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  • 06/01/2025 15:10

Malessere degli infermieri, a rischio l’assistenza ai pazienti

Malessere degli infermieri, a rischio l’assistenza ai pazienti Il benessere dei professionisti sanitari impatta sulla qualità e sulla sicurezza delle cure che vengono erogate ai pazienti ed è strettamente collegato alla qualità dell’ambiente di lavoro Cure centrate sul paziente, di alta qualità, di valore elevato e sicure non possono prescindere dal benessere dei professionisti, essenziale e irrinunciabile per stabilire un’alleanza terapeutica efficace con i pazienti e le loro famiglie. Lo evidenzia uno studio condotto dall’Università di Genova con il sostegno dalla Federazione nazionale degli infermieri (Fnopi) sul benessere dell’infermiere e sicurezza delle cure. Come sottolineano gli autori dello studio, un alto livello di benessere dei professionisti è associato a una maggiore soddisfazione lavorativa, a un minore rischio di burnout, a una riduzione dell’assenteismo, a una maggiore qualità delle cure erogate e, conseguentemente, a una maggiore sicurezza del paziente. Cure di qualità, sicure e di valore richiedono il benessere dei professionisti, indispensabile per un’alleanza terapeutica efficace con pazienti e famiglie Nel corso del tempo e, progressivamente, a partire dalla crisi finanziaria del 2008, seguita dalla pandemia Covid-19, però, la soddisfazione lavorativa è diminuita, i livelli di staffing si sono ridotti, il burnout è aumentato, così come l’intenzione di lasciare il lavoro, e questo ha impattato significativamente e continua a farlo sul benessere dei professionisti. I risultati dello studio, condotto tra giugno e luglio 2023 e che ha coinvolto oltre tremila infermieri afferenti a reparti di degenza di 38 Presidi ospedalieri sul nostro territorio, hanno evidenziato che il 59% degli infermieri in servizio negli ospedali italiani è molto stressato e il 36% sente di non avere il controllo sul proprio carico di lavoro. Il 47,3% si percepisce “privo di energia” e nel 40,2% dei casi si ravvisa un esaurimento emotivo elevato. Il 45,4% ritiene che l’impegno professionale non lasci abbastanza tempo per la propria vita personale e familiare. Sulla possibilità di lasciare l’ospedale a causa dell’insoddisfazione lavorativa, quasi la metà degli infermieri ha risposto in modo affermativo (45,2%). L’esposizione a pazienti Covid-19 ha determinato un elevato livello di stress nel 46,4% degli infermieri. Il 38,3% ha dichiarato insoddisfazione lavorativa per svariati motivi: principalmente, a causa dello stipendio (77,9%) e della mancanza di opportunità di avanzamento professionale (65,2%). Il 43,4% ha descritto il proprio ambiente di lavoro come frenetico e caotico. Solo il 3,2% percepisce come “eccellente” la sicurezza del paziente nel proprio ospedale. E solo il 27,7% ha affermato che le azioni della direzione dimostrano la sicurezza del paziente come massima priorità. Indipendentemente dal turno di lavoro, ogni infermiere assiste mediamente 8,1 pazienti contro uno standard indicato come ottimale di non più di 6. Studi europei indicano che ogni paziente aggiuntivo per infermiere è associato a un aumento del 7% della mortalità a 30 giorni in ospedale. Tra le azioni per ridurre il burnout e migliorare il benessere, gli infermieri coinvolti nello studio hanno indicato l’aumento dei livelli di organico infermieristico, permettere agli operatori sanitari di lavorare al massimo delle loro competenze professionali, migliorare la comunicazione del team. Un cambio di passo dunque che non può che partire dalle organizzazioni e dalla leadership, come peraltro sottolineato in una recente conferenza internazionale sigma Alpha Alpha Beta tenuta a Genova sul tema “Valorizzare gli infermieri e migliorare l’assistenza: focus sul benessere degli infermieri e degli assistiti”. Una cultura sanitaria empatica e sostenibile valorizza la persona e rende l’ospedale un luogo promotore di salute per chi cura e chi viene curato «Il benessere organizzativo è un concetto fondamentale per creare un ambiente favorevole; le Direzioni Infermieristiche devono oggi necessariamente mettere in campo azioni atte a promuovere il benessere all’interno delle organizzazioni sanitarie. Dalla promozione di una cultura inclusiva, alla sperimentazione di forme di valorizzazione delle competenze come opportunità di crescita, ai percorsi di inserimento e accoglienza fino al coinvolgimento dei “talenti” come potenziale ed espressione di creatività e innovazione. Su questo abbiamo scelto di investire certi del fatto che caratteristiche quali adattabilità, collaborazione, impegno e motivazione dei giovani talenti rappresentino una delle sfide per il futuro» – afferma Monica Chiti, Direttore Professioni sanitarie, Ospedale di Prato, Dipartimento Infermieristico ed Ostetrico ASL Toscana Centro. Sulla leadership pone invece l’accento Graziella Costamagna, Direttore Struttura Complessa, Direzione Professioni Sanitarie, Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, sottolineando come gli studi scientifici dimostrano con chiarezza che lo stile di leadership è un fattore predittivo degli esiti sul paziente sensibili all’assistenza infermieristica determinando il benessere degli infermieri e la qualità dell’assistenza alla persona. «La vision, – sostiene Costamagna – le strategie e le azioni di una leadership infermieristica matura nell’implementazione di modelli innovativi e di personalizzazione delle cure è dimostrato avere un ruolo chiave nei contesti socio-sanitari per un uso efficiente delle risorse, per sostenere il ruolo infermieristico e migliorare l’intention to leave e garantire sicurezza alle cure. I leader a livello organizzativo devono raccogliere la sfida e creare le migliori condizioni possibili affinché gli infermieri possano tornare all’essenza dell’infermieristica e garantire un’assistenza che li fa star bene nella relazione con le persone assistite e restituisce valore all’apporto infermieristico nel percorso complessivo ed interdisciplinare di cura». Lo stile di leadership è un fattore predittivo degli esiti sul paziente sensibili all’assistenza infermieristica determinando il benessere degli infermieri e la qualità dell’assistenza alla persona Ancora, come sostiene Franco Piu, Direttore delle Professioni Sanitarie, ASL 5 Spezzino, è necessario puntare sull’adeguamento degli staffing e sull’implementazione di nuovi modelli organizzativi non solo per garantire una migliore qualità dell’assistenza, ma anche per cercare di ridurre lo stress e migliorare il benessere dei professionisti. «In questa direzione – sottolinea Piu – i riscontri positivi ricevuti dalle persone assistite e dai loro famigliari, che si sentono più accuditi e “coccolati” dal personale, sono certamente segnali che incoraggiano a proseguire su questa strada». E lo confermano le associazioni dei pazienti, che ritengono irrinunciabile l’alleanza e la sinergia con gli infermieri, tanto che organizzazioni come il Comitato Assistenza Malati dell’Ingegnere A. Perioli, associazione che opera sul territorio spezzino dal 1981, ha istituito borse di studio per infermieri per l’acquisizione di maggiore professionalità per la sicurezza e la qualità delle cure dei pazienti. Come sottoscritto nella Carta di Udine “Stati Generali Itineranti per l’umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo”, pubblicata il 30 novembre scorso, il benessere organizzativo configura la capacità di un’organizzazione di mantenere il benessere fisico, sociale, di tutti i professionisti che operano al suo interno. Una cultura sanitaria empatica e sostenibile valorizza la persona e rende l’ospedale un luogo promotore di salute per chi cura e chi viene curato. https://trendsanita.it/malessere-degli-infermieri-a-rischio-lassistenza-ai-pazienti/

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