La consigliera Serena Mammini (Partito Democratico) interviene sulle sorti della Manifattura Tabacchi.
“Sembra(va)
facile fare un buon caffè - commenta Mammini -. Ne abbiamo lette di
tutti i colori sulla riqualificazione della Manifattura, tornata in
questi giorni alla ribalta con il tour conoscitivo dei consiglieri
comunali della commissione lavori pubblici. Tour per niente propositivo
da parte dell’amministrazione, che dimostra di non avere alcuna idea, neppure confusa.
La Manifattura: argomento ghiottissimo sia durante le elezioni
regionali del settembre 2020, sia ovviamente, durante la campagna
elettorale delle amministrative della scorsa primavera. Dopo anni di
preoccupante silenzio su un tema così delicato, complesso e costoso come
la riqualificazione della Manifattura sud, la proposta della locale
Fondazione Cassa di Risparmio, tramite Coima Sgr, svegliò molti da un
certo torpore. Per molti la Fcrl da fatina buona che elargisce cospicui
contributi per importanti e vari progetti senza i quali parti di città
si fermerebbero, si trasformò in una strega brutta e cattiva. Misteri
lucchesi. E, forse, qualche deluso rimasto fuori dalle parcelle”.
“Dopo lunghi anni di silenzio, dicevo, la proposta della Fcrl aprì la gara a chi la sparava più grossa. Addirittura nell’estate del 2021 si arrivò a parlare di vendita (sic!) del baluardo San Paolino:
sostenevo lorsignori che quello sarebbe diventato un giardino a uso e
consumo dei pochi che, secondo loro, avrebbero abitato in quella parte
del progetto a destinazione residenziale. Finalmente dopo anni veniva
protocollata una proposta concreta fatta da un "ente concreto" del
territorio come la Fcrl. "Si rischiava" di fare qualcosa per davvero, di
far partire un processo, ricreare, dare vita a un luogo a vocazione
lavoro, servizi, cultura, svago. Funzioni che, insieme alla parte nord a
destinazione del completamente pubblica, avrebbero rianimato il volto
di una parte del centro. Pare poco?”
“Prima della proposta della
Fondazione, ricordo bene la freddezza e il disinteresse di quella stessa
parte di città che sul tema iniziò a intervenire con solerzia e
polemica subito dopo. Anche nell’estate del 2016, in occasione
della presentazione in Consiglio comunale dell'atto di indirizzo
(masterplan) con il quale l'amministrazione di allora, in collaborazione
con la Soprintendenza, cercava di dare una visione generale all'area,
non ci fu un grande dibattito. Ma anche durante il percorso partecipato
organizzato da Lucca Creative Hub, in vari momenti e luoghi cittadini,
i futuri strenui “difensori della città e oppositori del progetto” nel
quale Fcrl aveva messo la faccia e parecchie risorse per partire, non si
videro. Al contrario molti giovani realmente interessati al futuro della Manifattura portarono il loro contributo e fu molto bello”.
"Invece,
dopo la proposta della Fondazione, ci fu la corsa a intervenire sul
tema spesso rimanendo in superficie. Purtroppo le informazioni
sull’argomento vennero inquinate fin dall’inizio generando una
narrazione che troppe volte usciva dai binari della realtà vera dei
fatti e degli atti. Grandi processi per concretizzarsi necessitano di un’unità d’intenti senza
la quale il raggiungimento dell’obiettivo resta una chimera. In questo
caso, addirittura, ancora prima della proposta, l'opposizione di allora
fece ostruzionismo alla variante urbanistica, strumento indispensabile
per poter procedere con qualsiasi progetto di riqualificazione. Da
una parte sottolineavano l'importanza di una rigenerazione di quella
vasta area della città, dall'altra ostacolavano in tutti i modi lo
strumento urbanistico necessario per procedere realmente in tal senso. Nonostante
l’opposizione, la variante arrivò alla sua approvazione nei tempi
stabiliti. Questo è quanto competeva al settore urbanistica, e di questo
mi sono occupata in prima persona. E dispiace che, al momento, questo
lavoro non sia servito perché, purtroppo, occorrevano anche altre
condizioni”.
“La variante prevedeva di seguire l'iter del piano attuativo (non
previsto in fase di adozione, ma inserito in quella di approvazione) -
continua Mammini -. Uno strumento richiesto a gran voce dalle
osservazioni e anche dai compagni di ballottaggio dell'attuale
consigliere-architetto-delegato Cecchini, che adesso, invece, pare vedere proprio nell’iter del piano attuativo un ostacolo. Ma come? Per un bene comune come la Manifattura non vuoi prevedere il piano attuativo? Questo
iter, infatti, chiama di nuovo il consiglio comunale a esprimersi sulle
funzioni dell’area e prevede la fase delle osservazioni aperta a tutti.
Come non chiamare contraddizione l’aver fatto le barricate per un
percorso partecipato e poi dichiarare che il piano attuativo costituisce
un ostacolo?”.
“La proposta della Fondazione, al momento,
è stata l’unica possibilità concreta che la città abbia avuto per
rigenerare e rilanciare la Manifattura Tabacchi - conclude la
consigliera Mammini -. Non voglio entrare qui sui motivi del fallimento
di quel percorso, anche perché chi l’ha seguito, più o meno vissuto,
sofferto, avrà di fronte agli occhi la propria esperienza e baserà su
quella il proprio giudizio. Un’occasione che evidentemente non doveva
passare. E non è passata, ma non certo per merito (o, meglio, demerito)
di tre fandonie, quattro sciocchezze e un paio di frottole gettate nel
mucchio da chi su questo tema costruì la propria opposizione. Purtroppo, ancora una volta, a far saltare il banco è stata, soprattutto, una questione di conti”.