Il capo dei mercenari della Wagner ferma il golpe da lui iniziato contro Putin.
Mentre il nuovo zar del Cremlino equipara la rivolta dei neonazisti della Wagner alla Rivoluzione socialista del 1917
Il capo dei mercenari della Wagner ferma il golpe da lui iniziato contro Putin. Prigozhin: "Le ragioni dell'invasione dell'Ucraina sono tutte false"
Zelensky: "Oggi il mondo ha visto che i capi della Russia non controllano nulla. Niente di niente. Caos totale. La nostra vittoria in questa guerra sarà inequivocabile"
Il tentato golpe militare del 24 giugno in Russia, diretto dal capo dei mercenari neonazisti della compagnia Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha fatto piazza pulita delle molte congetture, ipotesi fantasiose, falsità che anche nel nostro Paese hanno accompagnato finora tutta la discussione politica sulla guerra in Ucraina, dimostrando la miopia politica e ideologica della sinistra di opposizione, dei suoi intellettuali, giornalisti e falsi capi popolo “pacifisti”, purtroppo anche della quasi totalità di quella con la bandiera rossa e la falce e martello, e di fatto dando ragione e confermando in pieno la giusta e corretta analisi che il PMLI e il suo Organo “Il Bolscevico” hanno dato settimanalmente su questo evento di politica internazionale a partire dallo scorso 24 febbraio allorché il nuovo zar del Cremlino Putin scatenò l’aggressione all’Ucraina. Un’azione golpista, quella della Wagner, che al tempo stesso ha messo a nudo la tigre di carta dell’imperialismo russo, un ex gigante ora dai piedi di argilla, staccato dal popolo e dalle masse, preda di insanabili conflitti interni.
Era stato infatti lo stesso Prigozhin la sera del 23 giugno in un video di 30 minuti pubblicato sul proprio canale Telegram ad affermare senza mezzi termini che le ragioni dell’invasione russa dell’Ucraina erano “tutte false”. “A nessuno interessava sapere con quali sforzi si sarebbe ottenuta la vittoria. E quando siamo arrivati, era già impossibile parlare di vittoria. Il ministero della Difesa – ha proseguito il capo della Wagner - sta cercando di ingannare l’opinione pubblica e il presidente e di far girare la storia secondo cui ci sarebbero stati livelli folli di aggressione da parte ucraina e che ci avrebbero attaccato insieme all’intero blocco NATO. Pertanto, la cosiddetta operazione speciale del 24 febbraio è stata avviata per altri motivi. La guerra è stata necessaria a un gruppo di bastardi per trionfare e promuoversi, dimostrando quanto fosse forte l’esercito tanto che Shoigu (il ministro della Difesa russo, ndr) ha ricevuto il grado di maresciallo. Gli oligarchi avevano bisogno della guerra. Ne aveva bisogno il clan che oggi controlla la Russia”. Dal litigio tra due banditi saltano fuori scampoli di verità ed è, in questo caso, quella verità che conoscono bene tutti coloro che non sono a libro paga del nuovo zar Putin né vaneggiano un'impossibile equidistanza tra l'aggressore e l'aggredito in nome di un'altrettanto impossibile pacificazione tra chi difende in armi l'indipendenza, la sovranità e l'integrità del proprio Paese e chi ambisce a dar vita a un nuovo impero russo.
