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Infrastrutture, alle province toscane 260 milioni di euro per interventi sui ponti ma manca personale
I dati emersi durante il convegno da Upi Toscana: “In 9 anni persi 2.200 tecnici e addetti amministrativi per fare i progetti”
Firenze, 4 luglio 2023 – Alle province toscane 260 milioni di euro da parte del ministero delle Infrastrutture per interventi sui ponti. E’ uno dei dati emersi dall’incontro organizzato oggi dall’Unione delle province della Toscana, all’Auditorium Sant’Apollonia di Firenze, dal titolo “Studi e azioni per l’applicazione delle linee guida per i ponti esistenti in Toscana”.
Erano presenti il sindaco metropolitano Dario Nardella, l’assessore regionale Stefano Baccelli, il presidente di Upi Toscana e della Provincia di Massa-Carrara Gianni Lorenzetti, il Presidente delegato di Upi Toscana alla viabilità e delegato di Anci ai lavori pubblici Francesco Limatola, Paolo Del Soldato del Collegio degli Ingegneri della Toscana e Sandro Chiostrini dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze, dirigenti regionali e provinciali.
I ponti nelle nove province della Toscana sono 4.714, presenti soprattutto nelle province con maggiore estensione territoriale e stradale, vale a dire Siena, Arezzo e Grosseto. Ai 260 milioni di euro di investimenti, assegnati con decreti ministeriali dal 2021 al 2029, si sommano altri 250 milioni di euro per interventi sulla rete stradale e quasi 20 milioni di euro per manutenzioni sulle strade collocate nelle aree interne. Tutta questa mole di risorse richiederebbe la presenza di strutture tecniche e anche amministrative adeguate per poter celermente elaborare progettualità e dare attuazione agli interventi: ad oggi nelle Province ci sono 1.450 addetti rispetto ai 3.700 del periodo prime della riforma Delrio del 2014. Nonostante la riduzione di personale, sulla base dei dati di Upi Toscana, emerge che dei 116 interventi già realizzati (per ponti e strade) sul decreto ministeriale del 2018 per 60 milioni di euro siamo in una forbice tra l'82 e il 70% di somme spese e lavori realizzati. Comprendendo anche il decreto ministeriale 2020, dei 214 interventi previsti, pari a 94 milioni, è stata già spesa la metà nei cinque enti sottoposti a verifica, con punte oltre il 70%.
“A seguito della tragedia del Ponte Morandi come province italiane, e quindi anche toscane, presentammo per il biennio 2020/2021 un piano di fabbisogno con 1.500 progetti per due miliardi di euro di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture che stiamo completando in questi mesi – commenta il presidente di Upi Toscana Gianni Lorenzetti -. In quel periodo l'Anas poteva contare su finanziamenti pari a 22.000 euro a chilometro per manutenzioni ordinarie e straordinarie, contro i 2.000 euro a chilometro delle province, pur gestendo noi l'80 per cento della rete viaria nazionale una situazione non accettabile e che dimostrava la penalizzazione dei nostri enti. Oggi riconosciamo l'impegno degli ultimi Governi e del Parlamento nel riequilibrare la situazione e dare maggiore prospettiva alle province con l'assegnazione di risorse pari a 14 miliardi per gli investimenti stradali e i ponti fino al 2036, consapevoli del fatto che una rete stradale ben mantenuta è essenziale per il progresso e la sicurezza, favorendo la mobilità dei cittadini, stimolando l'economia e lo sviluppo territoriale".
"Mi preme sottolineare inoltre il prezioso supporto e l'aiuto assicurato dalla Regione Toscana in particolare per quanto riguarda i ponti di sua proprietà. Ciò detto molto resta da fare – conclude il presidente di Upi Toscana – ed è sempre più evidente la necessità di una sburocratizzazione ad hoc del settore e un rafforzamento consistente degli enti provinciali in termini di personale specializzato per assicurare la realizzazione dei piani previsti, altrimenti a rischio".
Dello stesso avviso il presidente della Provincia di Grosseto e delegato alla viabilità e ai lavori pubblici per Upi Toscana Francesco Limatola. "Le province toscane in questi anni post riordino sono state indebolite pesantemente nelle loro strutture tecniche e amministrative - dice Limatola - perdendo oltre 2.000 unità di personale e presentando uno squilibrio di parte corrente certificato dal Ministero pari a 87 milioni di euro. Con il duro lavoro di questi anni siamo riusciti a stabilizzare la situazione ma è evidente che per rispettare gli adempimenti previsti dalle linee guida sui ponti e per realizzare in tempo tutte le opere previste è necessario assicurare personale specializzato in progettazione e gare pubbliche. Diversamente avremo a metà 2025 la classificazione completa dei livelli di attenzione dei ponti ma non potremo intervenire con celerità, con il rischio di chiusure e limitazioni che metteranno in difficoltà cittadini e imprese".
"È ora - conclude il presidente Limatola - di ripristinare la situazione di efficacia minima delle province, per questo l'occasione della riforma per il potenziamento degli enti all'esame del Senato in questi giorni rappresenta l'occasione imperdibile per mettere ordine nell'interesse di quanti, nelle aree urbane e nelle aree interne della nostra regione, attendono di avere una rete viaria moderna e sicura utile allo sviluppo economico e sociale".
La Costituzione indica che lo stato si divide in regioni, province e comuni e che le province sono gli enti di area vasta. Sarebbe dunque doveroso fare una legge di pochi articoli che:
1. abolisca la legge Delrio
2. indichi con chiarezza l'obbligo per le regioni di decentrare i propri uffici su base provinciale e di conferire le deleghe sul territorio su base provinciale
3. abolisca le unioni di comuni, aree vaste ed altre strutture costose e non previste dalla Costituzione che le regioni hanno contribuito ad far gonfiare come bodde.
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