Il minestrone nero di Alemanno, presto anche a Lucca
Il minestrone nero di Alemanno, presto sarà presentato anche a Lucca.
Siccome fare politica è sempre meglio che starsene in pensione, Gianni Alemanno - 65 anni, barbetta bianca e catenina con la croce celtica al collo - è tornato in pista. La sua. Quella più a destra. Dove non badano troppo al dettaglio che la Cassazione gli ha recentemente confermato una condanna a un anno e 10 mesi per «traffico d’influenze» nell’ambito del procedimento stralcio sull’inchiesta Mondo di Mezzo. In certi ambienti le condanne sono medaglie. Così Alemanno s’è messo in testa di fondare un partito. Che, per ora, è solo un movimento: Forum dell’indipendenza italiana (Che significa? Boh).
Comunque: ha debuttato a fine luglio, a Orvieto, e non è andata malissimo. Con 38 sigle tutte pescate «nell’area del dissenso diffuso»: dai camerati che non si riconoscono nel percorso di Fratelli d’Italia, arrabbiati con Giorgia Meloni, accusata d’essere troppo democratica e atlantista, a una brigata che comprendeva anche no vax, putiniani d’assalto, ultracattolici e personaggi strepitosi come il leghista Simone Pillon, uno convinto che nelle scuole di Brescia s’insegni la stregoneria. Un minestrone nerastro. Ma che convince Alemanno - ha tra le mani un sondaggio di Antonio Noto - di una potenzialità notevole, perché a votarlo potrebbe esserci il 10 per cento degli italiani. In un Paese che ha avuto Di Maio prima ministro dello Sviluppo economico e poi degli Esteri, tutto può essere. Niente può stupirci. E per questo Alemanno ci prova. Tanto più, ma qui siamo nei dintorni di un mezzo retroscena, che ad Alemanno sembrerebbe occhieggiare Salvini, assai intrigato dall’ipotesi che qualcuno riesca a rosicchiare un po’ di consenso alla Meloni.
Vediamo che succede: certo l’ex sindaco di Roma non ha mai avuto la statura del leader. Al massimo, quando saltellava intorno a Fini, coordinava una specie di corrente. All’inizio fu aiutato mediaticamente dall’essere il marito di Isabella Rauti, figlia di Pino, figura leggendaria della destra più estrema; ma poi si sono separati. L’ultima volta che gli ho parlato era in Campidoglio e io sotto la più fitta nevicata che Roma ricordi. La sua voce, al cellulare, era stridula e alterata. «I romani devono uscire tutti di casa con le pale... e spalare la neve!». Le pale? Ma nessun romano ha una pala in casa. «Come sarebbe?».
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