Lucido e puntuale è arrivato il commento a caldo del presidente ucraino Zelensky: “Oggi è un giorno in cui non dovrebbe esserci silenzio. Oggi il mondo ha visto che i padroni della Russia non hanno alcun controllo su nulla. Niente di niente. Solo un caos totale. Una totale mancanza di prevedibilità. E questo sul territorio russo, che è pieno di armi. Il mondo non deve aver paura. Sappiamo cosa ci protegge. Solo la nostra unità. L'Ucraina sarà sicuramente in grado di difendere l'Europa da qualsiasi forza russa, indipendentemente da chi la comanda. Noi la difenderemo. La sicurezza del fianco orientale dell'Europa si basa solo sulla nostra difesa. Ed è per questo che ogni manifestazione di sostegno alla nostra difesa è un sostegno alla vostra difesa, per tutti nel mondo libero. Lo dirò in russo. L'uomo del Cremlino è ovviamente molto spaventato e probabilmente si sta nascondendo da qualche parte, senza farsi vedere. Sa di cosa ha paura, perché ha creato lui stesso questa minaccia. Tutto il male, tutte le perdite, tutto l'odio - lo diffonde lui stesso. E più a lungo potrà correre tra i suoi bunker, più voi perderete... tutti voi che siete legati alla Russia. Cosa faremo noi ucraini? Difenderemo il nostro Paese. Difenderemo la nostra libertà. Non staremo in silenzio e non saremo inattivi. Sappiamo come vincere e lo faremo. La nostra vittoria in questa guerra sarà inequivocabile. E voi cosa farete? Più a lungo le vostre truppe resteranno sul suolo ucraino, più distruzione porteranno alla Russia. Più quest'uomo resterà al Cremlino, più disastri si verificheranno”. Per poi aggiungere in serata: “Chi sceglie la via del male distrugge se stesso. Manda colonne di soldati a distruggere la vita di un altro Paese - e non può impedire loro di scappare e tradire quando la vita resiste. Terrorizza con i missili e, quando vengono abbattuti, si umilia per ricevere uno Shahed (droni iraniani forniti all’aggressore russo, ndr). Disprezza la gente e manda centinaia di migliaia di persone in guerra - per poi barricarsi nella regione di Mosca contro coloro che ha armato. La Russia – ha proseguito il presidente ucraino - ha a lungo mascherato la sua debolezza e stupidità con la propaganda. E ora c’è così tanto caos che nessuna menzogna può nasconderlo... La debolezza della Russia è evidente. Una debolezza su larga scala. E più a lungo la Russia manterrà le sue truppe e i suoi mercenari sul nostro territorio, più caos, dolore e problemi creerà a se stessa. Anche questo è ovvio. L’Ucraina è in grado di proteggere l’Europa dalla diffusione del male e del caos russo. Manteniamo la nostra forza, unità e potenza. Tutti i nostri comandanti e soldati sanno cosa fare. Gloria all’Ucraina!”
Per il consigliere militare presidenziale dell'Ucraina, Oleksiy Danilov, il tentativo di ammutinamento del leader del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, rappresenta la prima fase dello smantellamento del sistema costruito dal presidente russo Vladimir Putin, “la punta dell'iceberg del processo di destabilizzazione". Secondo lui, in Russia si è formato un gruppo di persone scontente - operatori della sicurezza, funzionari governativi e oligarchi - che considerano le azioni di Putin mortalmente pericolose per i loro interessi personali e la loro stessa esistenza, oltre che una minaccia per la Federazione Russa. "La marcia di Prigozhyn da Rostov è una dimostrazione della serietà delle sue intenzioni, delle opportunità esistenti e di come si stiano creando le condizioni per avviare un processo di transito del potere, sia esso volontario o forzato. I convogli di Wagner o quelli formati da altre forze potrebbero alla fine arrivare alla Piazza Rossa", affermava Danilov.
Il capo dei mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin nella serata di venerdì 23 giugno aveva accusato l’esercito russo di aver attaccato gli accampamenti militari dei suoi miliziani uccidendo un numero “enorme” di combattenti. Secondo Prigozhin, a ordinare gli attacchi sarebbe stato lo stesso ministro della Difesa russo Sergei Shoigu. “Hanno effettuato attacchi, attacchi missilistici, sui nostri accampamenti arretrati. Un numero molto elevato di nostri combattenti è stato ucciso”, ha detto Prigozhin in un messaggio audio trasmesso dal suo servizio stampa, promettendo di “rispondere” a questi bombardamenti. L’ex “cuoco di Putin” ormai entrato in rotta di collisione con il nuovo zar del Cremlino ha poi detto che il suo gruppo paramilitare avrebbe compiuto “una marcia per la giustizia” fino a Mosca, negando di voler ordire un colpo di Stato. Prigozhin ha quindi annunciato che intendeva “fermare” i vertici militari di Mosca e invitato i russi a non resistere alle sue forze.
