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  • 07/09/2025 18:03

L’opportunismo di alcune destre: da antisemitismo a filo-Israele

Per gran parte del Novecento le destre radicali europee hanno coltivato, in modi più o meno espliciti, un antisemitismo radicato. In Italia come altrove, il mito del “complotto ebraico” o le nostalgie fasciste tenevano Israele e il mondo ebraico nel ruolo di avversari. Oggi lo scenario appare capovolto: molte di quelle stesse forze politiche si presentano come convinte sostenitrici di Israele. Il cambiamento non nasce da un ripensamento etico, ma da un calcolo. Israele viene visto come: Avamposto contro l’islamismo: per le destre che puntano sull’allarme sicurezza, Israele diventa un simbolo della lotta a un nemico comune. Stato identitario: il modello di un paese che difende confini, cultura e religione appare seducente per chi invoca “prima gli italiani” o “prima i francesi”. Passaporto di rispettabilità: dichiararsi filo-Israele aiuta a smarcarsi dall’accusa di antisemitismo, offrendo una patente di legittimità internazionale. Esempi concreti non mancano. La Lega di Salvini che sventola la bandiera israeliana a comizi, il Rassemblement National di Marine Le Pen che si accredita come difensore della comunità ebraica francese, Vox in Spagna che fa del sostegno a Israele una bandiera identitaria. Tutti casi in cui la vicinanza non nasce da una tradizione storica, ma da convenienza politica. La contraddizione resta evidente. Le stesse correnti che strizzano l’occhio a nostalgie fasciste o a un nazionalismo esclusivo, oggi si scoprono “amiche di Israele”. Non è un’alleanza naturale, ma un’alleanza tattica: utile per rafforzare la propria narrativa contro l’immigrazione musulmana, utile per legittimarsi in Occidente. Il rischio è che, dietro le dichiarazioni di amicizia, non ci sia una vera volontà di confronto culturale, ma soltanto un altro capitolo di opportunismo politico. Identità Democratica

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