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Gli alberi sono esseri viventi, i muri no, anche se entrambi incarnano la storia nel momento in cui sono stati messi a dimora o sono stati realizzati nel caso dei muri, i quali possono diventare pure testimonianze di arte e civiltà. I muri possono essere ricostruiti, restaurati, spostati e quindi conservati. Non sempre ciò è possibile per le grandi piante adulte che , se abbattute, non restituiscono più le loro importanti funzioni ecosistemiche che sono: la riduzione dell’isola di calore, la riduzione dell’inquinamento, l’ossigenazione dell’aria, la protezione e stimolazione della biodiversità, i benefici psicofisici, la riduzione del ruscellamento delle acque attraverso l’effetto spugna, particolarmente utile nei sempre più frequenti casi di nubifragi, e tanto altro ancora.
Le piante costituiscono un presidio indispensabile e insostituibile per assicurare città più vivibili e più sicure. Le piante adulte non possono essere compensate, nell’immediato, da giovani piante che, per garantire le stesse funzioni ecosistemiche delle piante adulte abbattute, nel pieno del loro vigore vegetativo, hanno bisogno di decenni di crescita e noi oggi, proprio oggi, non abbiamo tutto questo tempo a disposizione. Abbiamo bisogno oggi di tutte le funzioni ecosistemiche che possono assicurarci le piante, in questo caso anche dei cinque grandi lecci viventi, in questione.
Il Pianeta Terra festival recentemente svoltosi a Lucca, ci ha rappresentato, con gli interventi dei prof. Ferrini, Mancuso e altri, l’importanza della forestazione urbana ( che è la parte di territorio che produce più inquinamento ), unita a quella della cura e manutenzione corretta delle piante.
Pianeta Terra Festival, ha ospitato un evento denominato “ Un albero, una Ciaccona. Parallelismo e proporzione in Natura e in Bach” dove ha evidenziato le “analogie tra la nascita di uno spartito musicale e la crescita degli alberi “.
Le piante sono musica, emozioni, vibrazioni, energia. Le piante ci restituiscono, nella relazione che intratteniamo con loro, tutto ciò, se siamo capaci di sentirle, di accoglierle.
Questa analogia tra la musica e le piante ci ha particolarmente colpito e abbiamo voluto sancire questa associazione vibrazionale dando un nome ad ognuno dei 5 Lecci di Villa Bottini, in questo caso il nome di un’opera di Giacomo Puccini, che ci piace immaginare abbia visto nascere questi 5 lecci e con la sua musica abbia, nel giardino di Villa bottini, accompagnato la loro crescita sino ad arrivare ai nostri giorni, grandi e sani.
In occasione della dimostrazione organizzata da Europa Verde di domenica scorsa, presso il giardino di Villa Bottini, i 5 grandi Lecci sono stati quindi battezzati, hanno ricevuto un nome: La Boheme, Tosca, Madama Butterfly, La Fanciulla del West, Turandot.
“ dare il nome alle cose è molto importante. Non è un banale atto tecnico, ma un processo culturale e intellettuale che include la ricerca della tua identità per definire quella dell’altro. Dare il nome ad un’entità è il primo passo per giungere ad una conoscenza della stessa. Dare il nome vuol dire anche legittimare la sua esistenza, regalandole dignità e unicità. È scegliendo innanzitutto il nome che introduciamo le cose nella nostra vita per integrarle nella realtà. Dare un nome agli alberi non consente solo di dare un volto alla loro inanimata corteccia, ma anche di parlarne adeguatamente.”
Alla luce di quanto sopra, auspichiamo che gli enti competenti, in particolar modo la Soprintendenza, trovino un accordo per permettere, se necessario, la realizzazione di un intervento che, assieme alla messa in sicurezza del muro di cinta, consenta di mantenere in vita i cinque stupendi lecci che hanno acquisito un carattere identitario e contribuiscono al genius loci del luogo, oltre che, come detto, a restituire indispensabili funzioni ecosistemiche. In tal senso un leggero spostamento del muro verso l’esterno, da me prospettata (ritenuta strutturalmente idonea dall'ing. progettista attualmente incaricato dell’intervento sul muro ) prende atto dello sbilanciamento del muro verso l'esterno del giardino, stabilizzato dagli apparati messi in opera e, mantenendo l'allineamento attuale del suo bordo sommitale, lo ripropone sino alla base. Ciò permetterebbe di eliminare i sostegni lungo via S. Chiara e i tiranti collocati nel giardino e ridurrebbe circa della metà l'attuale occupazione dello spazio a margine strada da parte dei montanti che fanno parte dell'apparato di sostegno ( vedi foto allegate ). Lo spostamento del muro può realizzarsi smontando e rimontando la porzione di muro interessata, con la tecnica del cuci, una tecnica di restauro normalmente utilizzata, usata anche per alcune parti del complesso S.Micheletto.
