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  • 28/08/2025 16:40

Un'altra attività lucchese storica chiude. E la giunta cosa fa?


La chiusura definitiva del chiosco dei bomboloni di Piero fa riflettere su come il mercato sfrenato e l'immobilismo delle amministrazioni che dovrebbero regolarlo stia distruggendo il tessuto economico della città. 
Opporsi all'ondata di chiusure di attività commerciali tradizionali, al dettaglio e rivolte ai residenti, che colpisce la città da anni, non significa opporsi a un qualche inevitabile progresso, ma a una precisa idea liberista dell'economia locale condivisa sia dalla giunta attuale che dalla precedente. 
Se molti commercianti sono costretti a chiudere è a causa dello spopolamento del centro, fenomeno tutt'altro che inevitabile se si volesse davvero colpire la speculazione immobiliare. 
Infatti la proliferazione dell'affitto breve turistico sta sostituendo sempre più quello lungo residenziale, e grazie alle piattaforme online Airb&b e Booking.com nel 2024 si è avuto l'aumento record in Italia dei prezzi dei pernottamenti: +20% secondo l'Unione Nazionale dei Consumatori. 
Il prezzo di questi rincari lo pagano le famiglie lavoratrici lucchesi, che non possono più permettersi di vivere in città e ne sono spinte sempre più lontano, i giovani che non trovano case in affitto, e i negozianti costretti a chiudere i battenti. 
I fondi delle attività cessate spesso restano abbandonati, tranne quelli posti lungo le direttrici principali del turismo. 
È lì che proliferano i nuovi padroni della città: catene, franchising, negozi di souvenir e ristoranti. 
Questi locali sono solitamente standardizzati, uguali tra loro e ad altri in ogni altra città d'Italia, spesso rivolti esclusivamente ai turisti e con prezzi sempre in aumento. 
È il mercato che li fa moltiplicare, ma è la città a lasciarsi vendere senza porre alcuna condizione, né per la difesa del lavoro, né per la tutela del patrimonio storico, culturale e tradizionale.
Così le attività si concentrano nelle mani di sempre meno imprenditori e il lavoro di qualità in aziende stabili e familiari è sostituito da quello precario.
Serve un cambiamento radicale per la nostra città, serve adottare provvedimenti che vadano a calmierare l'incidenza e gli effetti del turismo sul nostro tessuto socio-economico, permettendo una regolamentazione che possa far convivere l'accoglienza con il diritto dei cittadini e delle cittadine di vivere la città 

Matteo Pelleriti, candidato alle elezioni regionali per Toscana Rossa - Rifondazione Comunista

I commenti

Dispiace a tutti vedere un’altra attività storica chiudere, perché queste botteghe sono pezzi di memoria e identità della nostra città. Ma bisogna essere chiari: non è colpa della giunta di oggi se il chiosco abbassa la saracinesca.

Le cause sono note e vanno avanti da anni: affitti sempre più alti, centro storico svuotato di residenti, turismo che ha trasformato tutto in una vetrina, normative complicate e controlli che dipendono da enti come ASL o uffici tecnici. Se un’attività viene giudicata “non regolare”, non è la politica comunale a deciderlo, ma l’applicazione di leggi nazionali e regionali.

L’attuale giunta lo ha già detto chiaramente: non può intervenire per sanare situazioni fuori norma, ma può impegnarsi a difendere e sostenere chi rispetta le regole e tiene vivo il tessuto commerciale tradizionale. In più ha ribadito che l’obiettivo è lavorare su strumenti urbanistici, regolamenti più equi e incentivi per attività storiche, senza però illudere i cittadini che si possa risolvere con un colpo di bacchetta magica.

In sostanza, accusare la giunta è ingiusto: questa situazione è il frutto di decenni di scelte e cambiamenti economici più grandi della politica locale. Ciò che serve davvero è una strategia condivisa: tutela delle attività storiche, regole sugli affitti brevi, più residenti dentro le mura e meno improvvisazione.

Solo così Lucca potrà conservare la sua identità e non ridursi a un centro senz’anima fatto di vetrine tutte uguali.

lino k. - 28/08/2025 18:26

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