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  • 25/09/2025 18:53

Elezioni regionali. Usiamole per rafforzare il movimento popolare

Nel mese di novembre molte regioni italiane saranno coinvolte nelle elezioni. Oltre alla Toscana, che voterà il 12 e 13 ottobre, anche Calabria, Campania, Puglia, Marche e Valle d’Aosta si recheranno alle urne. La campagna elettorale si inserisce in un quadro più ampio segnato dalla seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, con la terza guerra mondiale in corso che ne costituisce l’aspetto centrale. Per i capitalisti la guerra è l’unica soluzione alla crisi generale in cui sono immersi e si traduce nella necessità di distruggere uomini, donne, aziende, infrastrutture e interi paesi. Tuttavia, imboccare questa via è un’arma a doppio taglio perché la loro guerra apre la strada alla rivoluzione socialista, alla guerra di liberazione delle masse oppresse contro la classe dominante. È proprio questa guerra, con l’obiettivo di superare i rapporti di produzione capitalistici e instaurare il socialismo, a offrire una soluzione definitiva alla crisi. In questo contesto la crisi politica, nel nostro paese, ha di fronte a sé uno snodo che è un potenziale scossone: le elezioni regionali, per l’appunto. Infatti, per quanto i sistemi elettorali siano “blindati”, lo scollamento fra masse popolari e sistema politico delle Larghe Intese rischia di manifestarsi in tutta la sua portata e aggravarsi. Basta osservare la campagna elettorale per le Regionali per toccare con mano come, ad ogni tornata elettorale, riemerge ciò che i partiti delle Larghe Intese tentano ostinatamente di ignorare, marginalizzare, escludere, oscurare e insabbiare: il ruolo delle masse popolari. Ma sono proprio queste ultime il convitato di pietra della campagna elettorale! Le regioni sono un pilastro fondamentale per i sistemi di potere locali delle Larghe Intese (dalle Regioni passa almeno il 90% della spesa pubblica per la sanità) e un’eventuale batosta per i partiti della maggioranza di governo sarebbe un ulteriore terremoto da gestire anche alla luce della reciproca concorrenza fra loro. In Toscana le Larghe Intese giocano una partita estremamente delicata, a partire dal fatto che è una regione governata dal Pd in cui però sono esplose e stanno esplodendo tutte le contraddizioni della sottomissione agli Usa, alla Nato e ai sionisti: Camp Darby, base militare nella provincia di Pisa, Comando Nato a Firenze, ruolo di Marco Carrai. La Toscana sta anche diventando un laboratorio per il campo largo. Per approfondire l’argomento si rimanda a questo link: https://www.carc.it/2025/09/07/elezioni-regionali-e-lotta-contro-il-sistema-delle-larghe-intese-la-campagna-elettorale-in-toscana-e-una-piccola-esperienza-nelle-marche/. Il nostro intervento Per noi comunisti le elezioni sono uno dei tanti strumenti da valorizzare per far crescere il protagonismo popolare, per alimentare il distacco tra le masse popolari e i partiti delle Larghe Intese, per dare uno sbocco positivo alla mobilitazione della sinistra borghese. Partiamo dal presupposto che le elezioni, sono una pericolosa necessità per la borghesia imperialista. Sono una necessità nel senso che servono a dare la parvenza di legittimità a un sistema politico che legittimità non ne ha più, sono pericolose perché a ogni tornata elettorale, in un modo o in un altro, le masse popolari manifestano il loro malcontento con il voto di protesta o con l’astensione, e lo scollamento dal sistema politico, dai suoi partiti, dalle sue liturgie. Come partito siamo attivi nella campagna elettorale in Toscana da alcuni mesi. In un primo momento con gli sforzi per favorire la convergenza delle liste anti Larghe Intese di sinistra e progressiste. Non siamo riusciti ad evitare che il fronte elettorale anti Larghe Intese si presentasse frammentato, ma salutiamo positivamente il fatto che Toscana Rossa sia riuscita a raggiungere il numero necessario di firme per poter partecipare alla campagna elettorale. L’intervento principale durante la fase pre-elettorale si è concentrato sul dialogo e sul confronto con alcuni organismi operai e popolari. Questo percorso ha portato alla definizione di un programma composto da 12 impegni non negoziabili. Il ragionamento che sottende a questa iniziativa è quello per cui in un contesto come quello odierno, in cui la classe dominante prova a confinare la partecipazione alla vita politica soltanto attraverso i riti del teatrino della politica borghese irrompere nella campagna elettorale consiste nel fatto che gli organismi di base iniziano a combinare la protesta contro il governo e contro i candidati che fanno solo promesse, con l’elaborazione di soluzioni coerenti con gli