Anche su questo blog, oltre che su tutti gli altri giornali on-line e cartacei, si leggono spesso critiche, lamentele e disservizi - ma forse parlerei più di servizi da terzo mondo - sulle cure mediche prestate al nostro "caro" ospedale di casa. E quando dico "caro" lo virgoletto perché forse non tutti sanno quanto questo nosocomio costa ai lucchesi.
Dobbiamo dire subito che se il buon giorno si vede dal mattino allora, con altrettanta certezza, possiamo dire che il costruire quell'ospedale è stata la bandiera a scacchi per la partenza del decadimento della sanità lucchese. Fin da subito, dal momemto della progettazione abbiamo avuto tutti l'impressione che le cose sarebbero peggiorate nel corso del tempo. Le prime avvisaglie sono state clamorose come l'inagibilità dell'eliporto ed il numero insufficiente di camere come previsto dalla legge; oppure quando andiamo in un ospedale e dobbiamo fare ore ed ore di coda al pronto soccorso o dobbiamo rivolgersi alla sanità privata per fare visite ed esami che 20 anni fa venivano fatti in una o due settimane ed oggi per taluni esami ci vuole un anno e magari ti mandano all'Elba...
E' inutile girarci in tondo questa sanità fa acqua da tutte le parti e lo si capisce anche dal numero di ambulatori e centri diagnostici privati (e non capirò mai perché costa meno fare un esame in uno di questi centri piuttosto che all'ospedale).
Quello che ho fin qui detto è avvalorato, e mi ha ispirato per questo scritto, da un articolo dell'arch.Elvio Cecchini del marzo 2022 che riporta le sue considerazioni, quale Presidente dell'Ordine degli Architetti del 2014 (duemilaquattordici) !!!
Ognuno lo legga e capisca pienamente come stanno veramente le cose ed il regalo che ci ha lasciato l'ex presidente Rossi, grande amico e sponsor, di Tambellini.
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Elvio Cecchini - 26/3/2022 - facebook
Chi ricopre un ruolo deve saper valutare i progetti e le possibili conseguenze nelle fasi preliminari di scelta. Nel 2014 venne pubblicato una mia valutazione sull’Ospedale San Luca, che non mi procuró molti consensi e nessuna “amicizia”. Rileggendolo a distanza di 8 anni, sono rimasto sorpreso e anche soddisfatto per non aver “sparato” illazioni.
L’articolo contiene anche una considerazione di fondo, che ritengo ancora basilare. Lo strumento del Project Financing non dovrebbe essere utilizzato per realizzare ospedali e in genere progetti che hanno un rilevante valore sociale, che, a mio avviso, non devono rispondere esclusivamente a parametri di carattere economico.
Pubblicato il 29 maggio 2014
L’occhio clinico dell’architetto boccia senza appello il «San Luca»
Lucca, 29 maggio 2014 - Un viaggio nel nuovo ospedale «San Luca» con l’occhio... clinico dell’architetto. Alla fine il presidente dell’Ordine degli architetti, Elvio Cecchini, boccia molte delle soluzioni adottate.«Una circostanza familiare — precisa subito Cecchini — mi ha dato l’occasione di prendere diretto contatto con il nuovo ospedale di Lucca. La struttura, nata sul presupposto di razionalizzare e contenere i costi di gestione della sanità regionale, è analoga agli ospedali di Prato, Pistoia e Massa che tuttavia, com’è noto, sono collocati in zone urbanistiche più idonee».
Dopo questa prima stroncature si entra nello specifico: «Il lotto è limitato e carente delle infrastrutture stradali necessarie; inoltre non consente future espansioni ed è collocato impropriamente in un contesto urbano sfrangiato tra residenze e capannoni a uso artigianale e commerciale. L’ingresso principale, forse per privilegiare l’accesso al pronto soccorso, si trova attualmente sul lato opposto rispetto alla viabilità esistente. La matrice di riferimento del progetto architettonico, che si compone di parallelepipedi diversamente colorati, pare prendere spunto dai depositi di container. All’interno un atrio luminoso si rapporta a un cortile; due scale mobili in uno spazio a doppio volume, offrono la sensazione di partire per un viaggio. I corpi scala sono illuminati da luce naturale, contrariamente alle zone di lavoro, dove operano e “vivono” gli infermieri e i medici, che sono privi di finestre».
La visione tecnica consente di approfondire oltre le valutazioni della struttura. «Lo schema distributivo del progetto a blocco e i limiti del lotto — riprende il presidente degli architetti — ha condizionato gli spazi di servizio, che sono stati localizzati all’interno della volumetria, dove non è possibile alcun contatto visivo con l’esterno. Tutto l’ospedale è concepito come una macchina per gestire efficientemente servizi e procedure parametrizzabili e controllabili attraverso un sistema informatico, che regola automaticamente anche i ricambi dell’aria e la climatizzazione. A tal fine tutte le finestre sono prive di maniglie e i frangisole esterni sono gestiti dal personale per ottimizzare il funzionamento e l’efficientamento energetico. Tale scelta impedisce il contatto diretto degli utenti e degli operatori con l’esterno e comporta la modifica delle abitudini consolidate che preordinano i gesti istintivi della vita ordinaria: ho caldo o c’è cattivo odore, apro la finestra».
Secondo Cecchini «il tutto si fonda sulla imprescindibile certezza che gli impianti siano stati ben progettati, realizzati e siano ordinariamente controllati. La sala gessi del pronto soccorso tuttavia denuncia non poche criticità. Non solo è collocata all’interno della struttura, ed è priva di finestre, ma la polvere di gesso che si deposita sul pavimento evidenzia la carenza dell’impianto di aspirazione; inoltre manca un deposito materiali e nell’anticamera, dove sostano le lettighe e i pazienti in attesa, spira dalle mandate della climatizzazione una “fresca e rumorosa brezza”. La struttura, com’è noto, è stata costruita con un project financing che ha implicato l’adozione di logiche finanziarie per la sua realizzazione e per la sua gestione. La parametrizzazione economica tuttavia non dovrebbe limitare la considerazione degli altri fattori, che sottendono la realizzazione di un luogo che deve prioritariamente offrire le condizioni ottimali per la cura dei pazienti e per il lavoro di tutti gli operatori, quotidianamente coinvolti nel determinare il buon funzionamento di una struttura pubblica ad alto contenuto sociale; in ogni caso, le logiche economiche non dovrebbero essere perseguite a scapito dei servizi necessari per il corretto funzionamento».
Poi di storia all’esterno. «Nel conto economico dei ricavi del gestore è stato incluso probabilmente il parcheggio che, anche in considerazione degli spazi limitati disponibili, ha un costo analogo ad un’area centrale urbana. La struttura del pronto soccorso — conclude Cecchini — pare sia stata ridotta a un terzo rispetto al vecchio ospedale, in pratica, secondo l’esperienza vissuta, c’è un unico responsabile per la notte e un radiologo che deve occuparsi di tutto, eco doppler, raggi e visite esterne».
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