Nel caso specifico della ex Manifattura Tabacchi vanno perseguite tutte le strade per una riappropriazione pubblica, da parte del Comune, di tutta la struttura, anche cercando di recuperare, nel rispetto della legislazione vigente, la parte recentemente svenduta a privati, per rispondere in primo luogo ai bisogni sociali, ambientali e culturali della città a partire dalla domanda di spazi sociali di aggregazione autogestita, luoghi scolastici moderni, laboratori per musica e attività multimediali, sale per iniziative politiche e culturali e altri servizi per la comunità, tutti gratuiti. In questo ambito la proposta di un museo del lavoro, con particolare riferimento al lavoro femminile, sarebbe utile per mantenere la memoria storica e contribuire alla realizzazione di progetti di occupazione di qualità per il presente. In ogni caso non c’è bisogno di una ex Manifattura spezzettata e svenduta, ma di una nuova manifattura, che sia pubblica, nostra, della città, riqualificata e riprogettata, con il coinvolgimento attivo e la partecipazione di tutta la comunità. Essa non è soltanto una ex fortezza, un ex granaio, un ex convento, un ex magazzino o una ex fabbrica o un semplice contenitore e non è affatto un rudere qualunque da cui liberarsi in fretta racimolando un po' di soldi, pochi per la verità. Essa rappresenta una parte importante della nostra memoria e della nostra storia che sarebbero in questo modo azzerate. Industria manifatturiera di eccellenza, accumulo di esperienze di lavoro industriale femminile, di volumetrie e spazi incredibili, di profumo di sigari fatti a mano, di macchinari industriali e di mani artigianali, di donne indipendenti, di lotte sociali e sindacali di migliaia di donne nel corso di decenni. E tutto questo vive e risuona ancora tra quelle mura lasciate da oltre vent’anni, da diverse amministrazioni, al logorio del tempo e abbandonate a se stesse. Ripensiamo a questa memoria e a questa storia per tessere una moderna trama di archivi, musei, laboratori, arte, teatro, musica, aule per didattica sperimentale, che ricolleghino passato e futuro. E colleghiamoli ai bisogni sociali, culturali, ambientali attuali, che la città esprime oggi, con forti domande di spazi sociali e di nuove occasioni di lavoro. Per chi e come riorganizzare questi spazi? Per fare questo occorre una visione pubblica complessiva che dia linee guida alla città e al tempo stesso coinvolga la cittadinanza in un percorso partecipativo su tutta la ex Manifattura. In questo quadro, come già scritto sopra, avrebbe senso dare spazio ad un concorso di idee tra urbanisti, architetti, sociologi e anche a progetti che singoli soggetti possono presentare, per coniugare, con innovazione e fantasia, il passato e il futuro. Altre proposte verranno durante il percorso partecipativo, richiesto in base alla legge regionale 46/2013 e supportato con 1400 firme di cittadine e cittadini, negato, a suo tempo, dal Sindaco Tambellini. Percorso partecipativo che il nuovo Consiglio Comunale dovrebbe impegnarsi ad attuare in ogni caso. Lucca città della musica (Puccini, Boccherini), Lucca città dell’acqua (Nottolini) e dei suoi reticoli, dei suoi canali e dell’antico porto, Lucca città della seta e del tabacco, Lucca città di lotte sindacali di uomini e soprattutto di donne (Manifattura Tabacchi, Cucirini Cantoni Coats) e Lucca Polo tecnologico e aziende innovative, Lucca memoria, Lucca storia da salvare, erba e piante da tutelare, futuro da inventare, insieme. Ex Manifattura bene comune.
Virginio Giovanni Bertini e Umberto Franchi (ex sindacalisti CGIL ed esponenti Associazione Senza confini)