1). Premessa.Fino ad oggi io mi sono astenuto dal parlare dell’Amministrazione Pardini; l’ho fatto perché mi sono quasi sempre riconosciuto, ritenendomi perciò dispensato dall’intervenire, nelle critiche calzanti, nei confronti del Sindaco, scritte sul suo giornale on-line, dal giornalista e amico Grandi: infatti, Grandi, nonostante che avesse sostenuto con convinzione, in campagna elettorale, la candidatura di Pardini, come avevo fatto io (io, invero, più per una profonda contrapposizione alla precedente, scriteriata Amministrazione Tambellini—Mammini, che per fiducia nei sostenitori di Pardini, tra i quali, invero, apprezzavo e sostenevo, in modo particolare,le candidature di Di Vito e Santini) non ha esitato, da buon giornalista qual é, a criticarne alcune scelte, da lui ritenute sbagliate. Sulla vicenda “Pertini” concordo ancora con Grandi, quando scrive che essa è espressione di una “maggioranza arrogante e priva di cultura e memoria”.
2). Pardini. La vicenda dimostra, innanzitutto, tutte le carenze politiche del Sindaco Pardini, che doveva capire, da subito, come avrebbe fatto un qualsiasi sindaco democristiano, che la maggioranza, per evitare qual che è successo, non poteva ridursi al negare semplicemente il suo assenso sulla proposta, certamente provocatoria, dell’ opposizione. Pardini, a mio avviso, avrebbe dovuto comprendere che doveva presentare in Consiglio un o.d.g. alternativo, nel quale la maggioranza non poteva che esprimere una valutazione del tutto positiva della straordinaria figura politica di Pertini, che meritava bene che gli si intitolasse una strada o una piazza; o.d.g. che avrebbe dovuto concludersi con il rinvio, in Commissione viaria, per la necessaria verifica procedurale, ma con l’impegno ad una successiva, sollecita ratifica da parte del Consiglio.
Se fossi Pardini, mi comporterei nello stesso modo nel consiglio “aperto”, richiesto dall’opposizione, che non può certamente essere negato; ma che io affronterei proprio con un o.d.g., illustrato dal Sindaco, aperto eventualmente al contributo della opposizione, con la maggioranza che, comunque, rinnova la sua stima verso Pertini, di cui apprezza e ricorda la sua vita, durante la “resistenza”, la sua qualità di “partigiano”, il rigore politico e morale, da tutti apprezzato, con cui ha gestito la Presidenza della Repubblica, per concludere con un impegno a sostenere in Commissione la sua candidatura nell’intitolazione di una strada o piazza, riportarndo poi la proposta per la sollecita ratifica del Consiglio. In questo modo Pardini, resistendo alla richiesta di prendere direttamente in Consiglio la decisione, in modo da rispettare le procedure stabilite dal Consiglio, renderebbe un po’ più credibili anche le giustificazioni che si è affrettato a dare a posteriori sui giornali.
3). Altri responsabili.Ma di ciò che è avvenuto in Consiglio non è soltanto Pardini responsabile; a Lucca, infatti, nel centro destra, da tempo, è diffusa e si è rafforzata ( anche per la presenza di molti esponenti della destra nostalgica ) una tendenza al deprezzamento e alla sottovalutazione della Resistenza, nazionale e lucchese, che ha radici antiche, che la differenziano dalla sensibilità politica di altre realtà, come dimostra la presa di posizione critica manifestata dall’on. Zucconi. Tra tutte basta pensare a quella espressa dal senatore Pera, che, a Lucca, si è fatto conoscere ed apprezzare, fin dal suo ingresso in politica, per la sua lunga battaglia contro le “famiglie lucchesi” ((i Carignani i Martini, i Baccelli, gli Angelini), che erano poi le famiglie uscite dalla Resistenza, che hanno tenuto a lungo il potere politico a Lucca, e che lui tanto detestava; apprezzando, evidentemente, quelle famiglie che, durante il fascismo e il dopo guerra, si erano impegnati a far denaro, come quella, appunto, del suo pupillo Pardini, che certamente allora non c’era e non ha alcuna personale responsabilità in proposito, ma che forse, nell’attuale vicenda, è rimasto interiormente influenzato e appannato dalle antiche valutazioni del suo cattivo maestro.
4). Centro sinistra.Ma anche nel centro-sinistra, se pur in casi limitati, sono rimaste scorie di avversione verso la classe politica uscita dalla resistenza, quantomeno quella democristiana, che, a Lucca, li aveva tenuti per lungo tempo il PCI all’opposizione. Tutto questo mi richiama alla mente un episodio di tanti anni fa; a mio padre, Cesare, antifascista da sempre e partigiano, nel 2010, su proposta di alcune associazioni antifasciste, l’Amministrazione Favilla aveva intitolato un piccola traversa a S. Anna; insieme a lui Favilla aveva intitolato altre strade ad altri esponenti, che, come mio padre, avevano il pregio di essere stati coerenti nel loro impegno antifascista, per tutta la vita.
Tra le prime decisioni prese dal nuovo Sindaco Tambellini, nel 2012, c’era stata però quella di cancellare una tale decisione, con il pretesto di vagliarla meglio. Entrato, come consigliere comunale ( dal 2012) nella Commissione viaria ( così si chiamava allora) presieduta in un primo tempo, per circa tre anni, dallo stesso Tambellini ( sostituito poi dall’assessore Sichi), dovetti constatare che non solo Tambellini non intendeva affatto vagliare, per meglio valutarle, le precedenti scelte fatte da Favilla, né tantomeno proporre di dare alle strade e alle piazze il nome di democratici nazionali da tutti considerati illustri, a cominciare da Sandro Pertini, ma portava avanti, in molti casi, scelte inquietanti e divisive, precisamente quelle di privilegiare, per le piazze e le strade della città, il nome di fascisti lucchesi pentiti, diventati antifascisti soltanto dopo l’8 settembre, come è avvenuto in Italia da parte di molte persone ritenute poi illustri ( basta pensare a Napolitano). Queste scelte io non le condividevo e le ho combattute e, di fronte ad altri casi controversi e ancor più penosi, che non mi va di ricordare, mi sono sentito costretto ad abbandonare la Commissione.
Lucca, 23 ottobre 2023
on.prof. Piero Angelini