due mesi dopo, il tribunale di Roma aveva chiesto al social di riapriamo.a Nuova sentenza, nuova decisione. Il tribunale di Roma ha riconosciuto il diritto esercitato da Meta a chiudere le pagine di CasaPound Italia aperte su Facebook. Secondo i giudici della Sezione diritti della persona e immigrazione, Meta ha il diritto di rimuovere la pagina di CasaPound senza andare contro le leggi che tutelano la libertà d’espressione: “I discorsi d’odio non rientrano nell’ambito di tutela della libertà di manifestazione del pensiero, la quale non può spingersi sino a negare i principi fondamentali e inviolabili del nostro ordinamento”. Questo è solo l’ultimo capitolo di uno scontro cominciato nel settembre del 2019, quando Facebook aveva deciso di cancellare le pagine italiane di CasaPound e di due dei suoi esponenti più importanti: Gianluca Iannone e Simone De Stefano. Tra le pagine chiuse dal social fondato da Mark Zuckerberg c’era anche quella di Roberto Fiore, legato invece a Forza Nuova. Il 2 dicembre il tribunale di Roma aveva ritenuto la decisione di Facebook lesiva della libertà di espressione e aveva chiesto al social di riaprirla, pena il pagamento di una sanzione. Il “dovere legale di rimuovere i contenuti” di Facebook Nel settembre del 2019 uno dei temi più dibattuti nella Silicon Valley era la responsabilità dei social network nella condivisione dei contenuti violenti, soprattutto se collegati a forze politiche. La sensibilità del pubblico a questi temi era cambiata dopo lo scandalo Cambridge Analytica esploso all’inizio del 2018. Allora Facebook aveva giustificato così la decisione di rimuovere la pagina: “Chi diffonde odio non trova posto nelle nostre pagine, gli account che abbiamo rimosso violano la nostra poolicy a tutela della libertà individuale”. Questa decisione ora è supportata dal tribunale, secondo cui Facebook "aveva il dovere legale di rimuovere i contenuti, dovere imposto anche dal codice di condotta sottoscritto con la Commissione Europea”. Al momento la pagina di CasaPound su Facebook non è più raggiungibile. Continua a leggere su Fanpage.it continua su: https://www.fanpage.it/innovazione/tecnologia/facebook-vince-in-tribunale-contro-casapound-puo-chiudere-la-pagina-perche-istiga-allodio/ https://www.fanpage.it/

I commenti

la querelle Casapound-Facebook non è finita: il movimento annuncia il ricorso
Il tribunale di Roma aveva dato ragione a Meta per aver rimosso da Facebook i profili di Casapound




Nei giorni immediatamente precedenti al Natale è stata comunicata la sentenza del tribunale di Roma sulla questione Facebook-Casapound. Com’è noto, in passato, il social network di proprietà di Meta aveva provveduto a bannare i profili del movimento e di alcuni suoi rappresentanti per violazioni delle policies della piattaforma. Tuttavia, per rispondere alle istanze urgenti presentate da Casapound, in un primo momento il tribunale aveva chiesto a Facebook di reintegrare il profilo di Casapound stessa, appellandosi all’articolo 700 del codice di procedura civile, basandosi sul principio di mancata garanzia del pluralismo politico. Come vi avevamo già spiegato il 24 dicembre, tuttavia, questo atto del tribunale, in realtà, non è entrato nel merito della questione, ma ha semplicemente posto in essere delle garanzie nei confronti del movimento politico. Una volta che il tribunale di Roma è entrato nel merito della questione, la giustizia ha dato ragione a Facebook nel giudizio di primo grado, sostenendo – anzi – che il social network aveva il dovere di rimuovere la pagina Facebook del movimento. Ora, però, Casapound ha annunciato ricorso.

LEGGI ANCHE > Il tribunale di Roma ha stabilito che Meta «ha il dovere di rimuovere la pagina di Casapound»

Facebook-Casapound, il movimento annuncia ricorso
«Non è certo un’azienda privata come Meta che può decidere se sia o meno ‘un’organizzazione pericolosa’ né, tanto meno, limitarne arbitrariamente i mezzi di comunicazione – hanno scritto i dirigenti di Casapound in una nota -. La decisione del tribunale è viziata da una errata interpretazione dei contenuti pubblicati sulla pagina stessa, che sono perfettamente legittimi, anche alla luce di alcune sentenze della Corte di cassazione. Forte di questo, Cpi appellerà e, nel mentre, continuerà a utilizzare tutti gli altri mezzi di comunicazione a sua disposizione e continuerà la sua battaglia contro chi si arroga il diritto di decidere chi può parlare e chi no».

Inoltre, Casapound – nel presentare l’annuncio del ricorso – ha anche spiegato come sia necessario prevedere un quadro normativo all’interno del quale regolare il ruolo dei social network nella società. L’appello porterà avanti la questione anche nei prossimi mesi, estendendo la giurisprudenza sull’intervento dei social network nei confronti di pagine o account che hanno una finalità politica o sociale. Nella sentenza di primo grado, il tribunale di Roma aveva spiegato che i discorsi d’odio «non rientrano nell’ambito di tutela della libertà di manifestazione del pensiero» e che, quindi, non potevano essere utilizzati nell’ambito della definizione della libera espressione.

sd - 27/12/2022 17:04

e difendere lucca che ne pensa

edy - 27/12/2022 17:02

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