Nella notte ha annunciato che i suoi uomini erano a Rostov sul Don. Le sue truppe, ha ammonito, sono pronte a “distruggere qualunque cosa” si trovi sulla loro strada. “Stiamo andando avanti e andremo fino alla fine”, ha detto il capo della Wagner, precisando di aver abbattuto un elicottero delle forze regolari di Mosca e di essere giunto nelle prime ore della mattina al quartier generale dell’esercito russo a Rostov, centro chiave per l’assalto russo all’Ucraina, e di aver preso il controllo di siti militari, compreso un aeroporto. Le sue truppe, ha minacciato, sono pronte a marciare su Mosca se il ministro della Difesa, Sergei Shoigu e il generale Valery Gerasimov, non accetteranno di incontrarlo. “Siamo arrivati qui, vogliamo vedere il capo di Stato Maggiore e Shoigu. Se non vengono, bloccheremo la città di Rostov e ci dirigeremo verso Mosca”. Ha poi accusato Vladimir Putin di aver “tradito Mosca per ambizione personale. Tutti noi siamo pronti a morire. Tutti e 25 mila, e poi altri 25 mila”. Erano le prime ore della mattina del 24 giugno quando Prigozhin annunciava che “La guerra civile è ufficialmente iniziata”, diffondendo le immagini di un elicottero russo abbattuto a Voronezh dai suoi mercenari, dopo che quest’ultimo li aveva attaccati. In quella città, a 600 chilometri da Mosca, sono stati segnalati scontri a fuoco. “Siamo patrioti” ha tuonato il leader neonazista della Wagner, in un nuovo messaggio, in cui affermava che Vladimir Putin “si sbaglia di grosso quando parla di tradimento della patria: siamo patrioti, abbiamo combattuto e combattiamo”. Prigozhin rispondeva così al videomessaggio alla nazione del presidente russo, che ha puntato il dito contro una “insurrezione armata” definita “tradimento della Russia e del popolo”. Per il presidente russo “qualsiasi azione che divida la nostra nazione è essenzialmente un tradimento del nostro popolo, dei nostri compagni d’armi che ora combattono in prima linea. Questo è un coltello nella schiena del nostro Paese e del nostro popolo. Un colpo del genere – ha calcato la mano Putin ricorrendo al suo viscerale anticomunismo - fu inferto alla Russia nel 1917, quando il Paese stava combattendo nella Prima Guerra Mondiale. Ma la vittoria le fu rubata: intrighi, bisticci e politiche alle spalle dell’esercito e della nazione si trasformarono nel più grande scompiglio, nella distruzione dell’esercito e nel crollo dello Stato, nella perdita di vasti territori, portando infine alla tragedia della guerra civile. I russi uccidevano i russi e i fratelli uccidevano i fratelli, mentre ogni sorta di avventurieri politici e forze straniere traevano profitto dalla situazione facendo a pezzi il Paese per dividerlo. Non permetteremo che questo accada di nuovo. Proteggeremo il nostro popolo e il nostro Stato da qualsiasi minaccia, anche dal tradimento interno”. Ordinando alle Forze Armate russe di neutralizzare coloro che hanno organizzato la ribellione armata del gruppo militare Wagner. "Tutti coloro che hanno deliberatamente intrapreso la strada del tradimento, che hanno preparato una ribellione armata, che hanno intrapreso la strada del ricatto e dei metodi terroristici, - ha continuato Putin - subiranno una punizione inevitabile e ne risponderanno sia davanti alla legge che davanti al nostro popolo. Esorto coloro che sono stati trascinati in questo crimine a non commettere un errore fatale e tragico, ma a fare l'unica scelta giusta: smettere di partecipare ad atti criminali". Spingendosi a paragonare il nazista Prigozhin al bolscevico Lenin e il tentativo di golpe militare della Wagner alla gloriosa Rivoluzione d'Ottobre, Putin conferma di usare menzogne e solo menzogne per giustificare la sua nera politica imperialista all'esterno e fascista all'interno.
Mentre il Comitato nazionale antiterrorismo russo annunciava l'introduzione di un regime di operazioni antiterrorismo nella città di Mosca, nella regione di Mosca e nella regione di Voronezh per “prevenire possibili atti terroristici”, a San Pietroburgo la sede della Wagner veniva isolata dalle forze di sicurezza russe, e avviato un procedimento penale contro Prigozhin per incitamento all'insurrezione armata. Putin intanto aveva conversazioni telefoniche con il presidente bielorusso Lukashenko, quello kazako Kassym-Jomart Tokayev, il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Secondo il Cremlino, il boia Erdogan ha espresso pieno sostegno alle misure adottate dalla leadership russa.
