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«Non si può tacere su abusi sessuali e pedofilia nella Chiesa». Papa Francesco estende l’obbligo di denuncia anche ai laici
25 MARZO 2023 - 15:26
di Antonio Di Noto
Le norme della nuova versione del motu proprio Vos estis lux mundi entreranno in vigore il 30 aprile
Papa Francesco ha promulgato in maniera definitiva le misure per prevenire e contrastare gli abusi sessuali, che la Chiesa Cattolica si è trovata spesso a dover affrontare. Lo ha fatto, come riporta Vatican News, pubblicando la nuova versione del motu proprio Vos estis lux mundi che entrerà in vigore il 30 aprile, sostituendo il testo del 2019. La novità principale riguarda vescovi, superiori religiosi e chierici preposti alla guida di una Chiesa particolare o di una prelatura. Tra chi può essere considerato responsabile di un abuso o una molestia, anche in qualità di persona a conoscenza dei fatti se questi vengono taciuti, sono inclusi «i fedeli laici che sono o sono stati moderatori di associazioni internazionali di fedeli riconosciute o erette dalla Sede Apostolica, per i fatti commessi» nel loro periodo in carica. Il testo, inoltre, è stato reso concorde con le ulteriori modifiche alle norme ecclesiastiche promulgate dal 2019 ad oggi. In particolare con la revisione del motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (emendato nel 2021); con le modifiche al Libro VI del Codice di Diritto Canonico (riforma del 2021) e con la nuova Costituzione sulla Curia Romana, Praedicate Evangelium (promulgata nel 2022).
Potenziali vittime
Latinismi a parte, la formula cambia leggermente per includere anche gli adulti vulnerabili, esplicitamente menzionati tra le potenziali vittime. Mentre prima si leggeva di «atti sessuali con un minore o con una persona vulnerabile» ora ci si riferisce a un «delitto contro il VI comandamento del decalogo commesso con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con un adulto vulnerabile». Tutelata anche la libertà di parola. Se prima il vincolo di silenzio non poteva essere imposto solo a chi denunciava, ora la tutela si estende anche alle presunte vittime, così come ai testimoni dei fatti. Viene inoltre rafforzata la sezione nella quale si rammenta di salvaguardare «la legittima tutela della buona fama e la sfera privata di tutte le persone coinvolte», nonché la presunzione di innocenza per chi è indagato in attesa che vengano accertate le sue responsabilità.
Il rispetto delle norme
Per garantire il rispetto delle norme, le diocesi dovranno dotarsi di «organismi e uffici» che siano facilmente accessibili al pubblico per prendere nota delle denunce, piuttosto che dei «sistemi stabili» di cui si leggeva nel vecchio testo. Si specifica, poi, che a condurre le indagini dovrà essere il vescovo reggente nel luogo interessato dalla denuncia. Tutto ciò si somma al motu proprio del 2019, che obbliga vescovi e capi religiosi, a cui ora si aggiungono i laici alla guida di associazioni religiose cattoliche, a denunciare quanto sanno nei casi di molestie e abusi, non solo sessuali, ma anche legate all’esercizio eccessivo della propria autorità
Il manifesto
Vaticano, i preti pedofili e gli scandali da silenziare
Vaticano, i preti pedofili e gli scandali da silenziare
Luis Ladaria
OLTRETEVERE. Le lettere di Luis Ladaria che mettono in luce una prassi. Papa Francesco dovrebbe imporre l’obbligo di denuncia alle autorità civili
Pubblicato un anno fa
Edizione del 12 febbraio 2022
I panni sporchi si lavano in famiglia. È questo il senso della lettera che il cardinale Luis Ladaria, attuale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (l’ex sant’Uffizio), nel febbraio 2015 inviò al cardinale Philippe Barbarin, allora vescovo di Lione, che chiedeva come comportarsi con don Bernard Preynat, sul cui conto erano arrivate in diocesi diverse denunce per pedofilia.
«Questa Congregazione, dopo aver accuratamente studiato il caso di Preynat, ha deciso di affidarvi il compito di prendere gli adeguati provvedimenti disciplinari, evitando scandali pubblici», si legge nella lettera di Ladaria, riportata ieri sul quotidiano Domani da Emiliano Fittipaldi. «Fermo restando – conclude la lettera – che in queste condizioni non può essere affidato un altro ministero pastorale che includa eventuali contatti con i minori».
