• 10 commenti
  • 18/05/2023 15:33

Festival L'Augusta, il 24 maggio chiusura dell'edizione invernale con Gabriele Marconi



Mercoledì 24 maggio alle ore 21, presso la Casa del Boia, si terrà la quinta serata dell'edizione invernale del festival L’Augusta – La Fortezza delle Idee, patrocinata dal Comune di Lucca.
L'occasione sarà la presentazione di “Eden in fiamme”, l'ultimo libro del giornalista e scrittore Gabriele Marconi. Un romanzo storico, ma con spunti che riportano a valori senza tempo come l’amicizia, l’onore e l’amore.

“Abbiamo volutamente chiudere questa sessione invernale/primaverile del nostro festival - spiega il presidente de L’Augusta Iacopo Di Bugno - presentando questo libro, che consideriamo una perla davvero preziosa della narrativa italiana degli ultimi anni. Una storia bellissima, in cui si intersecano stati d’animo ed inquietudini che ne fanno un piccolo capolavoro sentimentale, prima ancora che storico. Eros, Philos e Agape. Le tre forme dell’amore in un solo libro: l’amore per l’amata, l’amore per gli amici, l’amor patrio”.

"Invitiamo ancora una volta a prenotare per tempo – conclude il presidente de L’Augusta – visto che negli appuntamenti precedenti sono stati raggiunti i limiti di capienza. Prossimamente sveleremo, sul nostro sito e sulle nostre pagine social, gli appuntamenti dell'edizione estiva”.

Per prenotazioni è possibile inviare un messaggio whatsapp al numero dell’Associazione 3801481747. 

I commenti

per me la cultura a Lucca la stanno facendo le destre se cosi si possono definire, mostrando autori controtendenza opinioni diverse, utili per capire il mondo in cui viviamo e non sempre gli stessi stile FAZIOsi

il fabbro - 20/05/2023 15:21

un grande

Gabriele Marconi
Giornalista professionista, è stato direttore responsabile del mensile «Area: politica, comunità, economia». Ha pubblicato i romanzi L’enigma di Giordano Bruno, Io non scordo, Il regno nascosto, Fino alla tua bellezza (Castelvecchi, 2013) e il poema Ritorno alla terra desolata. È autore di un monologo teatrale sulla strage di Bologna dal titolo 2 agosto 1980.

zza - 20/05/2023 14:25

Intervista all'autore

https://www.youtube.com/live/vr65X8RLyGU

Cesareo - 19/05/2023 21:49

l'inno e' tutto !

https://youtu.be/dncqS12BtAM

enzo - 19/05/2023 08:47

Troppo facile dare addosso al povero vicepodestà prendendo spunto da queste iniziative risibili. Si fa quel che si può. Considerate che il vicepodestà si impegna, ce la mette tutta: ha appena finito il suo ultimo libro. Ha colorato tutte le figure!

anonimo - 18/05/2023 23:41

Biografia
Gabriele Marconi, dopo alcuni anni passati in Terza Posizione, scrive nel 1981 la sua prima canzone: "Piccolo Attila", che riprende la ballata di Alain Stivell, "Foggy Dew". La sua produzione si basa spesso sulla trilogia di Tolkien, sugli ambienti, sui personaggi e soprattutto sui legami di amicizia che caratterizzano l'opera dello scrittore inglese. Nel 1997 viene pubblicata, per la casa discografica Eversione Musicale, la sua prima produzione dal titolo "Noi felici pochi", a cui collaborano, con la propria voce, Germana De Angelis nella canzone Piccolo Attila, e Angelo Mellone nel brano "Senza Sonno". A questi ultimi si aggiungono alcuni elementi dei 270bis come, per esempio, Marcello De Angelis, parttecipano, infine, anche gli Hyperborea con la canzone "Il Soffio del Drago". Nel 2000 Gabriele Marconi, per l'Europa Libreria Editrice, pubblica il suo primo cd intitolato "In Viaggio" caratterizzato da uno stile riconducibile alla musica celtica. Lo stesso Gabriele Marconi ha scritto e pubblicato un libro dal titolo "Non Scordo", autobiografico e basato sulle vicende dei giovani ragazzi di destra negli anni 70.
Il 6 marzo 2004 Gabriele Marconi, insieme a Fabio Constantinescu e Skoll , nel favoloso scenario del Vittoriale, ha tenuto un concerto nel quale sono stati ripresi ben trenta successi della Musica Alternativa: tutto questo è andato a confluire nel primo dvd di Musica Alternativa, a cura dell'associazione Laboratorio Area 27 e disponibile su Lorien.