Nella marcia verso Mosca le forze della Wagner hanno abbattuto tre elicotteri da guerra elettronica Mi-8 MTPR, un elicottero Mi-8, un elicottero Ka-52, un elicottero Mi-35, un elicottero Mi-28 e un aereo da trasporto An-26/Il-28, causando la morte di almeno 13 piloti e aviatori, e uno dei giorni più letali per le forze aeree russe dall’aggressione all’Ucraina ad oggi. Le sue colonne, composte da un massimo di 4.000 persone, sull'autostrada M4 possedevano una notevole quantità di equipaggiamento pesante, tra cui MRAP, carri armati principali T-90M, veicoli da combattimento di fanteria BMP, sistemi di difesa aerea Pantsir e sistemi MLRS Grad. Un convoglio in rapido movimento protetto da un ombrello di difesa aerea mobile stratificato (composto da Pantsir e MANPAD) che difendeva efficacemente le forze di terra dagli aerei del governo russo ricordava.
La retromarcia arriva la sera, quando Prighozin annunciava il dietro front delle sue truppe, ormai a 200 km da Mosca, dopo un colloquio con il presidente bielorusso Lukashenko, amico di vecchia data. “Volevano sciogliere Wagner. Il 23 giugno siamo partiti per la ‘Marcia della giustizia’. In un giorno abbiamo marciato a poco meno di 200 km da Mosca. In questo periodo non abbiamo versato una sola goccia di sangue dei nostri combattenti. Ora è il momento in cui il sangue può essere versato. Rendendoci conto di tutta la responsabilità per il fatto che sarebbe stato versato sangue russo, abbiamo deciso di fermare le nostre colonne e recarci in direzione opposta verso gli accampamenti secondo il piano”.
Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa RIA Novosti, Prigozhin ha accettato la proposta di Lukashenko di fermare l'avanzata delle truppe Wagner e di smorzare la situazione. "Il Presidente della Bielorussia ha avuto colloqui con Yevgeny Prigozhin. I negoziati sono durati tutto il giorno. I risultati sono stati un accordo sull'inammissibilità di scatenare un sanguinoso massacro sul territorio russo. Prigozhin ha accettato la proposta di Lukashenko di fermare gli spostamenti delle persone armate di Wagner e di adottare ulteriori misure per smorzare le tensioni", ha dichiarato il servizio stampa del presidente bielorusso. Secondo quanto riferito, sul tavolo c'era “un'opzione accettabile per risolvere la situazione”, con garanzie di sicurezza per i combattenti Wagner. Poi, Prigozhin ha detto che i suoi combattenti sarebbero tornati ai loro campi. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato ai giornalisti che il caso penale contro Prigozhin sarà archiviato ed egli andrà in Bielorussia, senza specificare cosa farà esattamente Prigozhin nell'ex repubblica sovietica. Ha aggiunto che Lukashenko conosce personalmente Prigozhin da circa 20 anni e "questa era la sua proposta personale concordata con Putin". "C'era l'obiettivo superiore di evitare spargimenti di sangue, di evitare confronti interni, di evitare scontri dagli esiti imprevedibili. È per questi obiettivi che sono stati fatti gli sforzi di mediazione di Lukashenko e il Presidente Putin ha preso la decisione appropriata", ha detto Peskov. L'incidente con il gruppo Wagner “non influenzerà il corso dell'operazione militare speciale della Russia in Ucraina, che continuerà”, ha aggiunto. Del resto il nuovo zar nel suo discorso di lunedì 26 giugno ha continuato a esaltare i mercenari neonazisti della Wagner come dei patrioti preziosi per la politica espansionista russa.
Tutto rientrato, dunque? Non crediamo proprio. Per i servizi segreti ucraini a Yevgeny Prigozhin, potrebbe essere stato promesso il licenziamento del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e di diversi altri ufficiali militari, tra cui il Capo dello Stato Maggiore russo Valery Gerasimov con cui il proprietario della Wagner è in conflitto.
