Capezzoli a Di Pietro: "Voterò No. Non ti riconosco più"
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Lettera del sindaco di Fabbriche di Vergemoli Michele Giannini in merito al numero minimo di bambini per formare una classe: il candidato del terzo polo, Marco Remaschi, accoglie e fa proprie le sollecitazioni presentate.
“Conosco bene questa situazione che vivo anche in prima persona in quanto sindaco di un piccolo comune della Mediavalle - spiega Remaschi, sindaco di Coreglia Antelminelli e candidato di Azione-Italia Viva alla Camera dei Deputati per il collegio uninominale di Lucca e Piana, Valle del Serchio, Valdinievole e Montagna Pistoiese -. Il problema evidenziato dal sindaco Giannini è reale e molto presente, anche nel territorio che amministro. La scuola è un bene prezioso e insostituibile, nelle aree più rurali e periferiche rappresenta anche un accesso importante di socialità e condivisione, oltre che un presidio fondamentale per le famiglie. Non possiamo subordinare tutto questo alla presenza o meno di un numero minimo di bambini (10 per l’esattezza) per formare una classe: un criterio che nelle aree interne del nostro territorio non ha alcun senso, perché rischia di chiudere istituti scolastici e di costringere i bambini e i genitori a fare chilometri per raggiungere la scuola più vicina. Ecco perché qualora risultassi eletto mi farò subito carico di questa sollecitazione. E, in ogni caso, sono a disposizione, anche in qualità di sindaco, per far sentire la mia voce su questo aspetto in tutte le sedi opportune e necessarie, affinché questa norma venga cambiata”.
“L’impegno sulla scuola è centrale anche nel programma di Azione - conclude Remaschi -, che prevede interventi mirati per superare la disparità e le situazioni di svantaggio territoriale. Oltre a intervenire sulla riduzione del numero massimo di alunni per classe ed estendere il tempo che ciascun docente riesce a dedicare a ogni studente, è giusto prevedere un’azione mirata sulle aree svantaggiate, attraverso l’identificazione delle scuole in cui operare sulla base dei dati, incentivo economico per i docenti che decidono di fermarsi almeno per un ciclo in queste scuole, riduzione del numero di allievi per classe e di conseguenza più territorialità, più istruzione diffusa e vicino casa, più corrispondenza tra comunità periferiche e rurali e istituzioni scolastiche”.
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