Last fm

Lifting - 18/05/2023 20:30

Gabriele Marconi: “La mia orazione civile per la verità sulla strage di Bologna”
La ricerca della vera giustizia: "I processi che hanno portato alle condanne dei Nar sono un'unica, enorme incongruenza"
By Redazione 3 anni Ago

Gabriele Marconi, giornalista e scrittore, già direttore responsabile del mensile Area, perché ha scelto la formula del monologo “2 Agosto 1980 – Orazione civile” (Edizioni Eclettica) per ritornare a chiedere verità sulla strage di Bologna e giustizia per i morti nella bomba?
“Ho deciso di scrivere questo monologo teatrale quando, durante conferenze e presentazioni, cercando di spiegare l’inchiesta che stavamo conducendo vedevo la gente, inizialmente attentissima, perdersi nella massa di dati, date, circostanze e nomi che andavo sciorinando. Dopo pochi minuti staccava o la spina e non capivano più niente. Così ho pensato di usare la tecnica del teatro civile, così da mantenere vivi l’interesse e l’attenzione fino alla fine. Un linguaggio semplice che consente a tutti di assimilare quella grande massa di dati, anche a chi non è un “tecnico”.
Processi e sentenze lasciano tante ombre. Quando è iniziato il suo lavoro di controinformazione prima con Area e ora con questo volume?
“Area era un mensile ma anche un progetto di impegno sociale ed esistenziale. E con Marcello de Angelis, prima di gettarci in quest’impresa, avevamo condiviso l’impegno militante negli anni a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta. Impegno di vita segnato proprio dal marchio infamante della strage di Bologna, che aveva visto il nostro ambiente politico usato come capro espiatorio. Con Area abbiamo scelto di continuare la battaglia per la verità per due motivi: uno d’onore e uno di dignità professionale, come dovrebbe essere per qualunque giornalista che si rispetti”.
Chi sono stati i protagonisti di queta ricerca della verità tra faldoni e archivi?
“Tutto è nato ed è continuato grazie alle enormi capacità di Gian Paolo Pelizzaro, senza alcun dubbio il più grande giornalista investigativo che abbiamo oggi in Italia. E che faceva parte integrante della squadra di Area“.
Il presidente emerito Cossiga chiese scusa per aver dato credito alla pista nera. Poi la magistratura ha preso un corso differente. Quali le tre macro-incongruenze nelle sentenze emesse finora dai tribunali?
“È difficile sceglierne solo tre… I processi che hanno portato alle condanne dei Nar sono un’unica, enorme incongruenza. A partire dal cosiddetto “supertestimone”, Massimo Sparti, totalmente inattendibile e smentito da tutta la sua famiglia. Arrivò a dire che Mambro e Fioravanti gli avevano detto di essersi travestiti da turisti tirolesi, con salopette di cuoio e cappello di feltro, per portare la bomba alla stazione… O il coinvolgimento di Luigi Ciavardini, suggerito da un’intuizione di Angelo Izzo, il folle plurimassacratore, che secondo i giudici venne confermato da una telefonata fantasma, che tutti i diretti interessati smentiscono. Fino al famoso depistaggio operato da Musumeci e Belmonte, ai vertici del Sismi, che coinvolgeva direttamente i Nar di Fioravanti e che, ancora oggi, viene presentato dai giudici come un depistaggio “a favore” dei Nar. Pazzesco”.
Una vasta area dell’opinione pubblica considera sulla strage Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Cavallini innocenti. Sono prigionieri del Lodo Moro?
“Sono prigionieri innanzitutto della pregiudiziale politica. Ma il Lodo Moro è al centro del problema, come racconto nel mio libro”.
La pista mediorientale? Perché è stata giudiziariamente accantonata?
“Per gli stessi motivi per cui non si è mai voluto indagare su riscontri accertati, scegliendo di dare invece una comoda risposta politica contro l’estrema destra. E la cosa andava bene al governo e ai servizi segreti che dovevano ristabilire i rapporti con l’Fplp dopo la rottura del patto conosciuto come il Lodo Moro. Un contesto complesso, che nella mia “Orazione civile” viene raccontato con un linguaggio semplice e chiarissimo”.


Gabriele Marconi
Pier Paolo Pasolini diceva “Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché…”. Si arriverà alla ricostruzione del puzzle complesso dell’Italia di quegli anni?

“Il muro sta crollando. Io sono convinto di sì”.
@barbadilloit

Triste Lucchese - 18/05/2023 20:26

IDEARIO 2023. GABRIELE MARCONI: PER UNA NUOVA CULTURA SERVE UN CORAGGIO ANTICO
REDAZIONE ELECTO

È oggi Gabriele Marconi – scrittore, giornalista, musicista – ad intervenire nel dibattito aperto da Fabio Meloni per costruire una piattaforma culturale alternativa in vista di Ideario 2023.

In gioco non c’è la diatriba sulla cultura di destra o di sinistra. Non dobbiamo cercare culture alternative, affermare primati o egemonie. La necessità assoluta, da parte “nostra”, è quella di costruire e animare una macchina culturale. Ci vuole tempo, ovviamente: Roma non è stata costruita in un giorno eccetera eccetera. Ci vuole capacità di visione, ci vuole chi abbia la capacità di concepirla, questa visione, e soprattutto il coraggio di perseguirla.
Ecco, il coraggio. Credo sia innanzitutto questo a mancare. Ci sono le intelligenze, non mancano le capacità, ma difetta il coraggio, senza il quale vanno a farsi fottere tutte le migliori intenzioni. Com’è successo, come succede e come succederà se non si capisce questo assunto fondamentale: non basta essere grandi strateghi (posto che lo si sia) ed elaborare grandi piani. È necessario avere il coraggio, il carattere, in una parola la forza interiore per portarli a compimento. Perché verrà sempre il momento in cui ci si troverà di fronte a un passaggio controllato da tre guardiani: il primo fa paura, il secondo blandisce e il terzo ricatta.


Per quanti sapranno sconfiggere il primo, pochi riusciranno a ignorare il secondo. Pochissimi avranno la saldezza di resistere al terzo.
In parole povere, non basta la buona volontà: per superare quel passaggio bisogna avere la schiena dritta. E purtroppo l’agone politico è un’arena nella quale fino ad oggi hanno pascolato bestie dalla schiena curvissima. Dico “fino ad oggi” perché se siamo qua a discuterne è per la speranza che stavolta possa esserci un cambio di rotta.



Ma qui torniamo al problema dei problemi, quello che per molti “definisce” la politica: l’“arte del compromesso”. Ognuno di noi ha conosciuto decine di “strateghi” che, davanti ai consigli di chi ha a cuore la cultura, hanno sempre risposto con fare sprezzante: “Io disegno i grandi piani, tu pensa a fare i disegnini”. Non è un caso se, per parlar chiaro, spesso e volentieri questi grandi strateghi hanno piazzato i trombati alle elezioni a fare gli assessori alla Cultura. Un contentino per i meno capaci, perché non facessero danni ma fossero comunque debitori di quella concessione. Un contentino. Questa è la considerazione che si ha della cultura. Da qui i grandi proclami tipo facciamo gli Stati generali della cultura, organizziamo un Osservatorio permanente sulla cultura, e via così. La solita fuffa. È un agire da ciarlatani che ci auguriamo tutti di non vedere più.
Sempre per parlar chiaro, anche nelle cittadelle della cultura che fioriscono nel “nostro ambiente” (dobbiamo usarle, queste virgolette) con entusiasmo, capacità e coraggio, non manca quella deriva settaria che ha infettato tanta parte del movimentismo politico. Sto parlando dell’abitudine malsana di coltivare orticelli e conventicole al grido di “pensiamo ai nostri, gli altri non esistono”. In poche parole, se c’è da coinvolgere qualcuno su un determinato argomento non si guarda all’eccellenza ma si sceglie un appartenente al gruppo, politico o editoriale che sia.
A proposito di orticelli, poi, assistiamo da tempo alla comparsa di un tipo umano che incarna l’estremizzazione di questa deriva: è l’Individualista Assoluto.
L’I.A. (che, se vogliamo, non è Intelligenza Artificiale ma Intelligenza Artificiosa) è quello che, una volta inserito in un ruolo chiave (tipo la Rai), fa tutto ciò che è necessario e lo fa incessantemente, ma solo ed esclusivamente a vantaggio di se stesso.
A fronte di questo breve excursus delle magagne che ci affliggono e che speriamo tutti di vedere spazzate via il prima possibile, concordo con Mario Bozzi Sentieri, che ha scritto giustissimamente della necessità di abbandonare il «complesso del cane randagio e bastonato» per finalmente «pesare sulla più ampia opinione pubblica». Mario ha citato Prezzolini e io voglio parafrasarlo, dicendo che i problemi sono vecchi e per dar “risposte nuove” bisogna tornare all’antico. Ossia al coraggio.
Insomma, come ha detto qualcuno, non abbiate paura.

Michele - 18/05/2023 20:21

Gabriele Marconi, nato a Roma nel 1961, giornalista professionista, è stato direttore responsabile del mensile Area – politica, comunità, economia. Tra i fondatori della Società Tolkieniana Italiana, ha collaborato al Dizionario dell’universo di J.R.R. Tolkien. È autore del romanzi L’enigma di Giordano Bruno, Io non scorso, Le stelle danzanti – Il romanzo dell’impresa fiumana, Fino alla tua bellezza e Il regno nascosto. Ha inciso due album musicali: Noi felici pochi e In viaggio e scritto un monologo teatrale sulla strage di Bologna, dal titolo 2 agosto 1980.

Nina - 18/05/2023 20:19

Fascio cultura

Cippino - 18/05/2023 20:16

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