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  • 12/09/2022 13:14

ALMENO LA NOSTRA GRATA MEMORIA

ALMENO LA NOSTRA GRATA MEMORIA di Mario Adinolfi Chi ha letto il mio Storia del Terrorismo in Italia sa che dobbiamo al generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa la sconfitta delle Brigate Rosse. Le si poteva azzerare molto prima ma qualcuno gli tolse la gestione dell’antiterrorismo sciogliendo il nucleo speciale nel 1976, salvo richiamarlo in servizio quando le Br alzarono il tiro e lui le sgominò, avendo avuto carta bianca dopo il rapimento del generale americano Dozier. Per ”premio” fu nominato prefetto di Palermo, cioè cacciato da Roma e mandato in pasto alla mafia, che lo uccise il 3 settembre 1982 in via Carini crivellando di colpi la sua piccola utilitaria in cui si trovava con la moglie Emanuela Setti Carraro (sposata qualche settimana prima) e l’agente Domenico Russo, morti con lui. Il commisario di polizia Ninni Cassarà scrisse nel 1983 a chiusura delle indagini che l’assassinio di Dalla Chiesa fu determinato da “una convergenza di interessi”, quindi vedeva la mafia solo come esecutore materiale di finalità che erano da cercarsi altrove. Nel 1985 anche Cassarà fu ucciso. Aveva 38 anni, sposato e papà di 3 figli, venne attaccato sotto casa da un commando dotato di mitragliatori d’assalto Ak47, spirò tra le braccia della moglie Laura accanto al 23enne agente Roberto Antiochia che lo scortava insieme all’agente Natale Mondo, incredibilmente uscito illeso dall’attacco ma poi comunque ucciso nel gennaio 1988. Antiochia venne colpito perché tentò di far scudo col suo corpo a Cassarà. Aveva fatto parte della squadra di un altro commissario eroe di Palermo, Beppe Montana, ucciso a 33 anni dopo aver svolto molte indagini accanto al magistrato Rocco Chinnici, ucciso a Palermo pochi mesi dopo Dalla Chiesa nel 1983. A tutti questi servitori dello Stato, assassinati perché isolati dallo Stato stesso e resi così facili obiettivi con una scia di sangue che giunse fino a Rosario Livatino ucciso nel 1990 e alle stragi del 1992 con obiettivi Falcone e Borsellino, vada almeno la nostra grata memoria. Molti dei nomi che avete qui letto li avete probabilmente letti per la prima volta. L’Italia non sa rendere onore ai suoi martiri, non conosce e non ama la propria storia, per questo finisce per compiere ciclicamente sempre gli stessi errori senza incidere mai i bubboni che la rendono una nazione infetta anche per nostra ignoranza e smemoratezza. Eppure è sangue recente, versato almeno perché fossimo edotti.

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