La guerra infiamma nuovamente il Medio-Oriente
. Ecco le opinioni di Marco Rizzo e Nicola Procaccini
"Hamas? Sono terroristi". "Sì, ma Israele riconosca la Palestina". Lo scontro sul Medio-Oriente
La guerra infiamma nuovamente il Medio-Oriente. Per la rubrica Il bianco e il nero ne abbiamo parlato con Marco Rizzo, leader di Democrazia Sovrana Popolare e candidato a presidente del Trentino, e con Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento Europeo.
Hamas è un gruppo terroristico antisemita oppure le sue recenti azioni rientrano nelle normali dinamiche di guerra?
Rizzo: “Direi entrambe le cose. Capisco che ci sia la fregola rispetto all’identificazione delle azioni. Esiste una definizione del terrorismo, ma uno stato che non esiste come la Palestina fa delle azioni militari che possono anche essere identificate come terrorismo. Poi, certo, se ci fossero delle teste decapitate ci troveremo al di fuori delle regole della Convenzione di Ginevra. Detto ciò, Hamas è stata anche un’organizzazione terroristica, però, il tema è quello della definizione dello status dei belligeranti. Lo stesso Stato di Israele nasce con delle azioni belligeranti che, all’epoca, sono state definite terroristiche”.
Procaccini: “Hamas è anzitutto un’organizzazione terroristica, così come è considerata da molti Stati, tra cui quelli dell’Unione come e gli stessi Stati Uniti. Più che di antisemitismo parlerei di odio verso tutte le alte religioni e i rispettivi popoli, come è evidente nello statuto di Hamas. Vi si legge che l’intento di Hamas è estendere l’Islam a tutta la Palestina, liberando il territorio dall’occupazione ebraica, con Israele che esisterà e continuerà a esistere finché l’Islam non lo annienterà. È follia pura”.
Cosa pensa delle politiche di Netanyahu?
Rizzo: “Se guardiamo a quel che è successo a guadagnarci sono Hamas perché diventa la punta dello schieramento arabo e Netanyahu. Il premier israeliano, che aveva dei problemi serissimi dal punto di vista della tenuta dello Stato perché stava per andare a sbattere contro la Corte Suprema, ora con la guerra ne esce senza dubbio”.
Procaccini: “Come ha avuto modo di esprimere a Netanyahu anche il presidente Giorgia Meloni nella vista del premier israeliano a Palazzo Chigi a marzo scorso, ritengo molto apprezzabile l’attività politica e diplomatica messa in atto da Israele per la normalizzazione dei rapporti con gli Stati Arabi. E questo mi sembra già molto. Un’azione che va, evidentemente, verso quella soluzione dei due Stati per due popoli e quella pacificazione dell’area mediorientale che Hamas e il terrorismo islamico non vogliono”.
La controffensiva israeliana è legittima?
Rizzo: “Come in tutte le guerre, anche quella ucraina, il problema è capire quando inizia lo status di belligeranza. In questo caso a cosa ci si può rimettere? Forse, il punto di equilibrio sono le risoluzioni dell’Onu che dovrebbero riconoscere lo Stato della Palestina entro i confini del 1967. Poi c’è tutto il nodo della città di Gerusalemme, un rebus molto difficile da risolvere perché riguarda sia problemi geopolitici sia religiosi. Finché non c’è uno Stato palestinese, Israele non sarà mai sicura. Adesso possono anche radere al suolo due milioni di persone, ma poi? Noi cosa vogliamo? La guerra perpetua?”
Procaccini: “Non c’è dubbio che ogni nazione abbia il diritto di difendersi da un attacco così violento ed esteso come quello portato da Hamas. Israele, nella fattispecie, non può limitarsi a subire ma la sua controffensiva è un atto difensivo che mira a sgominare e mettere fine al terrorismo di Hamas, cercando di salvaguardare la popolazione civile palestinese”.
Sarebbe d'accordo se l'Ue tagliasse i fondi ai palestinesi?
Rizzo: “No perché questo non fa altro che esacerbare gli alberi. Le guerre, poi, non si dovrebbero mai e poi mai risolvere affamando un popolo. Gaza è una striscia di terra che, se viene assediata, si trasforma nel ghetto di Varsavia. Mi sembra una soluzione che peggiora la situazione dal punto di vista emotiva. Vogliamo arrivare a una guerra mondiale?”.
Procaccini: “La UE deve procedere al più presto a una dettagliata ricognizione dei fondi destinati si palestinesi, in Europa come in Medio Oriente, per evitare di finanziare gruppi che agiscono per la radicalizzazione dell'Islam nell'Europa stessa e contro lo stato di Israele. È necessario controllare a chi è destinato e come viene utilizzato il fiume di denaro che arriva ai palestinesi. Questo per tagliare risorse ai terroristi e garantire, al contempo, aiuto umanitario alle popolazioni palestinesi votate a una pacifica convivenza con lo Stato israeliano nello scacchiere mediorientale”.
Quale via per la pace?
Rizzo: “Serve il blocco immediato delle ostilità e una negoziazione immediata per il rilascio degli ostaggi. In secondo luogo, serve un’azione diplomatico-politica per attuare le risoluzioni Onu che garantiscono la nascita di uno Stato palestinese. La questione di Gerusalemme, poi, si risolverebbe in un secondo momento altrimenti continuiamo a fare una carneficina”.
Procaccini: “Oggi ancora di più appare chiaro che il primo obiettivo deve essere sconfiggere il terrorismo ed evitare, come accade a Gaza, che i palestinesi siano tenuti sotto scacco da Hamas o da altre formazioni islamiche radicalizzate. La via del dialogo e della diplomazia è la strada maestra e, paradossalmente, la barbarie scatenata da Hamas può aumentare questa consapevolezza e accelerare processi di pacificazione nella martoriata area mediorientale”.
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