Lucca
12.09.23 - A pochi giorni dall’inizio della scuola molte famiglie si
trovano a fare i conti con l’aumento di oltre il 17% in tre anni (fonte
Altroconsumo) dei prezzi di quanto è necessario per affrontare il nuovo
anno scolastico e con i “contributi volontari” richiesti dalle scuole
per il loro corretto funzionamento, fondi che invece dovrebbero essere
garantiti dallo Stato.
L’elenco
è lungo e comprende libri e dizionari, penne e quaderni, album,
compassi e molto altro. Tutto materiale indispensabile che ha avuto un
aumento per molte famiglie difficilmente sostenibile.
Spesso
le case editrici mettono in commercio nuove versioni di testi usciti
pochi anni prima che presentano cambiamenti solo nella grafica o nelle
integrazioni scaricabili dalla rete. E’ proprio necessario
proporre/imporre una nuova edizione sostanzialmente identica alla
precedente o è un modo per limitare l’uso dei libri usati? Le difficoltà
legate a questo fenomeno sono solo in parte mitigate dai libri
“regalati” dai rappresentanti delle case editrici alle “banche del
libro” presenti in molte scuole che danno in comodato gratuito i testi
ai ragazzi che hanno difficoltà economiche.
Accanto
ai libri e al materiale di cancelleria ci sono gli strumenti
elettronici (per esempio computer e tablet) che ormai fanno parte, o
dovrebbero far parte, del bagaglio di ogni studente che frequenta almeno
la scuola secondaria. Anche questi hanno avuto un forte aumento
giustificabile solo in minima parte con la loro evoluzione tecnologica.
Tra
qualche giorno poi arriverà la richiesta da parte delle scuole di un
“contributo volontario” per acquistare materiale di facile consumo
indispensabile per le attività previste, visto che i soldi dati dallo
Stato alle scuole sono sempre meno e destinati prevalentemente
all’acquisto di dispositivi elettronici di cui in certi ordini di scuola
(la scuola dell’Infanzia e i primi anni di scuola primaria) si potrebbe
tranquillamente fare a meno.
Molte scuole del
primo ciclo richiedono alle famiglie materiale didattico come pennarelli
e carta per svolgere attività alle quali anche molti insegnanti
contribuiscono personalmente mettendo mano al proprio portafoglio (e si
parla di materiale “minimo”).
Al
rientro in classe molti studenti troveranno nuove lavagne di ultima
generazione comprate con i fondi del PNRR e banchi vecchi, con il piano
di scrittura e i bordi che raccontano che i loro padri si sono dedicati a
intensi lavori di incisione e traforo ignari che su quei banchi
avrebbero studiato anche i loro figli. Per gli arredi scolastici di
base, di competenza di Comuni e Province, le disponibilità economiche
sono sempre meno e i tempi di attesa sempre più lunghi probabilmente
perché fa più scena comprare nuovi strumenti elettronici che banchi
nuovi.
I fondi destinati
all’Istruzione Pubblica da parte dello Stato, sempre troppo pochi,
andrebbero anche spesi meglio e per ciò che realmente è necessario senza
inseguire le mode o le ultime novità, mirando a quello che è il vero
scopo della scuola, contribuire a formare i cittadini dell’oggi e del
domani.
Caro Stato come vedi la cara Scuola sta
diventando un po’ troppo “cara” per le tasche di tanti italiani, i costi
aumentano più degli stipendi e far studiare un figlio sta diventando un
lusso anche per molte famiglie che ne riconoscono l’importanza
(purtroppo non per tutte è così).
La
scuola deve essere considerata un bene primario al pari di pane e pasta
e tutto ciò che è necessario alla sua frequenza deve avere un costo
calmierato e accessibile a tutti visto che lì si prepara il futuro di
tutti noi.
Stefano Braccini
Sinistra Italiana Lucca
Estratto da www.lavocedilucca.it/post/8468/cara-scuola.php