A BIBBIANO SFILA LO STRAZIO DEI GENITORI
A BIBBIANO SFILA LO STRAZIO DEI GENITORI
di Mario Adinolfi
E il processo per i fatti di Bibbiano? Vi sarete accorti che nessuno ne fa più cenno, non c’è una riga sui giornali e si è presa l’assoluzione in appello di Claudio Foti con la formula della vecchia insufficienza di prove come pietra tombale del procedimento. Invece il primo grado del processo a Reggio Emilia va avanti anche se piano, troppo piano. I 17 imputati puntano evidentemente alla prescrizione dei reati prima del terzo grado di giudizio e per questo è importante raccontare cosa sta accadendo in aula. Affinché qualcosa resti dell’orrore compiuto e, possibilmente, non sia ripetuto. Vi ho promesso che nel silenzio totale il racconto giornalistico ve lo avrei fatto io. Mantengo la promessa.
Stanno sfilando in aula i genitori a cui gli imputati sottrassero i figli e i racconti sono strazianti, non si ascoltano senza scoppiare in lacrime. Ma prima voglio riportare le parole del procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, che commentano l’assoluzione di Foti: “Abbiamo ricostruito un imponente impianto accusatorio, con milioni di conversazioni in chat estrapolate da 50 telefonini. Un’attività complessa e ampia. Lo dico perché non ritengo che sia crollato l’impianto accusatorio. Non è così. L’assoluzione di Foti è ai sensi del secondo comma articolo 530 del codice penale, il quale dà la facoltà al giudice di assolvere l’imputato quando la prova c’è, ma non è completa o non è univoca. Significa che se il giudice avesse ritenuto che i fatti non sono minimamente provati avrebbe utilizzato come formula assolutoria più convincente”.
Non bastasse “l’imponente impianto accusatorio” ora l’ascolto delle storie dei genitori in aula è terribile. Ed è giornalisticamente incredibile che, con l’eccezione del locale Resto del Carlino, nessuna testata nazionale voglia dare notizia di quello strazio di famiglie normali a cui improvvisamente dalla sera alla mattina sono stati sottratti i figli da una cricca criminale che agiva per ragioni finanziarie e ideologiche, figlie della dittatura violenta di una lobby Lgbt che ormai si sente protetta dall’impunità garantita dai media. Infatti per l’assoluzione di Foti paginate solidali su tutti i giornali, per il dolore delle famiglie che parlano in aula neanche una riga.
I racconti sembrano tutti uguali, ma sono tutti diversi, solo ugualmente dolorosi. Arriva l’accusa di “sospetto abuso” che diventa una sentenza brandita dai servizi sociali e l’invito a portare il bambino per un colloquio. Racconta una mamma: “Lo portai alla sede dei servizi. Gli diedi un bacio: lui mi salutò pensando che fossi fuori ad aspettarlo. Poi conoscenti mi riferirono di avere sentito le urla di un bambino che cercava la mamma. Non l’ho più visto per quattro anni e dopo era sempre aggressivo con me”. Se i genitori protestano o osano mettere in dubbio le procedure vengono sottratti loro anche gli altri figli. Un incubo che dura dal 2014 al 2019, quando scoppia il bubbone dell’inchiesta e tutti i bambini vengono riportati alle loro famiglie d’origine. Ma ormai i danni relazionali e familiari sono permanenti, quelle ferite non si cicatrizzeranno mai.
Per questo continuo a parlare di Bibbiano. Solo io. Sapendo che è un’altra delle cose che mi faranno pagare. Ma questo occorre fare affinché almeno una traccia resti e mezze assoluzioni più le prescrizioni non siano la verità dell’orrore compiuto a danno di bambini e famiglie. Come a Bibbiano, in molte parti d’Italia.