Quello che è certo è che il Cremlino ha faticato a mettere insieme una risposta rapida ed efficace alle avanzate di Wagner, evidenziando le debolezze della sicurezza interna dovute probabilmente sì alla sorpresa, ma anche e soprattutto all'impatto delle pesanti perdite subite in Ucraina. Alcuni commentatori russi hanno inoltre notato che la maggior parte del personale attivato per la difesa interna era costituito da coscritti e da unità della Rosgvardia, e si sono chiesti perché le autorità russe abbiano deciso di mobilitare i coscritti invece di attivare forze di sicurezza più ampie e specializzate. Le forze cecene di Ramzan Kadyrov, anch'esse teoricamente specializzate nella sicurezza interna, hanno dichiarato di essersi attivate in risposta all'avanzata di Wagner, ma in realtà non hanno mai incontrato o ingaggiato Wagner - senza sorprese e in linea con l'obiettivo primario di Kadyrov di mantenere la propria forza di sicurezza interna.
La ribellione ha messo in luce la debolezza delle forze di sicurezza russe e ha dimostrato l'incapacità di Putin di usare le sue forze in modo tempestivo per respingere una minaccia interna, erodendo ulteriormente il suo monopolio sulla forza. La rapida avanzata di Prigozhin verso Mosca ha ridicolizzato gran parte delle forze regolari russe e ha evidenziato a tutti i responsabili della sicurezza, alle imprese statali e ad altre figure chiave del governo russo che le forze militari private separate dallo Stato centrale possono ottenere risultati impressionanti. Da non trascurare che i residenti di Rostov-on-Don non si sono opposti a Wagner e in alcuni casi li hanno salutati calorosamente.
Le fonti russe si sono affrettate a sottolineare che la ribellione armata di Wagner non ha avuto un impatto sulle forze russe in Ucraina, ma ha tuttavia dimostrato che le forze russe non dispongono di riserve in molte aree di retrovia e che quasi certamente il morale del personale russo in Ucraina ne uscirà deteriorato, cosa che le forze ucraine potrebbero utilizzare per aggiustare i tentativi di sfondamento delle difese russe. Infine l'ottica di un ruolo diretto del presidente bielorusso Lukashenko nel fermare un'avanzata militare su Mosca è altresì umiliante per il criminale di guerra Putin. Che nell'intervento dal Cremlino alla TV russa nella serata del 26 giugno ha evocato a sé i meriti della “salvezza del Paese”. "Fin dall'inizio degli eventi, su mie dirette istruzioni, sono state prese misure per evitare molto spargimento di sangue. Ci è voluto del tempo, anche per dare a coloro che hanno commesso un errore la possibilità di cambiare idea, per chiarire che le loro azioni sono state fortemente respinte dalla società e per chiarire a quali conseguenze tragiche e devastanti per la Russia, per il nostro Stato, porta l'avventura in cui sono stati trascinati", ha detto Putin. "I neonazisti ucraini volevano proprio questo, che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, soffocasse nel sangue. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione". Secondo il nuovo zar del Cremlino la maggior parte dei miliziani della Wagner è patriota. I miliziani della Wagner possono sottoscrivere un contratto per mettersi agli ordini del ministero della Difesa, tornare alle loro famiglie o riparare in Bielorussia.
Un discorso che ha fatto spellare le mani ai putiniani palesi o occulti che hanno rimarcato la sua “autorevolezza da statista”. O come nell’edizione del 25 giugno su “Il Fatto” del suo megafono Marco Travaglio, secondo il quale “Nulla è peggio della permanenza di Putin al potere, tranne la prospettiva di vederlo cadere e poi di doverlo rimpiangere” e nel sintomatico pezzo a firma di Andrea Vivalda il giorno seguente, “Putin indebolito dal tentato golpe di Prigozhin: ne siamo proprio sicuri?” in cui si elencano i punti per cui il nuovo zar del Cremlino si sarebbe rafforzato e dato prova di una imponente prova di forza. Negando ogni evidenza i putiniani prezzolati ora si sono spinti al punto di accusare Prigozhin, dopo averlo ieri esaltato per aver conquistato militarmente Bachmut, di essere manovrato dall'Occidente e dalla Cia.
La verità è che l'eroica resistenza del popolo e del governo ucraini ha minato insanabilmente quella paventata compattezza del regime putiniano facendo deflagrare conflitti e antagonismi interni conseguenti alla mancata vittoria nell'invasione dell'Ucraina.
28 giugno 2023
http://www.pmli.it/articoli/2023/20230628_26d_TentatoGolpeWagner.html