Droni russi sopra la Polonia: l’Europa sull’orlo di un nuovo passo
Nella notte tra il 9 e il 10 settembre, lo spazio aereo polacco è stato violato da una ventina di droni lanciati dalla Russia, diretti verso obiettivi in Ucraina. Alcuni di questi velivoli senza pilota hanno oltrepassato il confine per decine di chilometri, costringendo Varsavia a far decollare i propri caccia e a chiedere l’immediato supporto degli alleati NATO. Almeno otto droni sono stati abbattuti all’interno del territorio polacco.
Si tratta di un episodio senza precedenti dall’inizio della guerra in Ucraina: per la prima volta mezzi militari russi sono stati neutralizzati dentro un Paese membro dell’Alleanza Atlantica. Varsavia ha parlato apertamente di “incursione” e ha invocato l’articolo 4 del Trattato, che prevede consultazioni urgenti tra gli Stati membri quando l’integrità territoriale o la sicurezza di uno di essi è minacciata.
Le conseguenze politiche sono immediate. La Polonia, già in prima linea nel sostegno a Kiev, si trova ora a dover gestire la pressione di un’opinione pubblica interna che percepisce la guerra sempre più vicina. Sul piano militare, l’episodio rafforza l’idea che i confini orientali della NATO siano vulnerabili non solo a missili e artiglieria, ma anche a ondate di droni economici e difficili da intercettare.
A Bruxelles e nelle capitali europee cresce la discussione: rafforzare la difesa aerea comune, aumentare la presenza di truppe nei Paesi di confine, oppure tentare di evitare un’ulteriore escalation? L’alleanza, per ora, tiene la linea della prudenza: si tratta di un atto grave, ma non ancora tale da far scattare l’articolo 5, che prevede la difesa collettiva.
Resta però la sensazione che l’Europa stia camminando su un filo sempre più sottile. La guerra, partita come un conflitto confinato in Ucraina, ha varcato una nuova soglia. E la domanda che aleggia è se si sia trattato di un incidente calcolato, di una provocazione o dell’ennesimo segnale che i margini per contenere la crisi si stanno riducendo.