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Democrazia Sovrana Popolare – DSP Italia
Cos’è DSP
Dsp è una coalizione di forze che punta, in prospettiva, a tradurre in termini politici coerenti una vasta area della critica al sistema e della resistenza oggi sprovvista di rappresentanza. La costruzione di una forza politica organizzata, forte di una chiara elaborazione teorica rivoluzionaria, può cambiare i rapporti di forza in favore dei ceti oggi subalterni.
Si può aderire al progetto politico di DSP o direttamente, o facendo parte di una delle forze che la costituiscono. È presente un Comitato Direttivo Nazionale provvisorio che rappresenta le forze costituenti e un Comitato Scientifico di cui fanno parte dirigenti politici, sindacali ed eminenti studiosi e ricercatori.
A chi si rivolge DSP
DSP si rivolge a tutti i cittadini che vedono nel proprio lavoro la fonte della ricchezza del nostro Paese, a coloro che desiderano una società in cui sia chi lavora a poter dirigere la società e stabilire quanto, come e perché produrre. Un Paese che parta dalla ricostituzione del movimento dei lavoratori come asse portante della politica economica. Una società in cui le élite finanziarie che soffocano i popoli vengano sostituite da una vera e genuina rappresentanza popolare. Una società in cui i valori costituzionali vengano davvero attuati, dal ripudio della guerra allo sviluppo di una sanità ed istruzione pubblica, di uno stato sociale al passo coi tempi. Una società in cui a chi vive del proprio lavoro – dipendente o autonomo, privato o pubblico, intellettuale o manuale, attivo o che abbia già maturato il sacrosanto diritto alla pensione, così come si stia preparando con lo studio a farne parte – sia riconosciuta dignità, parità di trattamento nei diritti e nella remunerazione.
A che serve DSP
DSP è un progetto di lunga durata. Non si esaurisce in qualche tornata elettorale. Tra i suoi obiettivi c’è anche quello di recuperare integralmente la sovranità popolare coinvolgendo una nuova generazione di giovani patrioti.
Il progetto per il cambiamento della società non può essere attuato se non si pongono solide basi teoriche ed organizzative. Lo studio della storia del nostro Paese, così come quello dei movimenti politici e sociali di tutto il mondo è il punto di partenza. Nel secolo scorso si sono sviluppate varie ideologie. Le parti migliori di esse devono armonizzate e arricchire il patrimonio culturale di DSP. Anche dal punto di vista organizzativo, si deve fare tesoro delle migliori esperienze che hanno permesso a milioni di uomini e donne di affermarsi culturalmente e socialmente. Non si tratta quindi di fare tabula rasa del passato, ma di costruire su di esso, sui suoi successi e sui suoi errori. Non è la totale omogeneità ideologica che sarà la forza di DSP, ma la capacità di integrare in un unico progetto a lunga gittata le forze che convivono armoniosamente.
Quali sono i punti programmatici di DSP
Il programma elettorale che ha costituito la grande avventura delle elezioni politiche del 25 settembre 2022 di Italia Sovrana e Popolare ha in sé il nocciolo del programma di DSP.
a) La base di riferimento internazionale è il multilateralismo. I cinque sesti del mondo si sta ribellando alla dittatura militare e finanziaria di un Occidente che ormai trova ragion d’essere nello sfruttamento dei popoli propri e del resto del mondo sottomesso, nella speculazione finanziaria e nelle politiche di rapina. La guerra è, come nel secolo scorso, il rifugio di queste minoranze belliciste. Questa volta la guerra sta avvenendo “a pezzi”, ma tutti vedono da quale parte vengono i pericoli e quali sono le forze che vi si oppongono. In questo senso riteniamo che l’interesse a prolungare e acuire i pericoli di guerra vengano tutti dalla NATO e dalle organizzazioni ormai del tutto integrate entro di essa, quali l’Unione Europea.
D’altro lato, i popoli e i governi che non sono succubi delle oligarchie finanziarie hanno interesse a sviluppare armoniosamente il commercio e i rapporti tra le nazioni. Su questo Pianeta c’è posto per tutti e tutti possiamo contribuire e puntare al progresso condiviso.
Per questo motivo l’impegno immediato e più urgente è quello di fermare i pericoli di guerra. Una escalation porterebbe a un disastro umanitario e sociale, con la distruzione materiale e politica di quei barlumi di democrazia che ci restano.
Il referendum RIPUDIA LA GUERRA contro l’invio delle armi in Ucraina è la conseguente continuazione e attuazione di quel NO alla Nato e all’Unione Europea che abbiamo gridato fin dall’inizio della nostra esperienza.
b) L’attacco delle élite finanziarie ai popoli avviene nel nostro recinto occidentale anche attraverso l’imposizione di diktat non solo economici, ma anche sociali. L’imposizione di strategie fallimentari, oppressive, anticostituzionali e speculative che hanno caratterizzato la gestione della pandemia ne sono una dimostrazione e forse un prodromo per attacchi alla libertà e alla democrazia ancora più gravi. Per questo motivo ci siamo opposti a queste criminali imposizioni. Non perché nemici della scienza, ma perché consapevoli di quanto i potentati economici abbiano piegato la loro “scienza” ai loro interessi. In questo senso le organizzazioni internazionali, come l’OMS, hanno responsabilità immani. E appresso a loro, anche gli organismi nazionali.
c) L’esame di questa realtà ci porta a riconsiderare tutto il percorso che ha seguito il nostro Paese dalla Liberazione a oggi. Se il periodo che ha corrisposto al maggiore sviluppo culturale ed economico, ed ha sottratto il nostro Paese in pochi decenni allo stato in cui la guerra l’aveva lasciato, è stato caratterizzato dall’impulso dell’intervento pubblico; e se oggi stiamo assistendo a un degrado, in cui imperversa la privatizzazione di tutto ciò che i nostri padri e i nostri nonni avevano costruito; allora cosa serve ancora per capire quale sia la strada per uscire dalla crisi economica – e con essa sociale, culturale, demografica, politica? La risposta è la ripubblicizzazione dei settori strategici del nostro Paese, lo svincolamento dal principio del massimo profitto applicato alla vita delle persone, la riappropiazione della direzione politica – quella vera, quella fatta e governata dai cittadini – e la gestione controllata del popolo sulle scelte a tutti i livelli, dal nazionale fino ai propri dintorni. Per questo scopo, non solo occorre una grande campagna di ribaltamento della propaganda che ha indottrinato e inquinato le menti, ma anche uno sforzo per progettare un metodo politico e sociale che assicuri la gestione popolare della società, anche perché oggi la destra e la sinistra sono due facce della stessa medaglia. Qualcosa tutto da inventare, sulla scorta della storia passata, ma anche grazie alle nuove tecnologie che possono ridurre i tempi di lavoro per tutti.
d) Cittadini consapevoli e liberi di esercitare i propri diritti non ci potranno mai essere senza che essi non abbiamo in primis la libertà dal bisogno. E la libertà dal bisogno di acquisisce solo con la piena occupazione, con un lavoro dignitoso, remunerato correttamente, garantito non come privilegio ma come diritto.
Per governare, le minoranze hanno da sempre operato il divide et impera. Giovani contro anziani, donne contro uomini, lavoratori italiani contro lavoratori stranieri, autonomi contro dipendenti, pubblici contro privati…. Chi vince? La richiesta di un salario dignitoso e dei diritti di lavoratore di un garzone si scontra col fatto che il padrone del bar semplicemente non ce la fa perché oberato da tasse odiose, banche usuraie e concorrenza sleale. Se quindi non si mette mano in modo generale al funzionamento dell’economia, per regolare tassazione, credito e contratti di lavoro il problema non si risolverà mai. La soluzione è il contrario di quella invocata dalle classi dominanti: “rassegnatevi a guadagnare meno!”, mentre i loro profitti vanno alle stelle, sostenuti non dalla loro capacità industriale, ma dal saccheggio dei beni pubblici con la complicità dei politici che loro stessi hanno promosso grazie ai loro apparati di propaganda.
La soluzione è una riforma generale del sistema bancario e finanziario, della legislazione del lavoro con l’eliminazione del precariato e una forte riappropiazione della forza contrattuale dei lavoratori, con l’eliminazione delle tasse indirette (balzelli comunali, IVA, ecc.) e l’incremento delle tasse dirette per i redditi e le rendite più elevate con la lotta non solo e non tanto all’evasione (che poi non riesce mai a intaccare le vere sacche di privilegio), quanto a tutta l’elusione legale delle grandi multinazionali e paradisi fiscali.
Dal protagonismo e dall’impegno di ognuno partirà questo progetto.
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