PELLICONI, FANINI E QUEI MALEDETTI 3 SECONDI DA 100 MILIONI DI LIRE
								
                                                                PELLICONI, FANINI E QUEI MALEDETTI 3 SECONDI DA 100 MILIONI DI LIRE
Ripercorrendo la carriera ciclistica di Roberto Pelliconi, l'imolese che
 era amico e si allenava da dilettante sulle strade romagnole assieme a 
Marco Pantani, saltano fuori i suoi rapporti con la prova unica del 
campionato italiano su strada, avendolo vinto
 due volte da dilettante nel 1985 e 1988 e perso per soli 3 secondi da 
professionista battuto da Furlan nel 1990 a Camaiore. Ha vissuto per la 
sua maggior parte di tempo ciclisticamente in maglia Fanini a livello 
agonistico ed in qualità di Diesse.
"Crescere ciclisticamente a Lucca con Fanini-dice l'oggi sessantenne ex 
ciclista- è stato qualcosa di speciale, mi ricordo l'appartamento di 
Lunata che condividevo assieme ad alcuni compagni di squadra. Fanini non
 ci faceva mancare niente fornendoci tutto quello
 che serviva per diventare corridori poi toccava a noi essere 
responsabili, interpretare correttamente i ruoli di ciclista e stare 
alle regole. Sempre alle sue dipendenze ho imparato a fare l'allenatore 
di ciclismo, per cinque anni come assistente del Diesse
 Giuseppe Lanzoni (dal 97 al 2002) e dal 2003 al 2007 da titolare del 
ruolo."
Un fondista, un passista da corse lunghe che deve la sua crescita di 
maturità ciclistica a Ivano Fanini. Riusciva a migliorare durante il 
percorso le capacità che gli permettevano di fare un salto di qualità in
 funzione dei suoi obiettivi. Nelle categorie dilettantistiche
 vanta 65 vittorie ma l'apice della popolarità lo raggiunse con la prova
 unica tricolore vinta nel 1985 e nel 1988 quando a Rivalta sul Mincio 
del Garda indossando la maglia Fanini-Mobiexport dette una grande 
soddisfazione al suo team dimostrandosi pronto per
 fare il grande salto nel professionismo. Un 1988 per lui 
particolarmente prodigo di risultati in quando con degli assoli 
strepitosi si aggiudicò anche la prestigiosa Coppa Ciuffenna, il Giro 
del Montalbano ed il Giro del Montanarino. Un leader in maglia tricolore
 pronto ad indossare la maglia Polli-Fanini, nella famiglia che lo 
accolse facendolo crescere in casa preparandolo ed investendoci sopra 
minuziosamente.
NEL 1988 IL TEAM FANINI CAMPIONE D'ITALIA NEI PROFESSIONISTI E NEI DILETTANTI
Fra i tanti record che il patron Ivano Fanini detiene c'è anche quello 
legato alla prova unica tricolore. Nel 1988 Lucca, grazie al suo logo, 
poté fregiarsi di due tricolori di una lunga serie che l'ha vista ai 
vertici nazionali ed internazionali del ciclismo
 sia su strada, che su pista e nel ciclocross. Una storia unica legata 
ad uno fra i più grandi dirigenti ciclistici italiani di sempre quale è 
Ivano Fanini. Mentre vinceva il titolo italiano Dilettanti con Roberto 
Pelliconi, ad Imola Pierino Gavazzi vinceva
 il suo terzo tricolore in maglia Fanini-Seven Up superando in uno 
sprint tra grandi Giuseppe Saronni e Maurizio Fondriest, due campioni 
del mondo.
"A pensarci adesso mi vengono ancora i brividi-dice il patron 
lucchese-anche questo fa parte dei miei numerosi record che vanto nel 
ciclismo. Quel 1988 fu per il mio Team un momento veramente unico. 
Portare al successo nel tricolore il giovane sul quale avevamo
 sempre creduto e bissare il titolo con uno dei più grandi velocisti di 
sempre, Pierino Gavazzi, che scelse di proseguire la sua carriera con 
noi, fu qualcosa di veramente unico ed irripetibile. Pelliconi, uno fra i
 più grandi passisti della storia Fanini,
 sfiorò anche il successo a Camaiore nel 1990 quando con un allungo 
prodigioso stava per riprendere il vincitore Giorgio Furlan sul 
traguardo e non ci riuscì per pochi metri giungendo secondo. Era il 
primo anno dell'avvento di Amore e Vita e ci tenevo a rivincere
 il titolo due anni dopo Gavazzi".
L'ESORDIO NEL PROFESSIONISMO NEL 1989
Quindi Pelliconi, 8 vittorie da professionista, nel 1989 esordì nella 
massima categoria con la Polli-Fanini, da campione italiano in carica 
fra i dilettanti e dopo un 7.o posto alle Olimpiadi di Seul nella gara 
vinta dal tedesco Olaf Ludwig. In quella edizione
 il Team Fanini piazzò anche un altro suo atleta, l'australiano Eddie 
Salas, al sesto posto, inorgogliendo tutta Lucca sportiva per avere 
avuto due suoi rappresentanti a farsi onore ai Giochi Olimpici. L'atleta
 imolese si aggiudicò il Trofeo Matteotti in un
 podio quasi tutto faninista dal momento che sul terzo gradino salì 
Eddie Salas( già vincitore nella stessa stagione del G.P. Industria e 
Artigianato di Larciano quando in maglia Polli Mobiexport Fanini superò 
nell'ordine Gianbattista Bardelloni e l'ex campione
 del mondo Maurizio Fondriest) mentre secondo si classificò Marco 
Vitali.
