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  • 23/09/2022 19:40

Elezioni del 25 settembre: il pericolo è lo sfascismo, non il fascismo.

Questa campagna elettorale che sta per concludersi, che peraltro cade in un momento particolarmente "complicato" degli scenari internazionali ed interni, ha riproposto ancora una volta due fattori su cui penso valga la pena soffermarsi: uno è il ricorso al fantasma della storia del "pericolo fascista"; l'altro è la logica "di chi la spara più grossa".

Entrambi fattori distorsivi sempre, ma ancor più in una fase in cui la drammaticità dei problemi sul tappeto richiederebbe ben altro stile e ben altra

capacità propositiva rispetto alla concretezza delle soluzioni.

Vediamoli.


Il richiamo al pericolo fascista è un espediente per delegittimare l'avversario, sperando di lucrare voti agitando lo spettro di una drammatica fase della nostra storia legata ad un contesto ben preciso, quindi irripetibile.

Caratteristiche del nuovo fascismo sarebbero, a detta dei sostenitori di questo pericolo: la sublimazione del popolo come collettività virtuosa contrapposta a politicanti corrotti, il disprezzo della democrazia parlamentare, l’appello alla piazza, l’esigenza dell’uomo forte, il primato della sovranità nazionale, l’ostilità verso i migranti.

Pulsioni certamente presenti nella destra europea quindi anche italiana, ma non circoscritte in quel recinto. Infatti, tali aberrazioni sono rinvenibili nei programmi delle forze populiste, di destra e di sinistra, come anche il bipopulismo italiano sta ad attestare. A tal proposito è sufficiente dare un'occhiata alla storia ed alla piattaforma politico-programmatica del grillismo.

Pertanto si deve parlare di populismo e non di fascismo; il vero pericolo (a mio avviso un pericolo concreto) è dato dai segnali di degenerazione della democrazia rappresentativa, non da fantasmi della storia non più replicabili. Il 2022 non è infatti il 1922.

Mutazione genetica che pertanto riguarda componenti di destra e di sinistra, ben diversa da quel pericolo fascista che gli ambienti politico-culturali di sinistra cercano di sbattere in testa come una clava agli avversari politici.


Ma c'è anche altro. Al di là della strumentalizzazione politica ed elettorale, questa tesi dell'eterno pericolo fascista, sostenuta anche da Umberto Eco in un saggio intitolato "Il fascismo eterno", può finire per favorire la fascinazione del fascismo sui giovani che poco o nulla sanno del fascismo storico, ma possono lasciarsi suggestionare da una sua visione mitica, che verrebbe ulteriormente ingigantita dalla presunta eternità del fascismo.

E' pertanto auspicabile che questo tema venga abbandonato come spauracchio, e venga sostituito da un serio dibattito - in sede politica - sulla crisi della democrazia rappresentativa, che sta sempre più proponendosi come "democrazia recitativa", non solo in Italia, di fronte al mutismo disorientato della gran parte delle forze politico-culturali.

Altra cosa è il dibattito in sede storica, sempre benvenuto, purché non contaminato dal peccato originale di voler piegare l'esegesi storica alle esigenze dell'attualità politica.


Ed ora lascio il versante del pericolo fascista, per portarmi sull'altro, ovvero quello dello sfascismo di "chi la spara più grossa".


Che in campagna elettorale ci sia una esplosione di promesse, entro certi limiti è da considerarsi fisiologico. Ma appunto entro certi limiti, quindi senza oltrepassare il confine di promesse ipocrite e del tutto non mantenibili.

Sarebbe molto bello poter avere campagne elettorali frugali, nelle quali il confronto avviene su valori e su visioni e non su irrazionali promesse e martellante denigrazione dell'avversario. Sarebbe molto bello poter assistere a campagne elettorali che somigliassero a quelle dei paesi del Nord-Europa e non a quelle con tratti peronisti del Sud-America. Ma siamo in Italia e dobbiamo prenderci questo....


Quasi tutti i competitori (non tutti come sotto dirò) di questa campagna elettorale, hanno fatto a gara a chi "la spara più grossa", con l'evidente intento di accaparrarsi il consenso di elettori delusi, spaventati dalle incertezze di questa complicata epoca che viviamo, facilmente influenzabili dal pervasivo martellamento dei nuovi mezzi di comunicazione.

E poco importa se tali promesse sono in malafede: intanto si spera che servano ad una classe politica che sembra più preoccupata della propria perpetuazione che non dei veri interessi del Paese.

E ancora, poco importa se il mantenimento di tali promesse porterebbe o allo sfasciamento dei conti pubblici o della coesione sociale: intanto si fa la sparata ad effetto per prendere voti, poi si vedrà...