Barbarin obbedì, e tutto rimase nascosto ancora per un anno. Nel 2016, infatti, in seguito alle denunce penali di alcune vittime, Preynat fu processato e nel 2020 condannato a cinque anni di reclusione per abusi sessuali su minori. Barbarin invece – che nel marzo 2020 si è dimesso da vescovo -, dopo essere stato condannato in primo grado per omessa denuncia, l’anno scorso è stato definitivamente assolto.
Quella a Barbarin non è stata l’unica lettera scritta da Ladaria, nel 2008 nominato da papa Ratzinger segretario della Congregazione per la dottrina della fede, promosso prefetto dello stesso dicastero nel 2017 da papa Francesco, il quale l’anno successivo lo ha creato cardinale. Ve ne è un’altra pressoché identica, datata 2012, inviata all’allora vescovo di Lucera (Foggia), a proposito di don Giovanni Trotta, dimesso dallo stato clericale perché pedofilo, ma con la raccomandazione che la destituzione del prete restasse in penombra, per non «generare scandalo ai fedeli». Così accadde anche stavolta, ma le conseguenze della consegna del silenzio furono ben più gravi: da laico, Trotta iniziò ad allenare una squadra di calcio giovanile e commise abusi sessuali su diversi piccoli atleti, venne denunciato dalle famiglie di alcune vittime e due anni fa è stato condannato in appello a venti anni di carcere.
Le lettere «fotocopia» di Ladaria testimoniano che non si tratta di due casi, ma di una prassi che vuole coprire i preti pedofili per difendere l’istituzione. Non quindi un «sistema Ladaria», ma un «sistema vaticano» che, come rileva Luis Badilla, direttore del Sismografo (sito di informazione indipendente, ben accreditato in Vaticano), obbedisce a un articolo del Codice di diritto canonico: «Per una trasgressione occulta non si imponga mai una penitenza pubblica».
A questo punto papa Francesco, se vuole davvero dare concretezza alla «tolleranza zero» nei confronti della pedofilia clericale, non può non prendere tre decisioni: rimuovere Luis Ladaria, modificare il Codice di diritto canonico e imporre l’obbligo di denuncia alle autorità civili dei preti pedofili (per scongiurare nuovi casi Trotta).
In Italia intanto qualcosa si muove. Se la Cei è ferma nel non volere una commissione di inchiesta indipendente sulla pedofilia (come quella della diocesi di Monaco che ha messo sotto accusa Ratzinger, o quella della Chiesa francese), prendono l’iniziativa dal basso le associazioni che martedì prossimo daranno vita al Coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica. «L’Italia è rimasto praticamente l’unico Paese dove non si è nemmeno pianificata un’indagine indipendente sugli abusi», spiega al manifesto Ludovica Eugenio, direttrice dell’agenzia di informazioni Adista, promotrice dell’iniziativa (insieme, fra gli altri, a Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne, Noi siamo Chiesa e le associazioni delle vittime L’abuso e Comitato vittime e famiglie).
«Poiché tutto fa ritenere che il numero di casi in Italia sia molto elevato, un’indagine indipendente è urgente e necessaria come primo passo di un cammino di giustizia soprattutto nei confronti delle vittime, le cui vite sono devastate anche dall’omertà e dagli insabbiamenti».
Pubblicato un anno fa
Edizione del 12 febbraio 2022
Leggi e diffondi
Abusi sui chierichetti del Papa, nuovo scandalo in Vaticano: accusato ex seminarista
Abusi sui chierichetti del Papa, nuovo scandalo in Vaticano: accusato ex seminarista
di Valentino Di Giacomo
Domenica 17 Novembre 2019 Ultimo aggiornamento 14:33
Nuove accuse di pedofilia contro i preti, ma stavolta i presunti abusi riguarderebbero direttamente delle violenze commesse all'interno dello Stato Vaticano, nei confronti dei bambini seminaristi che studiavano alle scuole medie del Pio X. Si tratta dell'istituto scolastico, l'unico nelle mura vaticane, in cui vivono anche dei bambini che svolgono il pre-seminario. A scoperchiare il vaso di Pandora sono ancora una volta Le Iene che questa sera, su Italia 1, presenteranno un lungo servizio dedicato alla vicenda. A casi più recenti, già apparsi alle cronache, se ne aggiungono altri che riguarderebbero ancora il Pio X, lì dove i ragazzini dai 10 ai 13 anni studiano e cercano la propria vocazione. Un istituto dove gli abusi sarebbero avvenuti non solo fino a pochi anni fa, ma nuove denunce farebbero risalire queste pratiche indecenti a partire dagli anni 70. Pratiche ricorrenti dove molti probabilmente sapevano e altrettanti hanno finto di non vedere.