IL SECONDO POSTO DIETRO FURLAN A CAMAIORE NEL 1990 E IL PREMIO DEI 100 MILIONI SFUMATO
Pelliconi puntava molto a riconfermarsi in maglia Fanini campione 
italiano anche tra i professionisti. Era il 1990 e l'occasione era una 
delle più ghiotte per accontentare il suo patron. Si correva a Camaiore,
 quindi in lucchesia e Fanini gli promise un grosso
 premio in caso di vittoria perché vincere il tricolore fra la sua gente
 avrebbe avuto un sapore speciale.
"Quella corsa-dice l'ex campione romagnolo-mi si addiceva in quanto 
lunga e senza grandissime salite. Oltre tutto puntavo al premio dei 100 
milioni di lire e Fanini era uno che manteneva le promesse: mai uno 
stipendio in ritardo, mai un rimborso spese non pagato.
 La svolta fu sul Monte Pitoro. Attaccò Furlan e non gli detti molta 
importanza anche perchè stava arrivando Massi e pensai che mi sarebbe 
stato di aiuto per riprendere e superare Furlan. All'inseguimento 
eravamo Massi, Giupponi ed io. Nessuno mi dette il cambio
 quando accellerai per andare a riprendere il fuggitivo. Anche in pianura
 negli ultimi chilometri tirai sempre io e feci una gara pazzesca dopo 
253,5 Km. Giunsi sul traguardo a soli 3 secondi da Furlan, praticamente 
niente...Cento metri in più e l'avrei ripreso.
 Terzo si classificò Giupponi. Sfumarono i 100 milioni di premio per 
soli 3 secondi...Quell'anno la squadra si chiamò per la prima volta 
Amore e Vita."
Le ambizioni di Pelliconi si trasferirono nello stato Victoria dell'Australia dove vinse una tappa per tre anni consecutivi.
"Il 1990 è stata una svolta epocale nel ciclismo-prosegue l'ex ciclista 
romagnolo-perchè fu posto il limite alle corse di 200 km. Per me troppo 
pochi per offrire le migliori prestazioni. Ero un fondista e sulle 
lunghe distanze mi esaltavo. Nel biennio 92-93
 passai a correre per il Mercatone Uno, poi Brescialat, Refin e nel 1996
 volli chiudere la carriera tornando ad Amore e Vita, la società dove mi
 sono trovato meglio in assoluto. Attaccai la bicicletta al chiodo dopo 
aver vinto tre gare in America, dove conobbi
 Lance Armstrong. Dal 1997 iniziai a fare il D.S. con Amore e Vita, 
prima come secondo a Lanzoni poi come primo. Nel 2008 passai a dirigere 
la Cinelli e nel biennio 2009-10 la Carmiooro. Dove mi sono trovato 
meglio? Con Fanini sicuramente. Lì c'era la mia vera
 famiglia. Ho avuto un bellissimo rapporto con Ivano, sua moglie Maria 
Pia e suo figlio Cristian che ha fatto da padrino al Battesimo di uno 
dei miei due figli. Un ambiente sano, dove la solidarietà è di casa ed 
esiste la vera amicizia. Ci sentiamo spesso ed
 alla prima occasione passo sempre a trovarli perchè ci vogliamo 
veramente bene".
I SUOI RAPPORTI CON MARCO PANTANI
"Marco era un buon amico. Abitavamo vicino di casa ed andavamo a caccia 
insieme, anche in discoteca ed avevamo la passione dei motori. Quando in
 un incidente stradale cappottò con l'auto, una Toyota Celica, la fece 
riparare ma poi non la volle più e me la passò
 a me. Marco era un tipo solare, stavo veramente bene a dialogare con 
lui."
ORA VIVE IN BELGIO A LA LOUVIERE IN VALLONIA DOVE GESTISCE UNA PIADINERIA
Da una decina di anni Pelliconi si è trasferito in Belgio assieme alla 
sua compagna Lucia di passaporto belga, dove gestisce una piadineria. 
Più nello specifico vende le sue buone piadine nel comune di lingua 
francese La Louvière in Vallonia, avendo esportato
 il piatto tipico romagnolo della tradizione contadina che va da Rimini a
 Imola. Ha due figli ed è innamorato del suo nuovo lavoro.
"Sono andato in Belgio-conclude-senza sapere cosa fare, dal momento che 
nel ciclismo di oggi non mi ci ritrovavo più. Ho da pochi giorni 
compiuto 60 anni ed in attesa della pensione mi esercito con amore a 
fare un lavoro che mi sta dando soddisfazione, specialmente
 quando i clienti apprezzano il prodotto. Altri hanno provato a fare le 
piadine, ma noi romagnoli in questo abbiamo una marcia in più: in natura
 ci contraddistingue lo stile per questa produzione e mi ritengo 
soddisfatto di aver portato un po' di tradizione
 della mia terra all'estero".