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Il filo nero che intreccia affari e ideologia
INCHIESTA: Denis "White Rex" Nikitin è un neofascista russo che combatte in Ucraina; è anche un imprenditore legato a una ditta svizzera gestita da un estremista di destra
"A guardia dei valori europei". È quanto scrive sul suo canale Telegram, il 15 maggio del 2022, un utente di nome Denis Nikitin. La frase è la didascalia di una fotografia che lo ritrae in pantaloncini e giubbotto neri, occhiali da tiro con lenti arancioni, cappellino e marsupio. Il ginocchio sinistro è fasciato: forse a causa di una ferita o di una contusione. Nonostante posi in abiti civili, regge tra le braccia un lanciamissili portatile anticarro modello NLAW, arma anglo-svedese della quale Londra ha consegnato migliaia di esemplari agli ucraini per difendersi dall’aggressione russa.
RSI ha geolocalizzato l’immagine: è stata scattata a Kiev, nel viale Shota Rustaveli, dove si trova la sinagoga che appare sullo sfondo. E questo non è un caso: Denis Nikitn, infatti, è un volontario russo che ha deciso di combattere per l’Ucraina.
Denis Nikitin a Kiev, posa con un lanciamissili portatile anticarro
Denis Nikitin a Kiev, posa con un lanciamissili portatile anticarro (Telegram Denis Nikitin)
Trentotto anni, nato in Russia ma cresciuto in Germania, è però anche uno dei più famosi estremisti di destra del continente europeo. È soprannominato il "re bianco" ed è il fondatore di un marchio di abbigliamento diventato un punto di riferimento della galassia nera eversiva: White Rex.
È anche il protagonista di una vicenda che passa dalla Svizzera tedesca, a quasi 2'000 chilometri di distanza da Kiev, dove è attivo come imprenditore Florian Gerber, un ex politico di estrema destra. Sono entrambi legati da un filo nero; un filo che passa attraverso una ditta elvetica che commercializza proprio quel brand diffuso negli ambienti della destra più estrema.
Abbiamo riavvolto quel filo.
L’appello a unirsi alla guerra
Trentuno marzo 2022: l’invasione russa prosegue da oltre un mese e quel giorno Nikitin pubblica sul suo canale Telegram un video evocativo. Scandisce le frasi in un perfetto inglese e invita i camerati di ogni parte del mondo a raggiungerlo per combattere al fianco degli ultranazionalisti ucraini. Odia Zelensky - nato in una famiglia ebrea - e odia il Governo di Kiev. Ma questo non importa. Più forte è il suo disprezzo per quello che lui e i suoi sodali definiscono “neobolscevismo” di Vladimir Putin e per la Russia “imperialista” e ormai "multietnica", diventata “un gulag digitale e fisico”.
“Zelensky vuole svendere il Paese all’Occidente e promuove il peggio dei valori liberali, ma qui ci sono anche i nazionalisti, – sentenzia nel suo video-manifesto – se ti consideri un nazionalista bianco, non c’è nessun altro posto al mondo dove possiamo imbracciare le armi e combattere per le nostre idee e i nostri valori con chi la pensa come noi”.
Sostiene di trovarsi a Kiev, circostanza che abbiamo verificato: il filmato è stato registrato nella Lobanovskyi Avenue dove si trovano i due imponenti palazzi che si stagliano sullo sfondo.
La battaglia identitaria degli estremisti di destra
Chi la pensa come lui non è schierato solo al fianco degli ultranazionalisti ucraini, ma anche di chi combatte a sostegno della Russia, per esempio con il gruppo Rusi? – ritenuto di matrice neonazista – o con la Legione imperiale russa: braccio paramilitare del Movimento imperiale, una formazione monarchica, ultranazionalista e che proclama il suprematismo bianco.
In generale, questi movimenti e queste milizie - che contano nei loro ranghi anche "foreign fighters" - “più che un’ideologia, hanno in comune una rappresentazione degli eventi”, spiega Adrien Nonjon, ricercatore all’INALCO di Parigi ed esperto di Ucraina ed estrema destra. Per loro, la guerra in Ucraina “è una scintilla dalla quale divamperà un incendio che provocherà trasformazioni politiche maggiori”. Per gli ultranazionalisti in Ucraina e in Russia, aggiunge l’esperto, “questa è una battaglia con la quale si determinerà il futuro politico e identitario dell’Europa”.
E il futuro, per Nikitin, va scritto attraverso la lotta armata.