C’è bisogno di un cambio di paradigma e di riconsiderazione dei valori culturali in campo, non rimarrà niente delle conquiste e dei capolavori di cui la specie umana è stata artefice se continuiamo a procedere utlizzando vecchi approcci nei confronti di problematiche inedite, perché non saranno capaci di dare risposte ai problemi emergenti, sinora sconosciuti. Non rimarrà neppure la specie umana ad ammirare, salvaguardare, sviluppare tali conquiste e capolavori.
( Claudio Pardini Cattani, Architetto )
In Italia, nel 2002, le classiche buone, vecchie boiate non sono più sufficienti. Bisogna produrre boiate sublimi, supreme e soprattutto infinite. Quella dei lecci, oggi perfino dotati di un nome assurdo, è un esempio di boiata alla moderna, ovvero infinita e sesquipedale. I lecci in questione son certo assai vecchi, son abbastanza grossi, ma infine non hanno nulla di particolarmente speciale. Girando il territorio se ne trovano di più grandi, più belli, più caratteristici. Ma tutti gli onorevolissimi lecci del territorio son cagati zero, mentre questi qui son diventati l'isola di Okinawa, da difendere fino all'ultimo giapponese disponibile. Non resta che sdraiarsi di fronte alle motoseghe. Motoseghe e segate!!!
Anonimo - 21/10/2022 02:06Oggi va molto in voga il mi son pescator, mi son murator, mi son carpentier, mi son ingegner, mi son trombettier, mi son navigator, mi son giardinier...mi son manovrator...
E' la decadenza della Società evoluta, si ritorna al mille (senza offesa per il mille, all'ora esistevano anche grandi menti, magari chiuse in qualche monastero, col compito di custodire e tramandare il sapere in un Mondo esterno trucido.
E che ci vol fare?
C'era un bellissimo ciliegio nel mio fondo, da ragazzo certe scorpacciate lassù sull'albero, un canestro da portare giù, mezzo canestro in pancia. Me lo sogno ancora.
Quel ciliegio non esiste più, non l'ha tagliato nessuno, morte naturale.
E' la Natura delle cose...i tetti crolleranno, il muro cadrà, gli alberi dopo una tromba d'aria naturale anche, io sarò sottoterra, le margherite fioriranno ancora...
In altri luoghi hanno spostato alberi adulti, faccenda assai complicata, in altri ancora hanno spostato dei Fari di settanta metri interi. Basta pagare!
Sì, in effetti, da tecnico, sono d'accordo, quel disegnino è piuttosto infantile.
Buffo che da queste parti, la prevalenza delle ideologie, in tutti i campi, incapretti la società a tale livello!
Non credo che dandogli un nome, anche volendo, si trasformino in 'Generale Sherman'.
Ed è anche assai buffo che non si emetta alcun suono al rumore delle motoseghe in un qualsiasi bosco 'ceduo' che risulta ceduo a causa del terreno che stà sotto anche naturalmente con crolli e frane naturali.
Nel mio bosco, ceduo, di macchia mediterranea ormai abbandonato perché dovremmo usare l'elicottero per curarlo, avete voglia di querce!
Hanno iniziato da diversi anni a cadere da sole...
Ma, come si dice,
un albero che cade in un bosco,
non fa rumore.
Fermo restando che la salvaguardia dei lecci rimane prioritaria, la lettura del post fa sorgere spontanee alcune considerazioni:
1) fa specie che Europa Verde, che si è presentata alle ultime elezioni a sostegno dei peggiori disboscatori che Lucca abbia conosciuto nella sua storia, adesso si preoccupi tanto per i lecci, e con vezzo infantile di ribattezzarli con nomignoli pucciniani;
2) la situazione è oggettivamente complessa perché in bilico tra tutela di piante storiche e di beni monumentali;
3) in ragione di questa complessità, fanno quasi tenerezza i disegnini a penna, puerili, con i quali, in quattro e quattr'otto, si pretende di risolvere il problema.
Considerazione finale: ma saranno mica un po' volpini questi di Europa Verde? Gliene importerà davvero qualcosa dei lecci o piuttosto gliene importerà assai delle carriere politiche?
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