Non c’è pace senza giustizia
di Roberto Fiore
Sulla guerra in Vicino Oriente, scoppiata in questi giorni, pullulano teorie e analisi disparate; perché Israele non ha saputo ciò che stava per accadere ? Chi sta dalla parte di chi? E perché questa grande operazione militare ha luogo oggi?
In realtà qualsiasi tesi “cospiratoria” può essere giusta così come radicalmente errata. Così è il Medio Oriente: non esiste il principio di contraddizione, chi è oggi in uno schieramento domani può essere in un altro. Basta ricordare il libro di Victor Ostrovsky “By way of deception” che spiegava come il Mossad agisse con logica terroristica e criminale, ma aveva al suo vertice una cupola, di cui nessuno conosceva l’esistenza, che sapeva verità differenti da quelle che conoscevano i ranghi inferiori del servizio ed agiva quindi in modo incomprensibile. La nostra analisi deve essere lineare e basata sulla verità storica.
Sappiamo perfettamente che secondo qualsiasi criterio di legge e giustizia internazionale, Israele è un'”Entità” senza legittimità, non riconosciuta da quasi tutti i Paesi arabi, (non era riconosciuto persino dal Vaticano fino al 1989) il cui governo incoraggia la costituzione di insediamenti da parte dei coloni, erodendo costantemente la Terra Palestinese.
Netanyahu, attraverso questa politica appoggiata dagli estremisti religiosi, si è reso inviso a molti ebrei che oggi vedono il sionismo come fenomeno foriero di guerra. E’ un dato di fatto poi che Israele ha sempre guardato con estremo scetticismo alla possibilità di uno Stato Palestinese e di fatto lo ha sempre contrastato. Le azioni che abbiamo potuto vedere sono azioni forti, certamente raccapriccianti nel momento in cui colpiscono i civili, ma seguono comunque una logica di guerra che continuerà sino a che non sarà risolto il problema palestinese.
Ricordiamo anche che il termine sionista non deve coincidere con il termine ebreo: una grande parte di ebrei oggi è sostanzialmente antisionista. Pensiamo all’ebreo “di sinistra” George Soros o agli ebrei ortodossi “di destra” Naturei Karta totalmente antisionisti: mentre il primo si muove in una logica di Great Zion opposta a Little Zion (Israele), i secondi ritengono che Stato di Israele non debba esistere perché il popolo ebraico peccò contro Dio e non può quindi arrogarsi il diritto ad avere la terra promessa al popolo eletto.
Falso è anche il mito dell’invincibilità dell’esercito israeliano e del Mossad: ricordiamo come nel 2006 un esercito di 2500 Hezbollah libanesi sconfisse l’esercito israeliano, dieci volte più numeroso. Il Mossad non è più quello degli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, ma è un’ organizzazione (lo stesso vale per l’esercito israeliano) che non ha più l’”etica ebraica” e la forza che poteva vantare all’epoca della guerra dei sei giorni e che caratterizzava uomini come Moshe Dayan.
Ovviamente è difficile capire come andrà a finire: ma è evidente che qualora Hezbollah decidesse di muovere guerra al sionismo, entrerebbe dal Nord ed in virtù della fittissima rete di tunnel penetrerebbe subito nel cuore di Israele, a Tel Aviv, ponendo una seria minaccia all’esistenza di Zion.
Attenzione: quando si parla di distruzione di Israele, anche nelle menti più radicali quali Hezbollah e Hamas, non si intende eliminare gli ebrei e gettarli a mare, ma di creare una Palestina, in cui sia consentito a tutte le razze, etnie e religioni, di autogovernarsi in una dinamica cantonale simile a quella svizzera. Questa è l’unica possibilità di risolvere il nodo palestinese: non si può permette l’imposizione di una religione, di una razza, su un’altra religione o un’altra razza. La soluzione sicuramente potrebbe essere sponsorizzata e portata avanti dalle importanti comunità cristiane presenti sia in Terra Santa, che in Palestina che nello stesso Israele, in Siria e nel Libano: solo loro potrebbero garantire una conclusione al problema Palestinese inquadrandola nella superiore logica Cristiana di Pace e Giustizia in cui non vige il mors tua vita mea.
Fahrenheit2022
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