Neofascista, ma anche imprenditore
Nel suo appello dalla capitale, appare con un giubbotto antiproiettile, occhiali da sole e cappellino. Al braccio ha la fascia gialla che contraddistingue i soldati e i volontari armati. Il video è stato condiviso e visionato da migliaia di persone su Telegram, piattaforma fra le più usate dalla fasciosfera per fare proselitismo e propaganda.
Abbiamo monitorato per mesi l’attività online di questo estremista, rilevando come sul suo profilo personale seguito da decine di migliaia di persone abbia pubblicato molti altri filmati e fotografie che lo mostrano nel contesto della guerra in Ucraina. Capelli corti, barba curata e fisico possente, indossa spesso cappellini e accessori vari, oppure mostra adesivi incollati sul fucile o sul gilet tattico, rappresentanti un volto bellicoso appoggiato sul cosiddetto “sole nero”: simbolo della runologia esoterica ripreso negli anni dai movimenti neonazisti e dell’estrema destra in generale.
Dettagli che non sono secondari.
Lui, infatti, non è solo un camerata che ha deciso di imbracciare un fucile. È anche uno scaltro imprenditore ed è il fondatore proprio del marchio White Rex, nato nel 2008 e che si è poi diffuso fra gli estremisti di tutta Europa. Lo stesso brand che sfoggia mentre si trova in trincea o dietro la linea del fronte.
L’origine nel mondo delle arti marziali miste
White Rex nasce nel mondo delle arti marziali miste, sport da combattimento tra i più violenti che negli anni è diventato un collante per i gruppi di estrema destra europei. È stato infatti ampiamente dimostrato come in vari Paesi, molti e affollati eventi legati a questa disciplina siano stati organizzati da Nikitin stesso sotto l'egida di White Rex.
Il marchio si è poi diffuso in ampi strati della destra eversiva. Non si tratta di una semplice marca di abbigliamento sportivo: è vero che le magliette, per esempio, non mostrano svastiche, croci celtiche o chiari messaggi d’odio, ma si riallacciano in maniera più sottile all’iconografia del suprematismo bianco, attraverso il già citato sole nero o con chiari appelli a entrare in azione contro il mondo m
Il negozio online dove acquistare questi prodotti è perfettamente funzionante: bastano pochi click e un minimo di 30 euro più spese di spedizione. La merce, abbiamo verificato, parte dalla Germania, il paese che nel 2019 vietò l’ingresso a Nikitin, ritenendolo un pericolo per l’ordinamento democratico, in tutta l’area Schengen (di cui fa parte anche la Svizzera) nel tentativo di smantellare il network che il “re bianco” delle arti marziali aveva costruito in tutta Europa, a partire da quel primo evento organizzato a Roma con Casa Pound nel 2013.
La centralità di una ditta elvetica
Ora, come dimostrano nuove evidenze raccolte da RSI, White Rex viene promosso nel contesto della guerra in Ucraina. Ma chi ci guadagna?
Sul sito, termini di acquisto, spedizione e reso sono codificati in modo professionale. A gestire il tutto è la ditta Fighttex. Ed è qui che entra in gioco la Svizzera.
Fighttex è infatti una società anonima elvetica: stando al catalogo online delle ditte, è iscritta al registro di commercio del canton Berna e l’unico membro del consiglio di amministrazione è Florian Gerber, un nome ben noto nel panorama dell’estrema destra svizzera.
Gerber, 33 anni, ha infatti militato a lungo nelle file del partito di estrema destra PNOS (Partito degli svizzeri di orientamento nazionalista), del quale è stato anche il presidente dal 2019 fino a febbraio del 2022, quando il partito si è sciolto.
Ci siamo recati a Lotzwil, dove secondo il registro di commercio ha sede la Fighttex, ma nell’anonima palazzina che dovrebbe ospitarla non c’è nessuna traccia né della ditta né di Florian Gerber. Il sito di White Rex ci ha portato però anche a un secondo indirizzo, questa volta a Richenthal, nel Canton Lucerna. Ed è qui che abbiamo trovato Florian Gerber.
Si è presentato indossando una maglietta dei suprematisti bianchi Hammerskins, ma dopo esserci identificati come giornalisti ha rifiutato di chiarire i suoi legami con Nikitin. Nulla da fare: nonostante vari tentativi, la risposta è sempre stata “no, nessuna intervista”.
