ULTIMO INCONTRO CON IL LABORATORIO DEL COSTRUIRE SOSTENIBILE
ULTIMO INCONTRO CON IL ...
insegnamenti dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale che ci
hanno sempre insegnato a saper individuare la contraddizione principale a
cui far seguire giudizi e alleanze, per portare la Resistenza contro le
aggressioni imperialiste alla vittoria. Come fecero, lo ribadiamo, Stalin nei
confronti delle potenze occidentali, USA, Gran Bretagna e Francia, che fino
allo scoppio della II guerra mondiale avevano cercato in ogni modo di
spingere Hitler contro l'Unione Sovietica e ciononostante non esitò ad allearsi
con loro nel fronte antinazifascista, e lo stesso Mao alleandosi con Chiang
Kai-shek, sostenuto dagli USA, per combattere l'invasore giapponese.
È tutto scritto nero su bianco nei comunicati stampa e nei documenti del
Comitato centrale del PMLI, nei discorsi alle Commemorazioni di Mao e
Lenin, negli articoli settimanali de “Il Bolscevico”, fino a quello
importantissimo, da noi pubblicato due numeri fa, “Perché occorre sostenere
il governo ucraino e Zelensky”, nel quale abbiamo argomentato perché il
nostro appoggio alla Resistenza ucraina, al suo governo e al suo presidente
è stato e resta totale nella lotta contro l’aggressione russa.
Nel salutare e inneggiare ai due anni dell’eroica Resistenza ucraina c’è il
doveroso bilancio della sua esperienza che non può non partire dal fatto che
nei desideri e aspirazioni di Putin l’Ucraina sarebbe stata asservita a Mosca
con una guerra lampo, massimo tre giorni. Nel suo discorso ai militari del 24
febbraio a Hostomel, dove due anni prima furono catapultati i primi
paracadutisti aggressori russi, Zelensky ricordava: “È qui che Putin voleva
vincere la battaglia per la nostra capitale, la battaglia per Kiev, la battaglia
chiave della guerra lampo da lui pianificata. Ed è qui che ha subito la prima -
e fondamentale - sconfitta. Quando i nostri soldati hanno distrutto lo sbarco
degli assassini russi e non hanno permesso alla Russia di prendere piede
qui, il mondo ha visto la cosa più importante: ha capito che qualsiasi male
può essere sconfitto e l’aggressione russa non fa eccezione. Quando il
mondo ancora non credeva nell’Ucraina, gli ucraini hanno dimostrato che
potevano combattere, resistere e che avrebbero continuato a farlo. L’unità
delle persone può fare più di qualsiasi dittatore. E il coraggio, il coraggio della
gente comune, può trasformare anche quelle pagine di storia che
sembravano non dovessero mai finire. Gli ucraini non hanno tradito la loro
indipendenza”.
Ossia gli ucraini, sorprendendo il mondo intero, hanno saputo resistere.
Misero in salvo le loro famiglie al di là dei confini per poi battersi con eroica
determinazione contro gli invasori. Si disse da subito perché “armati
dall’Occidente”. Ma l’Occidente aveva dato armi e uomini a molti altri popoli in
passato e nessuno era riuscito a dar prova di saper resistere come hanno
fatto fino ad oggi gli ucraini. Data la disparità delle forze militari in campo, è
evidente che l’Ucraina non può vincere senza le armi fornite dalla NATO e
dalla UE per respingere l’invasore. Ma la vittoria finale su Putin e
l’imperialismo russo sarà essenzialmente il trionfo della Resistenza
inflessibile del popolo ucraino e del suo diritto di decidere il proprio destino e
il proprio futuro.
La vittoria della Resistenza ucraina è una vittoria dei popoli di tutto il mondo,
con un valore e un carattere internazionali, mondiali, dà l’esempio da seguire,
la strada universale antimperialista che hanno seguito tutti i popoli chiamati
alla lotta di liberazione nazionale.
Seppure passata anche tra insuccessi o battute a vuoto come la
controffensiva iniziata nella primavera del 2023. Un’impresa militare partita in
ritardo anche perché negli Stati Uniti aveva iniziato a spirare l’ostile vento
trumpista e la macchina burocratica europea ha tardato a fornire, al momento
giusto, le armi necessarie. Armi che sono arrivate, quando arrivate, sempre in
un tempo successivo rispetto a quello in cui avrebbero potuto essere
determinanti. E, nel frattempo, sono venuti alla luce casi di corruzione, ad
agosto il presidente Zelensky ha licenziato i responsabili di tutti i centri di
reclutamento regionali a causa della diffusa corruzione, alimentata
dall’abitudine di pagare mazzette per cercare di evitare l’arruolamento,
mentre a settembre ha rimosso il ministro della Difesa Oleksij Reznikov per
l’acquisto di viveri e capi d’abbigliamento a prezzi gonfiati, una qualche
disaffezione e stanchezza tra i combattenti, “Siamo stanchi, dopo 24 mesi
notte e giorno, ma non abbiamo alternative” ha dichiarato a “La Stampa” il
consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, dissapori tra generali, addirittura
tra il capo di stato maggiore Valeryi Zaluznyi e lo stesso Zelensky che lo ha
destituito l’8 febbraio nominando al suo posto il generale Oleksandr Syrskyj.
