Giovanni Lorenzetti. Modernità e Tradizione nella Bottega Lorenzetti, visita guidata
Giovanni Lorenzetti. Mode ...
Il
merito? Un’infatuazione che unisce tutti: conduttori televisivi,
uomini e donne della politica corrente, sedicenti intellettuali,
orrendi protagonisti della televisione-spazzatura, tuttologi
profumatamente retribuiti, e, purtroppo bisogna ammetterlo, tanti,
tanti insegnanti… Quando su qualsivoglia problema non hai più
argomenti sensati, allora è il caso di sbattere giù un po’ di
meritocrazia e sei sicuro di aver fatto la tua bella figura. E,
invece, è una stupidaggine; o, per dirla colta, una tautologia,
ovvero un’affermazione che non contiene in sé nessun carattere
informativo. Solo una parola di uso e abuso comune e recente,
recuperata per giustificare i privilegi di alcuni, sempre i soliti,
alle spalle di altri, anche quelli sempre i soliti, ribadendo ad
libitum
una sorta di differenziazione razziale tra esseri inferiori e
superiori. Ora, provate a dare un’occhiata alle nomenklature:
quella universitaria in
primis,
poi la giornalistica, la televisiva, la politica, quella dei Consigli
d’amministrazione delle grandi aziende pubbliche, semipubbliche e
private… Troverete mogli e figli, fratelli e sorelle, cognati e
nipoti dei Potenti in una commovente riscoperta della famiglia
allargata e patriarcale. E poi gli amici e gli amici degli amici e i
congiunti dei primi e dei secondi. Tutti meritevoli? Certo che no,
però sono loro ad aver stabilito i criteri, le classifiche e
l’ordine di arrivo. Eccolo, dunque il merito: un territorio
popolato per lo più di arroganti e competitivi, boriosi e
aggressivi. Un luogo dove sono messi al bando i gentili e i
tolleranti, gli affabili e i sensibili… E, come conseguenza, da
anni l’ascensore sociale è fermo, occupato dai soliti noti.
No, meritocrazia non fa rima con democrazia e lo aveva già compreso Giuseppe Gioachino Belli cento e ottanta anni fa:
Er merito
Merito dite? Eh ppoveri merlotti!
Li quadrini, ecco er merito, fratelli.
Li ricchi soli sò bboni, sò bbelli,
sò ggrazziosi, sò ggioveni e ssò ddotti.
A l’incontro noantri poverelli
tutti schifenze, tutti galeotti,
tutti ddegni de sputi e de cazzotti,
tutti cucuzze in càmmio de scervelli.
Fa ccomparì un pezzente immezzo ar monno:
fussi magàra una perla orientale,
Presto cacciate via sto vagabonno.
Tristo chi sse presenta a li cristiani
scarzo e ccencioso. Inzino pe le scale
lo vanno a mozzicà ppuro li cani.
Luciano Luciani
Chi ha i numeri per emergere lo fa sempre. In una nazione in cui un ex venditore di bibite allo stadio San Paolo è diventato ministro degli esteri, un ex DJ è diventato ministro della giustizia, un professore sconosciuto presidente del consiglio, come si fa a dire che l'ascensore sociale è rotto?!?!?! Semmai l'ascensore carica quelli sbagliati...... ma chi deve emergere emerge al sicuro. L'Università?!!? se la volete meritocratica va privatizzata, vanno aboliti i concorsi e vedrete che le università migliori, dove si pagano le rette più alte si accaparreranno i professori migliori e non i baroni paraculati. Voi direte; ma i poveri come fanno a pagare le rette alte?!? Semplice ai poveri con voti alti vanno date le borse di studio. Questo se volete cambiare. Se no vi tenete i baroni miccioni.
Anonimo - 31/10/2022 00:48Ghettizzare no. Come prendi cinque lauree se sei figlio di uno che a malapena sbarca il lunario? Magari avevi le carte in regola per cambiare il mondo ma non lo scopriremo mai perché appena la legge lo permette devi correre a fare il primissimo lavoro che trovi al prezzo di restare quasi analfabeta
Anonimo - 30/10/2022 22:21Giovanni Lorenzetti. Mode ...
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