interessi delle masse popolari e dei lavoratori. Insomma, diventare “nuova classe dirigente” come affermano gli operai del Collettivo di Fabbrica della ex GKN. In questo senso, i 12 punti rappresentano al contempo: un programma elettorale per qualsivoglia forza politica, lista e candidato che voglia agire in rottura con i poteri forti, un programma di lotta e di “irruzione” nella campagna elettorale, un programma di governo per la Regione Toscana. In questo modo, la campagna elettorale smette di essere uno sterile spettacolo della politica e dei politici borghesi, diventando invece un’arena della lotta di classe in cui le masse popolari irrompono portando le loro parole d’ordine, rivendicazioni, lotte, proposte. Le “loro” liste, a questo punto, si trasformano realmente in strumenti di autentica partecipazione popolare. La campagna elettorale stessa, diventa un mezzo per consolidare energie, potenziare iniziative già avviate e spingerle avanti. Il passo ulteriore è la mobilitazione per iniziare a perseguire le soluzioni indicate con gli strumenti che ogni organismo ha già a disposizione, adottando le forme di lotta più idonee, facendo valere il principio per cui è legittimo tutto ciò che è conforme agli interessi delle masse popolari, anche se è illegale. Facciamo un breve approfondimento sulle iniziative che il cosiddetto campo progressista sta promuovendo anche in Toscana con l’evidente obiettivo di recuperare consenso elettorale. Iniziative che riguardano in modo particolare AVS i cui candidati e sindaci si sono distinti, in questi mesi, proprio per le posizioni opposte a quelle del Pd e di Giani (pensiamo a quanto fatto da Lorenzo Falchi, Sindaco di Sesto Fiorentino e attuale candidato nel campo progressista, nell’ambito delle mobilitazioni per il boicottaggio dei prodotti farmaceutici TEVA). Bisogna approfittare della mobilitazione del polo Pd indipendentemente dai suoi obiettivi e dal fatto che le sue parole d’ordine siano “ambigue” (che novità!). Il Pd e i suoi cespugli sono ancora autorevoli tra una parte delle masse popolari e dei lavoratori, nonostante tutto… Per chi ha come obiettivo quello di far crescere il movimento contro la guerra, contro il genocidio, per la cacciata del governo Meloni, le iniziative dei partiti del campo progressista sono un’occasione, non un ostacolo. In questo senso, consideriamo arretrata sia la posizione di chi vuole portare le masse popolari a sottomettersi al Pd e ai suoi cespugli proponendo la via del meno peggio, sia la linea di chi promuove il boicottaggio delle mobilitazioni chiamate dal Pd e dai suoi cespugli denunciando il pericolo di strumentalizzazioni elettorali. La campagna elettorale deve essere il campo in cui i candidati devono fare subito quello che promettono di iniziare a fare una volta eletti. I comitati devono assumere questa linea di ragionamento e imporre questa linea di condotta ai candidati. In questo modo, non solo si evitano sterili passerelle elettorali, ma si afferma un criterio di verifica nuovo anche per quelle liste e quei candidati che si presentano come un’alternativa. È in questo perimetro di ragionamento che, per esempio, gli organismi che lottano per la Palestina devono approfittare proprio delle parole dette da Giani (vedi qui) per ottenere la destituzione di Marco Carrai facendo leva non solo sui candidati di AVS ma anche su quelli del M5S (e sui “famosi” 23 punti!). I comitati devono usare le elezioni per rilanciare la campagna di boicottaggio dei farmaci Teva da parte delle farmacie comunali imponendo al Pd, che governa decine di Comuni, di far passare nei consigli comunali l’adozione di questa misura. Toscana Rossa deve sostenere queste operazioni. “Eh ma così portiamo acqua al mulino di Giani!” Sbagliato! Semmai, così facendo, Toscana Rossa approfitterebbe “dell’acqua di cui il mulino di Giani ha bisogno” per alimentare la lotta per il boicottaggio e l’isolamento di Israele, per alimentare le contraddizioni dentro il polo Pd e sicuramente dimostrerebbe nella pratica che più di ogni altra cosa l’obiettivo è fare azioni concrete ed efficaci contro il genocidio in questo modo guadagnerebbe consensi anche elettorali! Questo significa usare la campagna elettorale per alimentare le lotte; per costruire rapporti di forza e partecipare superando l’elettoralismo, cioè l’idea che le elezioni possano bastare a cambiare le cose. Le elezioni regionali, in definitiva, possono essere l’ambito per fare passi in avanti nel rafforzamento del movimento popolare e nel coordinamento degli organismi che già lo promuovono. Questo è il criterio di verifica, principale, con cui valutarne l’esito. Federazione Toscana del P.CARC carc.it

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