Una vicinanza che da fisica si fa ideologica
Le collusioni tra Nikitin, Gerber e lo PNOS erano già state portate alla luce negli scorsi anni dalla stampa svizzera. Il “re bianco” si era infatti già recato nella Confederazione almeno due volte, invitato dallo stesso PNOS per impartire corsi di autodifesa. Anche Gerber partecipò a questi seminari col fondatore di White Rex in persona: una vicinanza fisica che forse diventa ideologica.
Questi appuntamenti sono stati immortalati in video pubblicati su Youtube: il primo nel 2016, il secondo nel 2017, l’anno di fondazione di Fighttex. È solo una coincidenza, o è proprio a margine di quei calci e pugni che Gerber e Nikitin entrano sempre più a stretto c
A inizio 2022 il partito nazionalista PNOS si scioglie. L’azienda no. Anzi, gli affari continuano e sul suo sito Fighttex riporta anche la possibilità di fare acquisti attraverso VKontakte, la maggiore rete sociale in Russia.
Inoltre, come confermato dai nuovi dati raccolti da RSI e dal monitoraggio delle loro attività online, Nikitin e White Rex hanno ripetutamente associato il conflitto nell’Europa dell’Est al loro marchio. Sono diventati sempre più attivi su Telegram, fino a invitare espressamente all’acquisto dei loro prodotti per sostenere la causa degli ultranazionalisti in Ucraina: “La guerra in Europa è realtà e White Rex la combatte in prima persona; il vostro aiuto è molto apprezzato e ogni acquisto dal nostro negozio ufficiale sarà il vostro contributo”, è quanto si poteva leggere in un post pubblicato il 4 marzo, a pochi giorni dall’inizio dell’invasione Russa.
Il post su Telegram dell'account ufficiale di White Rex, pubblicato il 4 marzo
Il post su Telegram dell'account ufficiale di White Rex, pubblicato il 4 marzo
Ma chi ci guadagna e quale relazione lega Gerber a Nikitin? Abbiamo rivolto al titolare di Fighttex una serie di domande, per capire se fra i due esiste un rapporto commerciale diretto o altre forme d’intesa e, soprattutto, se la ditta finanzia in qualche modo gruppi armati estremisti di destra, attraverso la pubblicità che Nikitin stesso fa del suo marchio nel contesto del conflitto armato.
Gerber non ha risposto alle nostre ripetute sollecitazioni, ma poco dopo il nostro incontro nel Canton Lucerna, il distributore di White Rex è improvvisamente cambiato: il marchio ora fa capo a una ditta tedesca legata all'estrema destra.
Gli estremisti svizzeri non si nascondono
Il filo nero da cui siamo partiti non conduce solo alla Fighttex: si allunga fino a sfiorare Palazzo federale. Nelle strade di Berna, infatti, a inizio 2022 una fra le varie manifestazioni contro le misure anti-Covid-19 venne organizzata dal collettivo di estrema destra Junge Tat; un gruppo che ha fatto parlare molto di sé in Svizzera negli ultimi tempi anche a causa della sua attività sulle reti sociali.
“I gruppi di estrema destra ora si mettono in rete, usano i social media e hanno contatti con l’estero”, spiega Dirk Baier, esperto di estremismi e professore all’Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW). E con Junge Tat, questo estremismo “sta diventando più giovane, più attivo e quindi più visibile”.
Una visibilità che ha attirato l’attenzione anche di Denis Nikitin, che ha scritto un chiaro messaggio di supporto alle azioni del collettivo elvetico: “Ancora una volta i colleghi svizzeri di Junge Tat hanno dimostrato come si deve fare”, ha scritto su Telegram in un messaggio condiviso - come abbiamo verificato - anche sui altri canali della destra radicale.
La protesta contro le norme anti-Covid per la quale Nikitin ha fatto i complimenti a Junge Tat
La protesta contro le norme anti-Covid per la quale Nikitin ha fatto i complimenti a Junge Tat (keystone)
L'incoraggiamento ricevuto da Nikitin non sorprende il professor Baier: “Questo ci conferma che Junge Tat è un gruppo di estremisti di destra e che sta guadagnando popolarità. Junge Tat riceve supporto ma anche denaro da altri Paesi, come la Germania. Dobbiamo stare molto attenti: occorre evitare che tutto questo rafforzi ancora di più il movimento qui in Svizzera”.
Il monito degli esperti è chiaro: bisogna stare attenti a queste battaglie identitarie. Il filo del nazionalismo nero esiste, e qui in Svizzera intreccia affari e ideologia.
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