Alla fine il PD con il suo contorno di liste civette ha raccolto i frutti di dieci anni di malgoverno.

 “Adesso è l’ora dell’organizzazione: saremo pronti a ricostruire cultura politica e a portare l’alternativa concreta, non nei palazzi, ma nelle piazze, nelle strade e in tutti gli spazi politici che attraverseremo.”


Alla fine il PD con il suo contorno di liste civette ha raccolto i frutti di dieci anni di malgoverno.

Dieci anni di risposte mancate alle domande della città, di partecipazione negata e servilismo ai poteri economici che da ormai troppo tempo dirigono l'azione politica delle amministrazioni locali.
Dalla finta consultazione della città in merito ai progetti realizzati a San Concordio, alla svendita della Manifattura Tabacchi, fino al malfunzionamento del sociale su cui tanto ha potuto battere la destra in campagna elettorale, il progetto di Raspini è stato percepito, correttamente, come continuità di scelte asservite e poco coraggiose.

Alla luce della caduta del PD e del centro-sinistra in generale, il poco scarto al secondo turno tra Pardini e Raspini suggerisce che il ballottaggio sia stato percepito come un referendum sulla continuità. Tra il 2012 e il 2022 abbiamo assistito alla progressiva chiusura e l’asservimento ai giochi di potere del PD, fino alla scelta di Raspini, un candidato evidentemente incapace di parlare alla maggioranza silenziosa.

A vincere più di tutti, più di Pardini che si dice consapevole, giustamente, della frattura dei votanti spaccati al 50%, è infatti l'astensionismo.

Lo spauracchio del fascismo al governo stavolta non ha funzionato e non poteva funzionare: la sinistra radicale e i movimenti da anni denunciano il troppo spazio – fisico e culturale – dato alle forze politiche ispirate al fascismo. Ricordiamo ad esempio l’ordine del giorno scritto dall’Anpi nel 2013 approvato in commissione Cultura e mai discusso in Consiglio Comunale, per non parlare del voto all’unanimità dato alla mozione Barsanti sulla piazza dedicata a Cossetto e il silenzio assordante sul convegno reazionario Anti-DDL Zan organizzato dal Vescovo di Lucca. Gridare ora all’antifascismo in fase di ballottaggio, dopo aver tralasciato la questione per anni, non può che risultare opportunista e inefficace.

I dieci anni di amministrazione Tambellini sono stati la graduale morte della partecipazione. In questa campagna elettorale abbiamo visto infatti volti noti delle lotte civiche per la sanità, l’ambiente e i beni comuni dare apertamente sostegno a Pardini. Scelte di campo che non condividiamo, ma che esprimono un malcontento mai ascoltato e un progressivo allontanamento della macchina amministrativa dalle esigenze della gente.

C’è poi la maggioranza silenziosa, quel 53% che non ha votato: non sarà nascosta (anche) tra chi vive nelle case popolari ammuffite, chi non arriva a fine mese e chi non può pagare asili nido e cure mediche, chi vive nella periferia profonda e non sa come raggiungere il centro anche solo per cercare lavoro?

Anche la sinistra radicale ha evidentemente smesso di incrociare i percorsi di queste persone.

Ha preteso di proporsi come loro rappresentante, persa nell’illusione di ricoprire questo ruolo per diritto, senza ascoltarle e senza incontrarle, senza condividere con loro lo schifo di una vita annaspante, persa nei mille rivoli della burocrazia e di fasce di reddito mai abbastanza aderenti alla realtà.

Ci permettiamo di fare queste considerazioni senza alcun compiacimento e senza alcuna verità in tasca, ponendoci a nostra volta tra gli sconfitti. Nonostante il grande impegno profuso negli ultimi anni nello Sportello Sociale alla Casa del Popolo e nelle attività mutualistiche a favore delle classi più disagiate del territorio, il nostro tentativo di partecipare a queste elezioni, lanciato più di un anno fa, non ha trovato un terreno fertile su cui costruire un progetto solido, concreto, partecipato e combattivo. Una strada che sapevamo essere in salita e che abbiamo appena iniziato a percorrere, consapevoli della necessità storica di ricostruire da zero un blocco popolare alternativo alle politiche della destra e del centrosinistra liberale.

Adesso è l’ora dell’organizzazione: ricostruire cultura politica, portare l’alternativa concreta, non nei palazzi, ma nelle piazze, nelle strade e in tutti gli spazi politici che attraverseremo.


Potere al Popolo Lucca, 27 giugno 2022

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