MARIO TOBINO E LA FOLLIA

Le interviste a Tobino [...] Tuttavia l’onda del ’68 dichiarò che la follia non esisteva o era frutto dello sfruttamento dei padroni e la normativa portò alla chiusura dei manicomi. Nonostante “Le Monde” avesse definito la Legge 180 la migliore del mondo, Tobino obiettava che le difficoltà della sua applicazione erano enormi; le famiglie non erano in grado di gestire i deliri di colpa, di rovina, la malinconia senza il supporto di personale altamente qualificato, perché tali patologie “ non nascono da affetti alterati come sostengono coloro che riducono ogni cosa al sociale, non sono desideri di tenerezza e di affettuosità non esauditi, ma deliri paranoici, cioè filiazioni della perversa mente alterata.” [...] La cronaca di quella battaglia, che fu culturale, civile e letteraria, vide Tobino in prima linea; purtroppo delle cinque/sei ore di intervista rilasciata alla RAI in difesa dei manicomi furono trasmessi solo tre minuti, come si lamentò con il giornalista Vincenzo Pardini. In quella occasione fece parlare due infermiere, Pia Tognotti e Rosanna Bianchi, che confermarono i danni procurati dall’entrata in vigore della legge 180, forti della loro professionalità ed esperienza e con la pietas che Tobino definì propria “della civiltà lucchese”. “E io non li ho saputi né proteggere nè vendicare. La mia angoscia continua. Spero dunque, perché come scrittore e come medico ho fiducia negli uomini, che qualcuno di quelli in alto voglia rivedere questa iniqua legge e voglia ridare una casa agli ammalati di mente, così abbandonati e così indifesi.” http://www.fondazionemariotobino.it/
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