Non è certo difficile proporre esempi di questo scenario: A destra: quota 100, la flat tax, il presidenzialismo, almeno nei termini in cui viene presentato.

A sinistra: il bonus ai diciottenni (lasciamo perdere la proposta sul suo finanziamento), una mensilità in più sulle buste paga, il reddito di cittadinanza ed altre simili proposte assistenziali destinate ad aggravare ulteriormente il debito pubblico senza niente incidere sui fattori che intralciano la crescita.


Ma la sfida vera è proprio quella di riuscire a conciliare la tenuta dei conti, il mantenimento e se possibile anche il rafforzamento della coesione sociale, il rilancio della crescita economica intervenendo in profondità sui fattori che negli ultimi decenni l'hanno bloccata.

Una sfida complicata, certo proiettata verso la tutela delle nuove generazioni, difficile da far capire ad una società che vive in una dimensione in cui tutto sembra ridursi all'attimo del presente.


Ma la memoria è invece fondamentale per orientarsi anche nelle scelte politiche. Quindi, in aggiunta alle sparate, non possiamo e non dobbiamo ignorare le colpevoli ed ipocrite amnesie, destre, sinistre e grilline, con cui si vorrebbero far dimenticare atteggiamenti particolarmente imbarazzanti nell'attuale drammatica crisi energetica: contrarietà alla Tap, alle trivelle, ai rigassificatori, ai termovalorizzatori e ad altre fondamentali strutture. Atteggiamenti che il corpo elettorale sarebbe opportuno non dimenticasse, se intende scegliere chi concretamente propone strategie coerenti con i bisogni del Paese.


Dicevo sopra che non tutti i competitor di questa campagna elettorale si sono lanciati nella logica di "chi la spara più grossa". Penso che elettrici ed elettori abbiano infatti la possibilità di scegliere una piattaforma programmatica seria, che non promette la luna, che guarda in faccia con realismo alla

concretezza dei problemi.

E' la proposta programmatica di Azione-Italia Viva-Calenda, "Italia sul serio", insomma il cosiddetto Terzo Polo, che propone una piattaforma programmatica concreta e consapevole, in cui la necessaria attenzione ai temi della coesione sociale viene armonizzata con la necessità di stimolare i fattori di crescita, quindi di aumentare le risorse da redistribuire. Infatti, a nessuno può sfuggire il paradigma secondo il quale non si può distribuire ricchezza che non si possiede.


E' un programma serio, che si rivolge alla testa degli elettori e non alla loro pancia, che propone una "visione" di Paese moderno, consapevole della necessità di un forte impegno riformatore per eliminare storture vecchie e e nuove, saldamente legato agli orizzonti europeo ed atlantico.

Insomma, un programma per un Paese sintonizzato sull'agenda Draghi", che le forze del Terzo Polo hanno sempre sostenuto senza incoerenza alcuna.

Vanto di cui nemmeno il Pd può fregiarsi, giacché si è alleato a forze che hanno sistematicamente votato contro Draghi.


Chiara coerenza quindi anche nella prospettiva del dopo voto: di nuovo Draghi a Palazzo Chigi. Questa è la chiara indicazione data al corpo elettorale che, è da auspicare per il Paese, voglia dare un responso elettorale che la renda praticabile.

E quanto sia importante per l'Italia una guida autorevole come quella di Mario Draghi, ben lo stiamo toccando con mano con le dinamiche che stanno assumendo le politiche europee sul tetto al prezzo del gas. Faccio solo per inciso notare il paradosso di come forze che hanno determinato la caduta del governo, si stiano ora appellando a Mario Draghi affinché gli tolga - per quanto possibile - le castagne dal fuoco sulla scottante questione energetica.


Nessuna ambiguità quindi: decisa presa di distanza dal bipopulismo di destra e di sinistra, netto rifiuto di qualsiasi idea sovranista, nessuna ambiguità sui nostri ancoraggi internazionali (Europa e atlantismo), conferma del metodo e contenuto dell'azione del Governo Draghi.


Dicevo populismi di destra e di sinistra, categorie che ancora esistono anche se ne andrebbe ridefinita la codifica, ma che si stanno radicalizzando perdendo i loro centri riequilibratori. Fattore che al Terzo Polo attribuisce una missione che, in tempi di crisi, non è esagerato definire storica: smascherare il velleitarismo degli opposti populismi, introdurre i necessari elementi di concretezza in un dibattito pubblico dominato dall’astrazione e dall’ipocrisia, dare rappresentanza e restituire fiducia alla parte migliore dei due elettorati. A quello di destra come a quello di sinistra. Al ceto medio, in primo luogo. A chi si astiene e a chi non ne può più di turarsi il naso.  


