La
consigliera del Partito Democratico, Serena Mammini, interviene
sull’approvazione del documento unico programmatico e sulla gestione
dell’urbanistica da parte della giunta Pardini.
“A leggere la
pagina dedicata all’urbanistica del principale atto di programmazione
del Comune di Lucca (Dup) - commenta - si rimane impressionati
dall’apprendere che il primo atto dell’amministrazione Pardini sarà
l’approvazione del piano operativo dell’amministrazione Tambellini. Che
novità dunque! Che rivoluzione! Dopo quasi nove mesi di silenzio e
inattività sulla materia si sottoscrive l’ovvio. Si mette nero su bianco
che quello che fin dall’inizio del nuovo mandato ci siamo permessi di
suggerire al sindaco era la scelta più lineare e di buon senso:
approvare il piano adottato dopo averlo perfezionato attraverso le
osservazioni dei cittadini. Quindi, delle due l’una: o in campagna
elettorale sono state prese per i fondelli le persone dichiarando che il
piano era tutto sbagliato, tutto da rifare, oppure si è parlato a
prescindere senza nemmeno conoscerlo. Oggi, investiti della
responsabilità di amministrare e quindi, si spera, di fare l’interesse
pubblico, l'amministrazione si è arresa all’evidenza e ha fatto
dietrofront. Perché chi millantava di conoscere così bene il piano,
tanto da denigrarlo, demolirlo e mistificarne i contenuti, in tutti
questi mesi non lo ha cambiato come diceva e quindi ri-adottato? Come è
stato impiegato tutto questo tempo e che fine ha fatto la commissione
consiliare urbanistica, che non si è mai riunita sul punto? Con chi sta
condividendo le analisi delle osservazioni al piano il consigliere
delegato?”.
“La città necessita o no di uscire dallo stato di regime
transitorio, questa sorta di limbo che affatica gli uffici e il lavoro
dei professionisti e che si ripercuote sulle famiglie? Si sbandiera la
necessità di sburocratizzare, di facilitare gli iter autorizzativi per
sostenere il settore edilizio, già appesantito dalle complesse normative
che regolano i vari bonus nazionali, e si tiene nel limbo, per mesi,
uno strumento fondamentale come il piano operativo? E il regolamento
edilizio che fine ha fatto, visto che il piano si completa con i
dettagli contenuti proprio in questo strumento attuativo senza il quale
alcune norme che vi fanno esplicito rimando rimarranno zoppe? Perché non
continuare a coinvolgere i gruppi di lavoro tecnici intorno al
regolamento edilizio e perseguire così il miglior processo di
semplificazione possibile per chi opera nel settore? Questo percorso era
stato avviato dalla precedente amministrazione e avrebbe visto
nell’esame delle osservazioni al piano operativo il suo momento di
proficua sintesi, proprio per renderlo in senso proprio più
“operativo”.”
“Ma andando avanti nella lettura del principale
strumento di programmazione dell’amministrazione Pardini, la meraviglia
aumenta: si dichiara di voler sì approvare il piano operativo
dell’amministrazione Tambellini, per poi avviare una fantomatica
“seconda fase di revisione” del piano strutturale e del piano operativo
stesso, attraverso un altrettanto fantomatico “gruppo di lavoro
interdisciplinare, composto da soggetti competenti”, e ci mancherebbe
che non lo fossero, costituito non si sa su quali basi e attraverso
quali procedimenti. In quanto tempo l’amministrazione pensa di fare
tutto questo? È consapevole di aver già impiegato nove mesi, il tempo di
una gestazione, a fare non si sa che cosa?
A nostro avviso sarebbe
stato opportuno, una volta approvati e collaudati il piano e il
regolamento edilizio, prevedere se necessaria una cosiddetta variante di
manutenzione. Del resto uno strumento, per essere efficace e attuale,
ha bisogno di cure e attenzioni periodiche, ma prima, ovviamente, deve
essere messo in funzione, collaudato, specie se si vogliono sostenere le
istanze del settore edile. A meno che non si preferiscano gli esercizi
retorici di complessa attuazione e di inefficacia amministrativa.
In
sintesi, l’amministrazione Pardini si è tardivamente resa conto che la
pianificazione urbanistica dell’amministrazione precedente non era
proprio tutta da buttare e cercava di risolvere le annose criticità del
territorio lucchese - infrastrutturali e qualitative - in modo
realistico e laico, tanto che approverà il piano dell’amministrazione
Tambellini. Questo è un dato politico inequivocabile del quale prendere
atto!”.?“Fin da subito ci siamo permessi, in umiltà e fermezza, di
indicare al sindaco quale fosse, a nostro avviso, la strada da seguire
nell’interesse generale della città: proprio per questo non possiamo
esimerci dal ricordare che, per legge, dall’avvio del procedimento
(novembre 2019) un Comune ha 5 anni di tempo a disposizione per
approvare definitivamente un piano, pena la salvaguardia edilizia con
tutto ciò che comporta questo provvedimento. La città attende e merita
regole di settore chiare, una visione il più possibile armonica per
migliorare la qualità della vita di chi la vive. Per nessun operatore,
per nessun cittadino infatti può essere preferibile uno scenario di
lavoro nebuloso e complicato. È tempo quindi di andare avanti con
chiarezza e non dichiarando un obiettivo su una pagina e rimangiarselo a
quella dopo”.