Salutare e inneggiare all’eroica Resistenza ucraina vuol dire riconoscere il
ruolo e l’operato della sua guida, il presidente Zelensky, che ribadiamo
quanto già scritto, è un’eroe nazionale, a cui fu suggerito, perfino dai suoi
alleati occidentali, di darsela a gambe finché era in tempo. Ma lui, rifiutando
l’elicottero messo a disposizione dagli americani, optò per restare nel suo
Paese, in piazze deserte e sotto le bombe russe a incitare i suoi alla
Resistenza. Il nostro compito internazionalista proletario è esprimere senza
riserve pieno appoggio e solidarietà alla Resistenza ucraina e alla sua guida:
l’alternativa è schierarsi coll'accozzaglia dei comunisti a parole ma putiniani di
fatto che da due anni a questa parte l’hanno ridotti a agenti della NATO e
dell’UE usati per indebolire e attaccare la Russia. Comunque la si voglia
rigirare non abbiamo scelta. Zelensky e il suo governo, seppur artefici di una
politica restauratrice del nazionalismo anticomunista, si sono schierati per la
libertà contro la tirannia, hanno diretto e dirigono la Resistenza contro
l’aggressore nazizarista e a Kiev attualmente non ci sono alternative. Se
Zelensky domani cadesse per un colpo di palazzo sarebbe la fine
dell’Ucraina indipendente e sovrana.
Salutare e inneggiare alla Resistenza ucraina significa altresì respingere le
tesi capitolarde dei sostenitori del cessate il fuoco, coloro per cui sarebbe
stato meglio non combatterla per niente questa guerra, e abbandonare fin
dall’inizio l’Ucraina al proprio destino; coloro per cui la Russia già a fine
primavera del 2022 si sarebbe seduta al tavolo della trattativa
accontentandosi di qualche non meglio identificata porzione del Paese invaso
e la pace sarebbe tornata sovrana. Agenti prezzolati al soldo di Putin, come
lo sono a “Il Fatto quotidiano” organo dei putiniani italiani, di cui da tempo
abbiamo denunciato la martellante campagna denigratoria della Resistenza
ucraina e di Zelensky da parte del direttore Marco Travaglio, artefice del
tentativo di tappare la bocca al PMLI e a “Il Bolscevico” con una querela per
diffamazione denunciata nel nostro comunicato stampa pubblicato a parte.
Noi sottolineiamo la necessità di una vittoria dell'Ucraina per arrivare a una
pace, quella giusta, sicura, duratura, fondata sul rispetto del diritto
internazionale, sulla sovranità e sull'integrità del paese invaso, mediante
l’applicazione di principi basilari, che prevedano anche l’intensificazione delle
sanzioni contro la Russia nazizarista e la giusta punizione per i responsabili
dei crimini di guerra. La vittoria dell’Ucraina servirà come deterrente contro
future aggressioni o invasioni da parte di altri paesi imperialisti, mentre
costringerla al tavolo dei negoziati, in questo momento e sulle basi della pace
ad ogni costo significherebbe solo posticipare una futura aggressione militare
da parte della Russia, probabilmente ancora più sanguinosa. Come ha detto
Zelensky nel suo discorso agli ucraini del 24 febbraio: “Il metallo forse non
resiste, ma gli ucraini sì… Una nazione che ha resistito nei primi tre giorni. E
non è caduta al quarto. E ha combattuto per il quinto giorno. E poi un mese.
E poi sei mesi. E ora due anni… Qualsiasi persona normale vuole che la
guerra finisca. Ma nessuno di noi permetterà che la nostra Ucraina finisca.
Ecco perché quando si tratta di porre fine alla guerra, aggiungiamo sempre:
‘alle nostre condizioni’. Ecco perché accanto alla parola ‘pace’ suona sempre
la parola ‘giusta’. Ecco perché nella storia futura, accanto alla parola Ucraina,
ci sarà sempre la parola ‘indipendente’”.
Per il PMLI, guidato dal Segretario generale del Partito compagno Giovanni
Scuderi, la pace è possibile solo con la vittoria dell’Ucraina libera,
indipendente, sovrana e integrale.
La Direzione de “Il Bolscevico”
(Articolo de “Il Bolscevico”, organo del PMLI, n. 9/2024 e pubblicato sul sito www.pmli.it)
Infatti l'antiamericanismo non può, come accade in tanta sinistra italiana, produrre l'automatico effetto di fare il gioco di V. V. Putin. Putin è un nazista e di quelli pericolosi. Infatti, come avveniva per il nazismo, il sistema russo si basa su un'oligarchia ristretta di ladri che accumulano miliardi di dollari grazie alla gestione di risorse pubbliche quali il gaz, il petrolio, l'oro, i diamanti. Il nazismo, come il putinismo, favoriva una elite di plutocrati produttori di armi e teneva tutti gli altri sotto il tallone. Quindi è ora necessario che socialisti e liberali collaborino contro il nuovo nazista.
Anonimo - 27/02/2024 01:00condivido tutto, compreso la critica verso Travaglio, ce lo vedre bene a fianco di Palmeri a farsi un selfie!
Anonimo - 26/02/2024 12:32ULTIMO INCONTRO CON IL ...
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