Occorre pertanto uno sforzo affinché l'epoca dei cantastorie in questo Paese possa finire. Le energie migliori, che non sono mai potute entrare perché non avevano lo spazio giusto, ora potranno trovare il loro tempo. Elettori ed elettrici potranno scegliere l’avvio di una nuova fase della serietà e della competenza.

Ma perché il progetto possa realizzarsi occorre che raccolga un significativo consenso: se pensiamo che sia utile per il Paese, il 25 settembre votiamolo.


La posta in gioco è altissima. Il grande pericolo è lo sfascismo e non il fascismo.


La proposta del Terzo Polo, prescindendo dal percorso che l'ha preceduta, è il presidio per difenderci da questo pericolo.

Quindi il 25 settembre rechiamoci alle urne e non dimentichiamocelo.


Questo è il vero voto utile per il nostro Paese...


Lucca, 23 settembre 2022

I commenti

Oltre al pd e alla lega...figuretta dei no vax e soci.
Ma poi io sapevo che le elezioni non venivano fatte!

Anonimo - 26/09/2022 20:58

Quest'anno forse sarebbe stato mejio che ci fussi andato dopo un fiasco di quello bono.

... - 25/09/2022 14:51

Piuttosto che votare una ciurma di servi di Putin e pagatori di fannulloni e di lavoratori al nero mi taglio una mano! Anche perché il reddito di nullafacenza è pagato con i soldi di tutti e le tasse per mettere a disposizione tali soldi allo stato le pagano quelli che lavorano. Il M5S, solo per tenere il culo al potere, non esita ad espropriare chi lavora (facendosi il culo) per regalare ai fancazzisti. Certo che sta a noi. Sta a noi non votarli.

Anonimo - 25/09/2022 03:34

I sondaggi non si possono fare, ma ieri bastava guardare le piazze dove hanno chiuso la campagna elettorale i Cinque Stelle e il Pd per farsi un’idea: gremita quella di Conte, mezza vuota quella di Letta. Chiaro il programma dei pentastellati, basato su crescita sostenibile, welfare e ambiente, mentre dall’altra parte sembrava di stare su Scherzi a Parte, col segretario che parlava di equità sociale e il governatore della Campania, De Luca, che distruggeva il Reddito di cittadinanza, alla pari delle destre.

Così la sensazione finale in casa del Pd era quella di turarsi il naso per non far vincere la Meloni, mentre dai 5S si respirava a pieni polmoni, anche sull’onda di una campagna elettorale sorprendente, che ha visto Conte dominare sugli altri leader, sulle trappole televisive e nell’empatia con le persone comuni: quelle che non vanno ai comizi perché costrette dai partiti ma perché hanno ancora una speranza, forse l’ultima, che la politica si occupi di loro e non degli interessi dei soliti noti. E qui sta la chiave del successo di Conte: aver imposto la sua agenda, ignorando quella di Draghi o chicchessia.

Invece di accodarsi a chi veniva dato in vantaggio, il leader 5S ha costretto gli altri a misurarsi sulla povertà, sulla pace, sulle misure economiche fatte, come il Superbonus, e da fare, a partire dalla transizione ecologica. Siamo in quella che i 5S hanno definito “la parte giusta”, con un messaggio che è arrivato, pur senza disporre delle tv o della pubblicità fatta dagli altri anche con i soldi pubblici. E ora che è chiara qual è la parte giusta, l’ultima mossa tocca a noi, con il voto giusto.

Ugo - 24/09/2022 09:16

L'Italia si è finora caratterizzata per avere partiti populisti nell'area geopolitica denominata "centro destra" e in un area non definita in cui sguazzava il M5S. Nell'area geo politica definita "centro sinistra" i populismi venivano ammortizzati dalla balena rosa, ovvero dal PD. Come io avevo segnalato il M5S è di fatto un movimento di sinistra e in queste elezioni i suoi dirigenti hanno capito che per sopravvivere debbono occupare quell'area geo politica. Questo ha come conseguenza la demolizione, specie al Sud, di un PD che Letta ha condotto allo sbando. Questo produrrà un bipopulismo perfetto con il Movimento da una parte e lo pseudo centro destra dall'altra. Speranze per l'Italia? In primo luogo che Berlusconi chiuda la sua parabola politica subito dopo le elezioni liberando il campo ad un soggetto politico diverso dalla Forza Italia allo sbando attuale. In secondo luogo che la Signora Meloni abbia le palle per respingere di fatto le istanze folli della Lega e quindi per governare sul serio. Staremo a vedere.

Anonimo - 24/09/2022 03:10

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