Questa mia opera è dedicata ad Ermenio, che da giovane fu un rampante broker che si era fatto largo nelle agenzie d'intermediazione finanziaria con determinazione, forte autoconvincimento e senza scrupoli. Un giovane arrivista che aveva ben chiaro l'obiettivo della sua vita: “successo economico e benessere a tutti i costi”. Nei suoi sogni quotidiani c'era una fantastica villa con piscina in un luogo esclusivo, come quelle delle grandi star del cinema e della musica, ma c'erano anche due o tre auto sportive e di lusso, una moto potente, vestiti griffati e frequentazioni dei più rinomati ristoranti ed esclusivi locali. In questi ambiziosi sogni non mancavano belle donne e viaggi in paradisi naturali. La sua mente era piena di riferimenti tratti dalla visione di tanti film in cui personaggi di varia natura incarnavano l'uomo arrivato” attraverso l'esibizione di tutti questi simboli di successo, ed ogni momento delle sue giornate era dedicata al raggiungimento di quegli obiettivi. Dopo aver fatto anni di gavetta, era riuscito ad essere a capo di vari agenti, che istruiva sistematicamente con aggiornamenti non solo strettamente finanziari ma anche e soprattutto sul piano strategico-psicologico, in modo da trasformarli in spietate “macchine da guerra”. Da loro pretendeva sempre il massimo ed aveva innescato in loro un particolare mix tra senso di appartenenza alla squadra e di competizione, tali da mantenere sempre in ognuno di loro alti livelli adrenalinici e di massima concentrazione, come se tutto il resto della loro vita fosse secondario. Pur ricoprendo questo suo ruolo dirigenziale, Ermenio aveva mantenuto un proprio ristretto e selezionato nucleo di clienti rappresentato da importanti imprenditori e noti professionisti, per i quali curava personalmente coraggiosi investimenti ed a volte anche spregiudicate azioni che solo lui aveva il coraggio di fare,convinto com'era della sua bravura, della sua capacità d'intuizione e delle sue conoscenze dei mercati. I suoi guadagni erano tali da permettergli già una vita agiata, con un attico con piscina acquistato con un mutuo in un quartiere agiato della città ed un'appariscente auto sportiva di lusso (seppur acquistata usata, giusto per rendere manifesto all'esterno il suo status simbol). Non aveva un rapporto serio, importante ed esclusivo con una donna, e si accompagnava con ragazze incontrate e conosciute nel giro di vari imprenditori ed uomini d'affari che utilizzavano i loro sfarzosi festini privati per scopi di “alleanze” strategiche a fini di business tra i cosiddetti potenti dell'area. Ermenio era in piena corsa arrivistica e sembrava che nulla potesse fermare la sua ascesa. Un giorno, a causa di un conflitto inaspettato in un'area mondiale capace d'influenzare negativamente i mercati internazionali, alcune azioni crollarono e specifici investimenti spregiudicati che Ermenio aveva fatto proprio per un suo vecchio cliente che al momento si trovava in grave difficoltà economica, si rivelarono drasticamente fallimentari. Il cliente, invitato a prendere un'aperitivo a casa di Ermenio, il quale stava tentando di trasformare l'accaduto in un qualcosa che poteva essere rimesso in gioco con altre operazioni finanziarie spregiudicate, già immerso in una condizione di particolare fragilità psicologica, non resse alla brutta notizia e pensando di non avere una via d'uscita per recuperare la sua situazione finanziaria già ai limiti negativi più estremi, preso improvvisamente da un momento di irrimediabile disperazione, si gettò dal 12° piano dell'attico di Ermenio, morendo sfracellato al suolo. Ermenio, sorpreso dall'imprevedibilità del gesto estremo, non riuscì a fermare il cliente in tempo e rimase sconvolto, appoggiato alla ringhiera della grande terrazza con piscina, a guardare quell'uomo cadere giù fino alla sua drammatica fine, in strada. Furono mesi d'indagini poliziesche capaci addirittura di presumere anche l'omicidio e sembrò interminabile il tempo che ci volle per chiarire l'accaduto e far si che nessuna responsabilità potesse essere addebitata ad Ermenio, il quale, però non riuscì mai più a riprendersi, chiudendosi in uno stato quasi catatonico ed incapace di reazione. Non riuscì a presentarsi più al lavoro ed avvertì anche addirittura incompatibile la sua presenza in quell'attico, che per lui era stato una prima grande conquista di prestigio sociale, ma che ormai considerava solo il luogo da dove il cliente che si era affidato a lui con fiducia, si era tolto la vita. Furono giorni nei quali nessuno si fece sentire, cosa che evidenziò ad Ermenio che a causa della sua esclusiva preoccupazone per il lavoro, la carriera ed il successo, non era stato capace di crearsi neanche un vero amico, ma solo superficiali conoscenze, e tutte solo in funzione di basse strategie d'interesse. Tutto gli crollò intorno, e fu l'occasione anche per una profonda riflessione interiore, che fino ad allora non era mai riuscito a fare, scoprendo di aver vissuto costruendo solo un grande vuoto, un grande nulla e di aver perso ogni vero valore della vita. Passarono giorni di solitudine e disfacimento, tra alcol e smarrimento in un totale abbandono di se stesso, fino a quando, ad un tratto, decise di abbandonare l'attico e tutto quello che era il suo passato, finendo a vagare senza meta in strada. Fu così che incontrò dei senzacasa che dormivano tra i cartoni, sotto un ponte della città, i quali, intuendo il grave stato di difficoltà di Ermenio, lo invitarono a sedersi con loro ed a bere un bicchiere di vino vicino al fuoco. Lui rimase fermo, quasi intontito, ma poi accettò di sedersi ed anche se gli fecero qualche domanda, non fu capace di aprire bocca, rimanento in silenzio, assorto nel suo dramma interiore. I senzacasa rispettando il suo silenzio e provando a comprendere il suo stato confusionale, decisero spontaneamente di accettarlo tra loro e rinunciando ognuno ad un proprio pezzo di cartone, riuscirono a garantire un minimo riparo notturno ad Ermenio, che si addormentò tra loro, riuscendo a malapena a dire “grazie”. Al suo risveglio, la mattina seguente, Ermenio, riacquisita piena lucidità di pensiero, realizzò del generoso e disinteressato comportamento dei senzacasa nei suoi confronti, che per loro era solo uno sconosciuto qualsiasi, e provò una sensazione di positività e di calore interiore verso di loro, che non aveva mai provato in vita sua per nessuno. Da quel giorno Ermenio maturò un nuovo sentimento di solidarietà e di fratellanza che fino ad allora gli erano sconosciuti, decidendo nei giorni successivi di dare un taglio definitivo alla sua vita passata e scegliendo la convivenza tra i senzacasa, che lo accolsero e gli insegnarono ogni cosa utile per la sopravvivenza in strada. Fu così che Ermenio diventò un senzacasa per scelta, acquisendo una nuova capacità di attenzione verso tutto ciò che lo circondava, con umiltà e ritrovando il piacere e l'apprezzamento ed un rispetto per ogni più piccola cosa della vita, e con un senso di libertà che mai aveva provato prima.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa