Energia, è allarme rosso: la politica nazionale ed europea è chiamata a fare il suo dovere
"Ogni
giorno che passa il tema energia si fa sempre più scottante. Anche
nelle occasioni di modesto arretramento della quotazione del gas, che si
trascina dietro anche l'energia, non c'è affatto motivo per
rasserenarsi: in una situazione così instabile e con un andamento
generale che è costantemente al rialzo, le criticità rimangono al
massimo livello. Criticità che non riguardano solo l'entità dei prezzi
ma anche questioni a monte come la stipula di nuovi contratti: i
fornitori sono talvolta titubanti a sottoscriverli nel timore di non
riuscire a garantire le forniture.
L'Italia deve
essere pronta a tutto: le improvvisazioni non sono accettabili,
campagna elettorale o no. Le imprese debbono rimanere in piedi: dalla
sopravvivenza delle imprese - voglio ricordarlo perché sono in troppi a
dimenticarselo o a far finta che non sia così - passa anche la tenuta
sociale. Se le imprese chiudono, i dipendenti - quelli stessi che a loro
volta, purtroppo, hanno problemi a far fronte a bollette domestiche
anch'esse lievitate - vanno a casa. E' penoso dirlo, ma è la dura
realtà. Quello che le imprese chiedono deve essere visto anche, o forse
soprattutto, in questa chiave. Le chiusure, non solo per brevi periodi
ma anche definitive, sono prospettive quanto mai realistiche.
E'
ora di considerare energia e gas per quello che sono: fattori
competitivi essenziali. Finora in Italia non si è ragionato così e gli
effetti si vedono: il nostro paese ha costi per l'energia elettrica non
domestica fra i più alti d'Europa (in questa per niente invidiabile
classifica siamo quarti dopo Grecia, Cipro e Irlanda), resi ancora più
gravosi da un trattamento fiscale a sua volta molto penalizzante (allegati dati Eurostat).
Come si fa a competere sui mercati internazionali in queste condizioni,
anche ammesso che ci si faccia a non chiudere i battenti?
Sì
quindi al piano di razionamento che chiede il presidente di
Confindustria Bonomi, ovviamente da vedere come una extrema ratio in
caso di gravi problemi di disponibilità; sì a un price cap che tenga
conto delle priorità dell'economia nazionale, o ancor meglio a
provvedimenti in questa direzione a livello europeo; sì ad analisi che,
nel rispetto delle regole del mercato, individuino e neutralizzino
fattori speculativi.
La situazione è così grave
che la politica europea e nazionale non deve lasciare nulla di
intentato. Personalmente non mi farei un tabù, anche se capisco le
remore in proposito, nemmeno di finalizzare l'extra gettito delle
imprese fornitrici ad alleviare in maniera diretta o indiretta,
immediata o differita nel tempo, i disagi che imprese e famiglie stanno
vivendo.
Il quadro è, almeno dal punto di vista
economico, perfino più fosco di quello della pandemia. E' il momento di
mettere sul tavolo tutte le carte possibili, nessuna esclusa."
Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord