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  • 27/07/2022 19:17

UMANITÀ IN MODALITÀ MUTING

Non è certo causa della tecnologia se si regredisce, ma è l’abitudine che si assume nel suo utilizzo. UMANITÀ IN MODALITÀ MUTING di Alessia Rossini Movimento Amici per l’Italia È ormai sempre più raro ascoltare la voce dell’interlocutore o vederne il volto. È il caso di dire tecnologia regresso. Non è certo causa della tecnologia se si regredisce, ma è l’abitudine che si assume nel suo utilizzo. Nel passato si comunicava attraverso la lettera, per scriverla ci si dedicava attenzione nell’aspetto estetico dell’ortografia e la scrittura. Attraverso di essa, l’interlocutore poteva interpretarne lo stato d’animo del mittente rileggendola e interpretandola ad alta voce. Certo i tempi di comunicazione erano lenti, passavano giorni, settimane, mesi o forse un anno, prima che la lettera venisse consegnata al destinatario e a volte neanche arrivava. Certo c’è del romanticismo pensare ad una lettera scritta con una piuma e l’inchiostro, immaginare che viaggiava per mezzo di un galoppino con un cavallo. La voglia di provare emozioni ascoltando la voce del caro può aver generato necessità di accorciare i tempi della comunicazione può aver condotto l’essere umano allo studio, finche un giorno Samuel Morse realizzò un alfabeto in codice a intermittenza, fu uno dei primi metodi di comunicazione a distanza. Ma evidentemente anche questo metodo di comunicazione se pur efficiente, non colmava le emozioni dell’essere umano. Eh si perché proprio di emozioni parliamo. Le emozioni sono la base di partenza della creatività. Spente le emozioni, cosa rimane di un essere umano? La voce, trasmette e crea emozioni, questa necessità di ascoltare la voce dell’interlocutore ha fatto si che un bel giorno nel 1876, un ex dipendente della Western Union, Alexander Graham Bell, che aveva esaminato i dispositivi di Meucci brevettò il telefono. Nel nostro tempo ci sono ancora in vita generazioni che si ricordano quando tornavano a casa di corsa perché ad una certa ora perché si aspettava una telefonata, di un nonno, di un genitore, di una persona lontana o una telefonata di lavoro. Quante emozioni ci suscitava questa attesa e questa corsa. Pensavamo quanto sarebbe stato bello avere un telefono sempre in tasca, per comodità e per qualsiasi evenienza. Ci tengo a sottolineare un telefono che abbia avuto soltanto la funzione del telefono. E così un altro bel giorno, il primo cellulare commerciale venne inventato da Martin Cooper, direttore Generale della Ricerca e sviluppo della Motorola, che fece la sua prima telefonata da un cellulare il 3 aprile del 1973. Dopo 10 anni la Motorola decise di produrre un modello dal costo di 4.000 dollari. Insomma dalla necessita di provare e trasmettere emozioni nasce anche il commercio, ma quante emozioni si provano e si trasmetto a sentire la voce di una persona? Oggi non esiste più soltanto un telefono cellulare, dietro i nostri strumenti odierni si nascondono molte ma molte cose, di cui ne parleremo quando affronteremo l’argomento della conversione economica. La cosa su cui invece mi voglio soffermare è sul fatto che ci portiamo tutti una scatola in tasca altamente tecnologica e che invece le persone hanno smesso di comunicare o meglio comunicano come se fossero in orbita dentro una astronave, in silenzio, senza aria che trasmette i suoni. Siamo tornati esattamente ai tempi di Samuel Morse. Le persone digitano, non usano più la voce, la voce è quel mezzo di cui l’essere umano è dotato per trasmettere sé stesso. Attraverso di essa si trasmettono sensazioni, emozioni e stati d’animo. Guardandosi negli occhi ascoltando la voce, percependo il linguaggio del corpo, si generano quelle vibrazioni che sintonizzano gli individui attraverso l’empatia. Tutto ciò genera creatività e sinergia collettiva. Credete che si fossero svolte le rivoluzioni del passato se avessero avuto la nostra stessa attuale tecnologia? La risposta è no! Ognuno che in silenzio isolato davanti un monitor si ribella, il suo sfogo finisce nel buco nero dei social, facendone sfogare altre contro di lui ecc.. Così quell’individuo ormai scarico della sua carica emotiva finisce al letto sodisfatto per metà. Poi prende in mano il suo apparecchio e picchia sul display digitando un altro messaggio sterile, privo di vibrazioni tramite l’app. Le persone hanno la percezione di essere controllate, ma in realtà c’è ormai una parte di noi che non controlliamo e sono le nostre abitudini. Sono abitudini che non coinvolgono l’essere umano per intero, quindi il mancato utilizzo di parti del nostro corpo danno la percezione di essere controllati. Per fare una rivoluzione l’essere umano deve reintegrarsi totalmente con se stesso, riconducendo anima, corpo e spirito, tre elementi che possono rimanere uniti soltanto nel mondo reale. Hanno realizzato un mondo parallelo virtuale dove il corpo, l’anima e lo spirito sono scissi. Nel mondo virtuale può entrare soltanto il proprio io. Il nostro io nei nostri tempi è scisso è presente in parte nel mondo reale e in parte in quello virtuale, è per questo che ci portiamo sempre con noi la scatola ricevitrice il nostro io ormai è anche li dentro. La scatola ricevitrice funge anche per telefonare, ma include parte delle nostre umanità, relazioni virtuali che il più delle volte neanche conosciamo nel mondo reale, in cui comunque investiamo tempo e buona parte dei sentimenti. In questa scatole è inclusa la nostra economia, le nostre immagini virtuali, i nostri ricordi, i nostri pensieri. Se vi dicessi che internet nasce da un sistema di difesa statunitense (DARPA) mi credereste? Uno strumento militare commercializzato

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