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Le vittime sono i ragazzini che hanno frequentato il Pio X, quelli che generalmente hanno il privilegio di servire da chierichetti le messe tenute dal Santo Padre nella Basilica di San Pietro. Un compito, quello del chierichetto, che è toccato più volte anche a don Gabriele Martinelli. Ed è lui, don Martinelli, oggi sacerdote, ad essere accusato di violenze sessuali avvenute prima del 2012, quando l'allora seminarista oltraggiava i ragazzini più piccoli. A denunciare l'indicibile prassi è stato un ex allievo della Pio X, Kamil, che ha raccontato di quando il suo compagno di stanza, allora 13enne, veniva molestato dal giovane don Gabriele, poi ordinato sacerdote dalla curia di Como. Ed è lo stesso Marco, il ragazzino abusato, ad aver raccontato, ora che è più grande, le molestie subite. «Gabriele entrava nella mia stanza, toccava le mie parti intime, poi praticava sesso orale». Aveva 13 anni Marco e racconta di violenze subite più e più volte, un meccanismo infernale a cui non poteva rifiutarsi. Eppure per diversi anni le denunce sono servite a poco, la Chiesa ufficialmente ha sempre cercato di insabbiare le accuse al punto che poi a don Martinelli è stato anche concesso di diventare prete. Solo l'intervento di papa Francesco ha consentito di scoprire l'orrendo velo di omertà che per troppi anni ha avvolto i casi di pedofilia perpetrati dai ministri del culto. Lo scorso luglio il Santo Padre ha agito di imperio intervenendo in prima persona. «Nonostante i fatti denunciati ha spiegato il Vaticano risalgano ad anni in cui la legge all'epoca in vigore impediva il processo in assenza di querela della persona offesa da presentarsi entro un anno dai fatti contestati, il rinvio è stato possibile in virtù di un apposito provvedimento del Santo Padre del 29 luglio scorso, che ha rimosso la causa di improcedibilità». Oltre a don Martinelli è stato messo a processo anche don Enrico Radice, allora rettore del pre-seminario.
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Ma il recente caso di don Martinelli potrebbe essere solo la punta di un iceberg che ha radici profonde. Attraverso testimonianze raccolte dalle Iene è stato individuato un altro sacerdote, insegnante alla Pio X, che tra gli anni 70 e 80 avrebbe compiuto anche lui abusi sui ragazzini. Sempre in quell'istituto a duecento metri dalla Basilica di San Pietro sarebbero state commesse altre violenze. Nel filmato in onda stasera su Italia 1, l'inviato Gaetano Pecoraro, ha trovato proprio l'insegnante accusato di cui però non viene mostrato né il volto né il nome. Eppure sono tante le testimonianze dei pre-seminaristi di quegli anni che ricordano approcci sessuali. Un altro caso, l'ennesimo, di cui potrebbe presto interessarsi papa Francesco per far luce su quanto avvenuto negli anni nelle stanze di quell'istituto. Per silenzi e omertà non c'è più tempo.
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su Il Mattino
ILMATTINO NEWS
https://www.carc.it/2023/04/25/sul-nuovo-scandalo-pedofilia-in-vaticano/
Ines - 01/05/2023 10:58Alla faccia del bicarbonato, chi scrive l'articolo su Vaticano e pedofilia, non si firma: "scherza coi fanti e lascia stare i santi", si diceva una volta.
ALBERTO MICARELLI - 01/05/2023 10:30....scomunicare chi aiuta l'Ucraina.... beh, forse poteva anche dire che il Papa dovrebbe benedire l'esercito russo e Putin.... i quali, essendo ortodossi, non si sa quanto gradirebbero la benedizione.....
anonimo - 30/04/2023 01:47ULTIMO INCONTRO CON IL ...
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